Riscopriamo le tradizioni genovesi e liguri delle festività di Pasqua
La santa Pasqua è alle porte e sono molteplici le usanze, le tradizioni e i riti Pasquali di ogni parte della nostra regione.
Il ciclo pasquale segue i canoni liturgici antichi e codificati, articolandosi secondo questa scansione temporale: Domenica delle Palme, Giovedì Santo, Venerdì Santo, Sabato Santo, Pasqua, Ascensione e Pentecoste.
Sul piano del culto popolare, le tradizioni più coinvolgenti iniziano con la Domenica delle Palme, che apre la Settimana Santa, il tempo più solenne del calendario cristiano. A Genova, la celebrazione era particolarmente sentita: i fedeli si radunavano nel Duomo per la benedizione e la processione delle palme, rievocazione dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme. Come stabilito da un sinodo del 1375, vi prendevano parte tutti i parroci e le chiese collegiate della città. Era un momento di forte coesione comunitaria, oltre che liturgico.
Il Giovedì Santo si celebra l’Ultima Cena e si apre il Triduo Pasquale. A questo giorno è legata la tradizione dei “Sepolcri”. Sebbene il termine faccia pensare alla tomba di Cristo, questi allestimenti rappresentano in realtà il luogo dove viene custodita l’Eucarestia in attesa del Venerdì Santo.
Nel corso dei secoli, questo luogo è diventato da simbolo di lutto e meditazione, a centro di profonda devozione popolare.
A partire dal XVI secolo, questi allestimenti diventano anche un’occasione per esprimere l’arte e la creatività grazie a dipinti, stoffe preziose, giochi d’acqua e d’argento che abbelliscono i Sepolcri nelle chiese liguri.
Con il barocco, la tradizione si arricchisce di scenografie teatrali, cartonati, fondali dipinti e statue a grandezza naturale: opere di artisti come Filippo Parodi e Anton Maria Maragliano che trasformano i Sepolcri in vere e proprie installazioni sacre.
La liturgia del Giovedì prosegue con la lavanda dei piedi e la Coena Domini. In alcune confraternite, il priore o il parroco lava i piedi a dodici membri della comunità, ripetendo il gesto di Cristo. In località come Crocefieschi, Sassello, Varese Ligure, Bolano e Taggia, questo rito si accompagna alla distribuzione di pane, focacce, biscotti speziati o dolci giganteschi.
Il Venerdì Santo si caratterizza per due forme di devozione: le solenni processioni e le Sacre Rappresentazioni. Le prime, animate da confraternite, vedono sfilare imponenti casse processionali con gruppi scultorei lignei. Le seconde sono messe in scena teatrali della Passione, cariche di pathos e coinvolgimento popolare.
Tra le processioni più suggestive, si ricorda quella di Savona, che ripercorre i Misteri della Passione con statue note come “macchine”, realizzate da scultori come Maragliano. La processione è accompagnata da cori e bande musicali, con un forte impatto emotivo dato dal contrasto tra il buio e la luce delle candele.
Il Sabato Santo è un momento di transizione, dal lutto alla gioia della Risurrezione. Due, i momenti centrali: la benedizione del fuoco e dell’acqua. In località come Serra di Val Polcevera, il fuoco viene acceso con i rami d’ulivo dell’anno precedente, per poi accendere il cero pasquale. L’ingresso della luce nella chiesa buia e l’annuncio del Lumen Christi segnano il passaggio dalla morte alla vita.
La benedizione dell’acqua battesimale, è poi un momento denso di simbolismo: «Il sacerdote soffia sull’acqua, immerge il cero e invoca lo Spirito Santo» (Cambiaso, 1917). In passato, l’acqua benedetta veniva bevuta per curare l’oftalmia, veniva anche conservata in casa contro i temporali, o usata per lavarsi al Gloria in segno di purificazione.
A Savona, nel XVIII secolo, la celebrazione della Risurrezione iniziava già alla mezzanotte del Sabato Santo, quando la statua del Cristo Risorto veniva portata fuori dall’oratorio. Le porte della città si aprivano e l’evento veniva salutato da colpi di cannone. Secondo la tradizione, la statua non doveva vedere la luce del giorno. Il suo culto era tanto sentito e si credeva fosse miracolosa. La sera, si assisteva alla sua discesa dall’altare, mentre la mattina seguente veniva portata in processione per le vie ancora silenziose.

Alle celebrazioni religiose si affiancavano quelle popolari: ad esempio, nelle botteghe si vendevano ciambelle con uova sode colorate con pigmenti naturali vegetali. Con queste uova si praticavano giochi tradizionali come lo “scotezzo” o “paga l’uovo”, gare di resistenza del guscio. Durante la Settimana Santa, era inoltre consuetudine offrire uova al parroco in occasione della benedizione delle case. Le uova venivano poi usate per preparare le torte pasqualine, condivise con i chierichetti e loro famiglie.
Come potete vedere le usanze, le tradizioni e i riti Pasquali di ogni parte della nostra regione sono molteplici, per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento un’utile guida completa è riscontrabile nel libro “Il cerchio del tempo. Le tradizioni popolari liguri” dell’antropologo Paolo Giardelli.
Inoltre nell’opera di Domenico Cambiaso, “L’anno ecclesiastico e le feste dei santi in Genova nel loro svolgimento storico”, pubblicato negli Atti della Società Ligure di Storia Patria, vol. 49 del 1917, troverete passaggi interessanti.
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