Incoscienti giovani, magari!

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Achille Lauro canta la salvezza dell’amore tormentato e ribelle, ma oggi è vietato trasgredire

Ah, i giovani, incoscienti giovani. Come si dice? Ai miei tempi. Ebbene sì, ai miei tempi noi giovani potevamo raccontare bugie, bigiare scuola, fumare di nascosto. E, soprattutto, niente di ciò che facevamo rimaneva scritto, indelebile, da qualche parte.

Ai miei tempi potevamo essere davvero gli incoscienti giovani che canta Achille Lauro.

L’artista lo dice chiaro: la vera salvezza è l’amore. Ma non un amore qualunque, bensì ribelle, tormentato e, soprattutto, incosciente.

Un amore eterno capace di salvarti da tutto, anche da te stesso.

Adolescenti sorvegliati speciali: gli abbiamo tolto il diritto di sbagliare

Noi eravamo la “generazione senza rete” che ha ceduto il passo alla “generazione sotto rete”.

Ma non parlo di internet. Parlo della rete di controllo che oggi avvolge gli adolescenti e che impedisce loro di fare ciò che è sempre stato un tratto distintivo della crescita: trasgredire, sbagliare, mentire. Sì, anche mentire.

Perché l’adolescenza è fatta di prove, di bugie che spesso nascondono un desiderio di autonomia, di piccoli segreti da costruire fuori dal radar degli adulti.

Ma oggi questo margine di libertà è sempre più stretto, e i giovani sono condannati a vivere sotto lo sguardo costante di un Grande Fratello digitale.

Oggetti diabolici: il registro elettronico che ti smaschera prima ancora di parlare

Un tempo, se uno studente bigiava scuola, poteva contare su una giornata di libertà e sulla possibilità di gestire a casa, magari anche male, il confronto con i genitori. Oggi no. Tutto questo non è più possibile. E perchè?

Semplice, il registro elettronico segna l’assenza in tempo reale. E il genitore riceve la notifica prima ancora che l’adolescente abbia finito la brioche della colazione al bar.

Niente bugia, niente margine d’azione, niente racconto da costruire. Solo un dato oggettivo, freddo, tracciato.

Senza nessuna via di scampo, senza nessuna possibilità di attingere alla fantasia e alla propria capacità di rielaborare la realtà.

E lo stesso vale per un brutto voto: se oggi uno studente prende un quattro all’interrogazione di matematica, a casa non può più dire che “è andata così così” o  che “il prof era troppo severo”.

Quel quattro è già arrivato in tempo reale sullo smartphone della mamma o del papà. La possibilità di raccontare, di rimediare in autonomia, di scegliere se confessare o no, non fa più parte del menù di sopravvivenza adolescenziale.

Bugie: prove di crescita e di libertà

La bugia di per sè, lo spiegano anche gli psicologi, non è deleteria e non è malizia, ma esercizio di indipendenza.

Dire di essere in un posto, quando si è da un’altra parte. Frequentare una persona e nominarne un’altra. Esplorare, testare, cambiare idea.

Tutte cose che le generazioni di ieri, ovvero la mia, hanno potuto fare. Perché non c’era traccia di quello che si faceva. Nessuno ti geolocalizzava. Nessuno postava una story in cui finivi taggato per sbaglio.

Oggi, invece, tutto si documenta, tutto si archivia, tutto resta. Per sempre, inesorabilmente.

E questa tracciabilità totale cancella la possibilità di sbagliare in silenzio. Di costruirsi un’identità alternativa. Di fare una scelta stupida, perché sì, le scelte stupide sono parte della crescita. E le abbiamo fatte tutti. Chi dice di no, mente.

Però quello che ieri era permesso, una trasgressione positiva, oggi non lo è più. È una trasgressione negata perché i giovani sono diventati sorvegliati speciali.

La memoria eterna e crudele dei social

Un altro elemento che pesa come un macigno sulla testa dei ragazzi è la memoria infinita del web.

Un errore commesso a 15 anni, un video imbarazzante, una foto fuori contesto: tutto resta.

E se un tempo ci si vergognava davanti a tre amici, oggi si può finire giudicati da centinaia di sconosciuti.

Questo spinge molti adolescenti all’autocensura, a una sorveglianza interiore che annulla il rischio, l’esplorazione, il gioco.

Il paradosso? Vivono sotto lo sguardo degli adulti, ma anche sotto lo sguardo dei coetanei. E ogni passo falso può diventare virale.

Spesso le conseguenze arrivano ad essere tragiche perché il cyberbullismo non lascia scampo e miete vittime tra i più giovani e più sensibili.

Educare o controllare?

È qui che entra in gioco la responsabilità degli adulti. Vogliamo educare o soltanto controllare? Perché non è la stessa cosa.

Educare significa fornire strumenti per crescere e per cavarsela nelle situazioni della vita. Controllare significa invece togliere spazio e libertà e abbassare l’autostima dei giovani.

Se un ragazzo non può mai sbagliare senza essere subito smascherato, non imparerà mai a gestire i propri errori. E non svilupperà mai un pensiero realmente autonomo.

La fiducia si costruisce anche nel momento in cui lasciamo che i nostri figli ci mentano – e noi solitamente ce ne accorgiamo –  e scelgano poi, da soli, quando smettere di farlo.

È una sorta di allenamento, un test per verificare la propria capacità di gestione della realtà e della relazione con gli adulti.

Restituiamo agli incoscienti giovani il diritto di sbagliare

Ogni adulto che oggi pretende trasparenza assoluta dovrebbe ricordarsi com’era a 16 anni.

Quante bugie dette per paura. Quante trasgressioni cercate per sentirsi vivi. Quanti fallimenti taciuti.

Ma oggi abbiamo tolto ai nostri ragazzi quella zona d’ombra che serviva per crescere. Li vogliamo impeccabili, performanti, sinceri. Sempre.

Eppure è nelle crepe, nelle fughe, nelle scelte sbagliate che si costruisce una coscienza autentica.

È in quelle mattine in cui si bigia scuola che si pensa al domani e che si sogna il futuro che più si desidera.

Trasgredire non è per forza deviare. Spesso è solo un modo per capire chi si è.

Per questo serve spazio. Serve silenzio. E serve, soprattutto, meno controllo.

I nostri ragazzi non sono più liberi nemmeno di inventarsi una scusa credibile.

E se non possono provare a mentire, come faranno da grandi a scegliere di dire la verità?

Rosella Schiesaro©

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Photo Copertina Instagram AchilleIdol

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