Ministero della Difesa condannato a maxi risarcimento
700mila euro è l’ammontare del maxi-risarcimento che il ministero della Difesa è stato condannato a pagare ai parenti di un ex operaio dell’Arsenale di La Spezia ucciso dall’amianto-killer.
La Corte di Appello di Genova, presieduta dal dottor Marcello Bruno, ha infatti confermato la sentenza di risarcimento a favore della vedova, dei figli e del nipote dell’uomo, scomparso nel 2017 per mesotelioma pleurico, stabilita nel primo grado di giudizio.
Confermando la sentenza emessa dal Tribunale di Genova nel luglio 2023, la Corte di Appello ha quindi accolto le ragioni della difesa dei familiari curata dagli avvocati Pietro Frisani ed Elisa Ferrarello.
L’uomo, che aveva lavorato all’Arsenale della Marina militare di La Spezia per 36 anni, aveva svolto varie mansioni (tra cui saldatore e meccanico) in ambienti contaminati dall’amianto. E – stando a quanto emerso da alcune testimonianze raccolte negli anni – non avrebbe mai usufruito delle adeguate protezioni.
Non solo, non avrebbe nemmeno ricevuto da parte del datore di lavoro le informazioni sufficienti alla comprensione del rischio a cui era sottoposto.
L’ex operaio, che nel corso degli anni aveva visto il suo stato di salute peggiorare velocemente, nel 2016 aveva ricevuto la diagnosi di mesotelioma pleurico, un grave tumore che lo avrebbe portato al decesso l’anno successivo.
L’Inail aveva immediatamente riconosciuto il nesso causale tra il lavoro dell’uomo, la malattia e la morte dell’operaio.
Dopo una prima sentenza di risarcimento danno a favore della famiglia dell’uomo, l’Avvocatura dello Stato, per conto del ministero della Difesa, aveva chiesto la riduzione degli importi addicendo ad una “errata quantificazione”. Ma la richiesta è stata respinta.
L’ultima sentenza, risalente al 30 settembre scorso, ha infatti negato la richiesta dai legali della Difesa che hanno inoltre sostenuto che i risarcimenti ai familiari risultavano inappropriati perché la vittima, scomparsa all’età di 85 anni, aveva largamente superato l’aspettativa di vita media maschile stimata nel 2017 a 80 anni.
Relativamente alla moglie dell’ex operaio, gli avvocati del ministero avevano inoltre sostenuto che l’essere stati sposati per 62 anni non costituiva una ragione valida a giustificare il risarcimento nei termini stabiliti nel primo grado di giudizio.
Di opposto avviso è stata la Corte d’Appello di Genova che ha scritto: “Il punteggio riconosciuto alla signora si giustifica tenendo conto della durata del matrimonio che dimostra una vita vissuta in simbiosi con il marito”.
NUNZIO FESTA
Ti può interessare leggere anche
Droga e spaccio in Liguria: arrestato un diciottenne a Bordighera