Milano, arrestato 24enne per cavo d’acciaio teso in viale Toscana: i divertimenti dei giovani nel post pandemia

Arrestato 24enne, tende un cavo d’acciaio in strada: “era un gioco” cosa ci dicono i divertimenti dei giovani nel post pandemia

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Milano, arrestato 24enne che insieme a due complici non ancora identificati ha teso un cavo d’acciaio in viale Toscana, ad altezza d’uomo. Giovani sempre più propensi a divertimenti rischiosi per se stessi e per gli altri, il futuro dei ragazzi nel post pandemia.

Il cavo d’acciaio teso durante la notte, “Una ca…ta per gioco”

Nella notte tra mercoledì e giovedì, intorno alle 2:30, si è affacciato alla finestra a causa dei rumori che provenivano dalla strada. “Erano in tre, ridevano e scherzavano”, ha raccontato il 26enne casertano, a Milano per lavoro, che grazie al suo pronto intervento ha evitato una possibile catastrofe nella via.

Tre ragazzi, due ancora non identificati, hanno teso un cavo d’acciaio a 140 centimetri di altezza in mezzo alle due corsie del viale, uno dei punti nevralgici del traffico della città. Poco dopo, una macchina è passata colpendo il cavo in pieno. “Hai visto che botta?” ridevano tra loro.

Il testimone si è quindi affacciato, urlando loro di smetterla e chiamando immediatamente il 112, scongiurando un possibile disastro. “C’era anche uno scooter che stava arrivando, per fortuna ha girato a destra: non voglio immaginare cosa sarebbe successo”, racconta.

Il cavo era stato teso tra un palo e la ringhiera in ferro a separazione della strada dalla corsia preferenziale al centro. Il cavo, inoltre, era stato fatto passare intorno al tronco di un albero di fianco alla ringhiera, perché reggesse più solidamente.

Il 24enne arrestato dalla polizia si chiama Alex Baiocco, e vive a Milano. “Mi annoiavo e volevo divertirmi”, spiega agli inquirenti, “Ho fatto una ca…ta per gioco”. Un gioco che sarebbe potuto costare la vita a molte persone, se il testimone non avesse subito chiamato le autorità, intervenute nel giro di 3 minuti dall’allarme.

I divertimenti dei giovani sul filo del rasoio

Giovani sempre più propensi a idee malsane per trovare del facile divertimento, di cui l’episodio a Milano è solo uno degli esempi più eclatanti. Nella notte di Capodanno sono stati numerosi i ragazzi a optare per botti e petardi fragorosi, che in molti casi sono costati loro ferite e ustioni gravi.

Ragazzi, ma anche bambini. Nel Cilento, un bambino di 11 anni stava facendo esplodere alcuni petardi prima della mezzanotte, quando uno di questi lo ha investito in pieno volto. L’esplosione ha causato un grave trauma all’occhio destro, da cui stando alle dichiarazioni dei medici perderà la vista.

Ancora, questa volta a Napoli, due ragazzini di 13 e 17 anni si sono presentati al pronto soccorso, con ferite e ustioni al volto e alle mani. Anche in questo caso, i due si sarebbero feriti nel tentativo di accendere un grosso petardo a Melito.

Una scarsa sensibilità verso se stessi e gli altri

Ma le ripercussioni della scelta di tale tipologia di divertimento non è una decisione dannosa unicamente per i ragazzi stessi.

Sono stati moltissimi anche quest’anno gli animali morti a causa delle esplosioni di botti, un tema su cui negli ultimi anni è stata fatta moltissima informazione, ma che non sembra toccare la coscienza di tutti i giovanissimi.

È di pochi giorni fa la notizia della morte del cavallo Tornado, a Cornaglio. Spaventato dal rumore improvviso dei botti, il cavallo si è imbizzarrito, finendo addosso a un pony e ferendosi gravemente a una zampa. Ai veterinari non è rimasto altro che constatare che la ferita non era operabile, procedendo con la sedazione e la soppressione dell’animale.

Sui social, tra i commenti alla notizia, molti i messaggi di tristezza e di rabbia. Spicca però il commento di un giovanissimo, classe 2006: “Vabbè oh, pensa il lato positivo, mo’ avoglia mangiare carne di cavallo”. Poco più giù, un altro commento, sempre di un giovane: “Ma andate a c….e, manco fosse il primo anno che sente botti”, scrive con alcuni emoji della risata.

Nel post covid aumenta la tendenza a suicidio e autolesionismo

Episodi che portano inevitabilmente a una riflessione sui giovani d’oggi. Giovani che non hanno paura dei rischi, dei pericoli, e che paiono privi di sensibilità alcuna, talvolta anche verso se stessi.

Risaliva a gennaio 2022 una ricerca promossa dalla Fondazione Soleterre e dall’Unità di ricerca sul Trauma dell’Università Cattolica di Milano, che studiando un campione di 150 adolescenti tra i 14 e i 19 anni aveva scoperto come il 17,3% di tale campione dichiarasse che “Sarebbe meglio morire, o vorrebbe farsi del male”. Di questi, il 2% dichiara di avere tali pensieri ogni giorno, mentre il 15,3% più della metà dei giorni.

Degli adolescenti e dei ragazzi investiti dalla pandemia e dalle sue conseguenze in un periodo sensibile delle loro vite, che pare aver causato conseguenze inimmaginabili sulla loro psiche. Stefano Vicari, direttore di Neuropsichiatria infantile al Bambino Gesù di Roma, in un’intervista rilasciata al Sole 24 ore a marzo 2023 spiega:

Il coronavirus ha comportato un’esplosione dei disturbi dell’umore, della depressione e dell’ansia che non rientra e un aumento notevole dei casi di autolesionismo e ideazione suicidaria soprattutto tra le ragazze. Dall’inizio della pandemia abbiamo registrato ben +40% di accessi al nostro Pronto soccorso di giovani e giovanissimi. Ma ciò che forse è più rilevante è che questa percentuale non accenna a diminuire, anzi aumenta, e che ben il 70% deriva da tentativi di suicidio o autolesionismo. Sono 387 quelli dell’ultimo anno. Un quadro impressionante anche per noi addetti ai lavori, che conferma come il Covid sia stato solo la spia o il detonatore di un disagio dei nostri ragazzi.

Dei dati allarmanti, che non determinano direttamente episodi di violenza ingiustificata come quello avvenuto a Milano, ma che ci permettono di comprendere le possibili origini della mancata sensibilità da parte della maggior parte dei ragazzi di oggi.

Le difficoltà economiche nell’accesso a supporti e terapie

Una sensibilità carente verso il prossimo, ma in primis verso se stessi, in un mondo in cui spesso accedere alle cure necessarie diventa impossibile per chi non ne possiede le possibilità economiche. Secondo l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (AGIA):

Bambini, ragazzi e famiglie si sono trovati spesso costretti a rivolgersi ai privati con impegni economici rilevanti e difficilmente sostenibili, che hanno aumentato le disuguaglianze”.

E sono moltissimi anche coloro che non hanno potuto avere nemmeno accesso a queste possibilità, con solo 1 struttura su 3 che prevede perlomeno una prima visita gratuita.

La soluzione al problema deve essere adesso sistemica, con la creazione di una maggiore consapevolezza nelle famiglie dei ragazzi e con un adeguamento dei supporti disponibili a ogni fascia economica della popolazione. Questo perché, come spiegato da Damiano Rizzi, presidente di Fondazione Soleterre e psicologo clinico del Policlinico San Matteo di Pavia:

L’importante è ascoltare questo dolore e poterlo trasformare in possibilità di vita adattate alla situazione di oggi. Ora si continua a monitorare lo stato di salute della popolazione italiana e a intervenire per dare, soprattutto a chi non ha risorse economiche, un supporto psicologico gratuito.

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