E anche quest’anno mi è piaciuto trascorrere un paio di giorni tra i monti e i paesi della Valpelline, nel cuore della Valle d’Aosta ai piedi del gruppo del Grand Combin. Sono andato per ascoltare buona e insolita musica in qualche concerto della settima edizione del Festival Musicale “Combin en Musique” (https://combinenmusique.com/), organizzato col sostegno dei quattro comuni di Ollomont, Doues, Oyace e Valpelline, e col lavoro – tra gli altri – del direttore artistico Federico Bagnasco, del direttore tecnico Michel Balatti, dell’operatrice culturale Simona Oliveti: due genovesi e un savonese (Liguria in trasferta), insieme all’aostano Christian Thoma.
Come ho avuto già modo di scrivere negli anni scorsi, “Combin” porta a esibirsi tra questi monti musicisti celebri e artisti meno noti ma assai interessanti, che creano e suonano musiche non banali, sovente servendosi di strumenti musicali insoliti. Secondo le parole dell’assessore alla cultura del Comune di Doues, questo festival è “un progetto di qualità in luoghi di qualità”.
L’evento musicale di Sabato 27 luglio ha avuto luogo sotto il sole (e qualche nuvola) del tardo pomeriggio sulle rive del laghetto di Plan Détruit, nel comune di Doues.
Plan Détruit è un pianoro a poco più di 2000 m di altitudine, è un’ampia distesa di pascoli attraversata dall’acque del Ru de By, costruito nel XV secolo per portare l’acqua dai ghiacciai della Conca di By, a 2200 m, fino agli alti pascoli di Ollomont e Doues; siamo nel cuore dell’Alpeggio Champillon, che risulta essere il più grande dell’intera Valle d’Aosta.
Dal XI secolo questi luoghi furono teatro di battaglie per il predominio territoriale tra i valdostani e gli abitanti del Vallese svizzero, e da ciò probabilmente deriva il nome Plan Détruit, piano distrutto. Da questa conca si può ammirare tutta la maestosità del Grand Combin con i suoi 4000 metri.
L’evento era “Invenzione a due voci in altopiano” (https://combinenmusique.com/invenzione-a-due-voci-in-altopiano/) una produzione originale che ha unito le percussioni di Cesare Fornasiero con i sassofoni di Simone Garino.
Due strumenti per due musicisti torinesi che si sono incontrati qui per la prima volta, su invito del direttore artistico Bagnasco; i due hanno dato vita a un dialogo tra musica scritta e musica improvvisata, con le percussioni suonate di fronte alla platea dal giovanissimo (21 anni) Fornasiero e la voce dei sax fuori scena cui ha dato fiato Garino, improvvisatore anch’egli piuttosto giovane ma già di esperienza.
Le musiche per sola percussione eseguite da Fornasiero sono state scritte da importanti (e assolutamente non banali) compositori degli ultimi decenni quali Iannis Xenakis, Jacob Druckman, Alexej Gerassimez, Emmanuel Séjourné, Csaba Zoltàn Marjaàn; il sax, come detto, ha per lo più divagato liberamente secondo l’estro del musicista.
Devo dire che mai avrei immaginato che esistessero musiche scritte espressamente per percussioni. Un argomento che mi riprometto di approfondire, un giorno.
Non posso che complimentarmi con i due giovani artisti per come hanno saputo alternare il suono “liquido” delle varie percussioni con quello più “squillante” dei diversi sax. Mi rendo conto che definire un suono “liquido” è un po’ vago ma mica sono un critico musicale, sono un essere umano a cui piace ascoltare musica.
E guardare: mi sono divertito a osservare le mani di Fornasiero che alzavano e abbassavano le bacchette sulle tavolette di legno della marimba generando sonorità che forse un po’ banalmente si potrebbero definire “oniriche”.
Come è stato piacevole ascoltare Garino con i suoi sassofoni suonati passeggiando intorno al laghetto, cui facevano da accompagnamento in sinfonia le voci dei bimbi, il frinire dei grilli, lo scampanio delle mucche su all’alpeggio, l’abbaio di qualche cane, cinguettii di uccellini…
Alla fine dell’applaudita esibizione dei due artisti gli spettatori hanno ringraziato loro e gli organizzatori anche per questo “contorno musicale” offerto dal luogo. Cultura e natura in ensemble.
Il pomeriggio successivo, domenica 28 giugno, tutti al Parco giochi “Le Château” di Oyace aperto al verdissimo panorama che circonda la Tour Tornalla, una torre di guardia medievale dall’insolita forma ottagonale. Si è saliti lì per assistere (o meglio, partecipare) all’evento “Canzoni” (https://combinenmusique.com/canzoni/).
A suonare era un duo, formato dal trombettista e compositore Giovanni Falzone e dal fisarmonicista “versatile e funambolico” Nadio Marenco,
Due nomi importanti del panorama jazzistico italiano che hanno compiuto un viaggio melodico-creativo dentro la canzone italiana del secondo Novecento, tra bei nomi come Lucio Battisti, Luigi Tenco, Lucio Dalla, Sergio Endrigo, il “principe” Francesco De Gregori, “Faber” De Andrè. Un progetto nato, così hanno raccontato, a Monza nel 2020 suonando su un autobus che girava per la città per diffondere un po’ di allegria tra le persone, un bene – l’allegria – che scarseggiava in quegli anni di pandemia Covid.
Il critico musicale avveduto potrebbe dire che il concerto ha visto alternarsi “momenti esecutivi con strutture ben definite e momenti di puro interplay, ritrovandosi in un pensiero creativo comune che realizza un discorso musicale collettivo basato prevalentemente sull’improvvisazione tematica”.
Io, più modestamente, dico che l’ascolto di canzoni come Perché no o Si, viaggiare e la struggente Non è Francesca di Battisti, o la mitica Piazza Grande di Dalla, suonate da questa curiosa accoppiata tromba-fisarmonica con sonorità jazz-popolari-argentine ha permesso di rivivere in maniera originale le emozioni racchiuse in brani che hanno fortemente caratterizzato l’adolescenza e la gioventù di gente della mia fascia d’età. Che costituiva effettivamente la maggioranza del pubblico presente sul prato sotto la Torre.
È stato un gioco di commistioni dove ogni cosa è qualcosa e contemporaneamente qualcos’altro, un qualcosa che abbatte gli steccati e confonde i confini. Steccati e confini musicali, ovviamente, ma non mi pare difficile poterci leggere sotto, dentro, un senso anche politico, per così dire.
(foto di Laura Grinda e Gianni Dall’Aglio)