Il romanticismo dei vecchi mestieri

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Amici lettori di Liguria day oggi vi porterò in un luogo che profumerà di dolcezza e bellezza in tutti i sensi, ci troviamo in una piccola località in provincia di Savona, parliamo di Altare un piacevolissimo paesino in Val Bormida dove la storia ha lasciato tracce importanti e l’attività vetraria è motivo di significativo orgoglio a tal punto da avere un fiore all’occhiello stile Liberty in villa Rosa sede di prestigio e di gran valore come il museo dell’arte vetraria Altarese.
Questa è una parte importante della bellezza Italica e Ligure, veniamo ora alla dolcezza, la dolcezza deve essere per tutti, tutti hanno bisogno di dolcezza, che poi fa rima con amore per la vita e per le cose buone che tutti dovrebbero avere a portata di mano; siamo in Via Roma, 17 grazie all’artista art promoter Angie Macrì saremo ospiti dell’adorabile disponibilità di una pasticceria, panetteria che lavora per tutti nessuno escluso, Ary fa parte dell’associazione Italiana Celiachia e da lei nella sua piccola bomboniera di laboratorio troverete dolci e non solo, cosa per esempio? Oggi abbiamo un altro esempio di bellezza rappresentato nell’arte dell’artista Maria Cristina Camoirano che ha esposto una serie di sue opere rappresentanti i vecchi mestieri, che bella soavità c’è in questa parola “mestieri” è ormai una parola quasi in disuso, qui da Ary abbiamo il mestiere del pasticcere unito ai mestieri disegnati ed elaborati dall’artista, sono opere da collezione ormai fanno parte dei ricordi e della storia d’Italia, ma proprio per questo sono importanti hanno un valore immenso perché è bene conoscere i sacrifici e il duro lavoro che hanno reso grande il nostro paese e ora il romanticismo dei vecchi mestieri rappresentati da M. Cristina Camoirano vorrei farvele ammirare da vicino descrivendovele per voi.

Da tempo percorriamo le nostre strade con le automobili ma fino alla sua diffusione di massa, l’automobile era per pochi, la maggior parte andava a piedi, a cavallo oppure a dorso di somaro e se un auto ha i pneumatici il cavallo sotto gli zoccoli ha i ferri, varie leggende dicono che il ferro da cavallo porti fortuna e a noi piace crederlo e a quei tempi il maniscalco con un grembiule di pelle indosso svolgeva con passione il proprio lavoro, i ferri vanno cambiati periodicamente e quando si montano bisogna avere cura vero è che il puledro non sente dolore sotto i chiodi ma le mani del maniscalco devono essere dolci e forti allo stesso tempo e qui l’artista ha raffigurato l’artigiano piegato sulla zampa guarda con attenzione il punto di appoggio mentre l’assistente concentrato regge forte l’animale in equilibrio. I colori sono pastello, l’atmosfera è quiete, gli animali intorno fanno da sfondo, tutti i particolari sono ben curati dall’artista che con amore li ha collocati nella scena, amici questa è una scena del passato ma in essa c’era tanto amore e rispetto per il creato.


Lo ammetto la prossima opera mi ha emozionato, mi sono immedesimato nella scena e ho provato dolore e compassione, l’artista ha rappresentato un figlio che parte, l’opera sviluppa in verticale, saggia decisione, idealmente la verticalizzazione rende bene la strada che a breve compirà il giovane che un mestiere lo ha ma la fame è tanta, la vita è dura, troppo dura per chi è giovane e di belle speranze, i genitori affranti per non vedere un figlio vittima del loro stesso destino a malincuore lo lasciano partire a trovar fortuna altrove, il giovane ha una valigia piena di sogni e un fagotello sulle spalle mentre una mamma piange, un fratellino alla finestra piange e un padre rassegnato con il bastone rassegnato con la mano augura al figlio buona fortuna, dove andrà a cercarla? In America? In Argentina? In Brasile? In Francia? Perfino più lontano fino in Australia. L’artista in quest’opera ha rappresentato un dramma famigliare ma ha anche voluto vedere attraverso un verde campo coltivato pronto per il raccolto e i fiori ben ordinati appena fioriti in primo piano un momento di speranza e di ottimismo, la partenza è dura ma il ritorno a casa sarà più bello.

Altra opera, altra scena, altro mestiere, c’era una volta il lattaiolo che in bicicletta la mattina molto presto, portava nelle case il latte fresco di mungitura, pedalando l’omino mettendo il cavalletto a ribalta si fermava davanti le porte dove lo aspettavano mamme, nonne e bambini, il lattaiolo sul manubrio bilanciate aveva le ghirbe poi con le mani attente versava senza farne cascare un goccio il latte prezioso nei recipienti, dopo la bicicletta venne la Lambretta, l’omino e la zuppetta nel latte caldo era sempre la stessa, Brava Maria Cristina queste storie le dovrebbero conoscere tutti i bambini di adesso che vanno a scuola senza fare colazione, una merendina e via peccato che non ci sia più un omino con i baffi che gli porti il latte della mucca, magari con una barzelletta e con una risata glielo avrebbe fatto bere senza protestare.

E ora cosa abbiamo? Maria Cristina ci ha portato in casa di un fabbro nella sua bottega, Dio quanto è bella quell’incudine, il fuoco della forgia chi sa che caldo ma il fabbro aveva la pellaccia dura, tagliava il ferro in barre e poi con il fuoco lo piegava a suo piacere, con il martello come fosse Thor figlio di Odino, senza paura sferrava colpi per ammorbidire e modellare il metallo, che artista il fabbro anche senza il pennello il suo lavoro era arte e quando voleva anche raffinata, lavorando in silenzio, che volete con tutte quelle martellate la voce non poteva sentirsi, in questo mestiere non c’era tempo per dialogare, il suo lavoro era una lotta con il ferro che di sicuro non era tenero e anzi doveva pure durare nel tempo, ora la plastica e il cartone, ne sanno qualcosa gli atleti alle olimpiadi per i letti, ne ha preso il posto, che dire? Maria Cristina con la sua bella arte vuole solo farci riflettere e ragionare, il suo romanticismo non è fine a se stesso è la fotografia di come eravamo e di come siamo adesso.


Altra storia, altra scena questa volta all’aperto, il contadino lavora 365 giorni la terra, il contatto con la natura in ogni condizione climatica è quotidiano l’uomo che si adatta al ciclo delle stagioni, i quattro elementi, aria, terra, fuoco, acqua insieme alle proprie mani e all’ingegno umano sono strumenti essenziali. questo è un mestiere che chi vive in città non vivrà gli stessi sacrifici ma neanche la stessa soddisfazione, lavorare la terra è dura ma quei pochi rispetto alla massa conoscono la felicità anche tra le asperità, l’aratura una volta si faceva con l’aiuto dei buoi al traino di un aratro che fende il primo strato di terra e a contatto con l’aria più frizzante ne viene ossigenata pronta alla coltivazione, il movimento delle braccia del contadino è lento ma costante, con le braccia tiene forte l’attrezzo, ogni tanto un comando al fedele animale, intanto il tempo scorre, qui l’artista ha descritto il lavoro e la campagna che fa compagnia al compito assegnato dal destino agli uomini nati dove la vita è dettata dai tempi di madre natura, negli anni il progresso, il consumismo ha modificato tutto che il cambiamento climatico ne sia un effetto? Chi può dirlo? Di certo una brava artista come Maria Cristina Camoirano con la sua arte ha dimostrato che forse era meglio prima.


Amici lettori siamo arrivati al termine della narrazione pittorica di questa brava artista Savonese, la sua arte ha messo in luce e non ha caso tramite un tratto e una colorazione semplice e naturale la bontà e l’importanza dei vecchi mestieri, indietro nel tempo non si tornerà ma se solo ricordando e conservando le cose migliori del passato forse potremmo scongiurare un avvenire apocalittico è sotto gli occhi di tutti quello che al momento accade alla natura e le relative ricadute sull’umanità tutta.

Tutti coloro che praticavano un “mestiere” conoscevano i valori e il rispetto, non possiamo tornare indietro ma grazie alla storia rallentare il corso drammatico degli eventi.
Amici lettori, ringraziamo la pasticceria panetteria Ary, ringraziamo l’artista Maria Cristina Camoirano, sappiamo che sta tornando al lavoro per dipingere per voi altri vecchi mestieri, Angie Macrì saprà come portarli in mostra, sembra che a breve andranno esposti a Parigi e noi idealmente saremo con lei ad ammirarli per avere un nuovo tuffo al cuore in chiusura ho voluto coinvolgere Maria Cristina e Ary rivolgendogli alcune domande.


Ary se passasse davanti il tuo negozio il presidente della Repubblica e fermandosi con la sua dolcezza ti chiedesse un dolce in suo onore cosa gli prepareresti?
R: Per il nostro presidente alla svelta e con grande piacere preparerei una crostata con pasta sabble, nocciola e cacao con all’interno una delicata gelatina di lamponi e a finire una ganache al cioccolato fondente. Un dolce che potrebbe semplice ma in realtà deve essere equilibrato in modo di essere apprezzato proprio come il nostro amatissimo presidente.


Ary ti ringraziamo, siamo sicuri che lo gradirebbe molto così come tutti i tuoi affezionati clienti.


Maria Cristina qual è la tua impressione quando disegni i vecchi mestieri?
R: La mia impressione quando disegno i vecchi mestieri e come di tornare indietro nel tempo.
Maria Cristina quale vecchio mestiere faresti tornare di moda ai giorni nostri?
R: Farei tornare di moda il lattaio, ormai tutti vanno di corsa e manca sempre di più il contatto umano, la socialità che fa bene al cuore e all’animo.
Maria Cristina qual è il vecchio mestiere che ancora non hai realizzato?
R: Ancora non ho realizzato il mestiere del suonatore ambulante, un mestiere che rompeva la monotonia e rallegrava la vita nei quartieri.


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Info Walter Festuccia

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Walter Festuccia, Roma 16 Marzo 1958, diplomato come aiuto scenografo presso il Cine Tv di Via della Vasca Navale di Roma. Artista per natura, artigiano per tradizione, pittore, scrittore. Per il mio stile utilizzato nello scrivere, amo definirmi jazzista della parola, tutto di me è racchiuso in queste definizioni. La mia scrittura, anche se è apparentemente espressa in maniera ironica e demenziale, lascia sempre una finestra aperta oppure un indizio rivolto all'attualità, tutto in un mix di fantasia quasi astratta che diventa con ciò il mio linguaggio espressivo. Come pittore, l'astrazione, l'informalità e l'uso manuale e gestuale della materia sono il mio "io" dentro di me che quando dipinge o scrive si lascia guidare dalla passione e dall'immaginazione attraverso la quale riesco a "vedere" la scena e a "sentire" i dialoghi di ogni mio componimento. Firmo testi e opere come Walter Festuccia oppure Walter Fest.

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