Ricariche Postepay, capi di abbigliamento griffati, cene e console per videogiochi: tutti regali pagati da un sacerdote di Genova a compensare abusi sessuali su un chierichetto. Sono scattate le manette ieri mattina per padre Andrea Melis, sacerdote sessantenne originario di Cagliari e direttore della Scuola elementare e della Fondazione Assarotti nel capoluogo ligure, in salita San Bartolomeo degli Armeni.
L’arresto, eseguito dai carabinieri del nucleo operativo di Genova, ha fatto seguito al tentativo di adescare due giovani dopo aver regalato loro una sigaretta elettronica. Prima della misura cautelare, la Curia lo ha sospeso dalle sue cariche. Il sacerdote infatti appartiene all’Ordine dei Padri Scolopi ed era presidente di Fidae Liguria, la Federazione di scuole cattoliche primarie e secondarie. Inoltre, era parroco della chiesa di Sant’Antonio da Padova a Finale Ligure, in provincia di Savona.
I reati di cui deve rispondere Melis sono molto gravi: violenza sessuale su minorenne, prostituzione minorile e tentata violenza aggravata. La misura cautelare è partita per il primo reato, per il quale si contestano abusi reiterati ai danni di un ragazzo dodicenne.
Il sacerdote, secondo quanto emerso finora, ha abusato di un giovane a partire dall’estate del 2021, «quando quest’ultimo non aveva compiuto ancora 14 anni», secondo il magistrato. Gli abusi sono andati avanti peroltre tre anni, fino alla primavera del 2024. In merito alle altre accuse a carico del religioso, invece, il gip ha deciso di rimandare la valutazione una volta che le indagini avranno prodotto ulteriori prove o indizi.
Le indagini a seguito della denuncia della famiglia
Le indagini dei carabinieri hanno preso il via dopo che la famiglia del ragazzo abusato ha presentato. I genitori si sono insospettiti dopo diversi regali ricevuti in un breve periodo, non coerenti con lo stile di vita della famiglia e del giovane.
Il ragazzo, che studia e vive a Genova, oggi ha sedici anni ha confermato le accuse nei confronti del sacerdote davanti al pubblico ministero. Anche alla luce del suo interrogatorio, il pm ha chiesto e ottenuto la misura cautelare per il sacerdote. L’Arma ha anche sequestrato al giovane Postepay Evolution su cui erano state effettuate decine di ricariche, per una cifra complessiva superiore ai 4 mila euro.
Dopo la denuncia, già nelle scorse settimane il sacerdote ha subito una perquisizione domiciliare nel suo alloggio nella struttura ecclesiastica della Fondazione Assarotti, nel pieno centro a Genova nel corso della quale i carabinieri hanno trovato e sequestrato diverso materiale «non confacente con l’attività di sacerdote», riporta l’ordinanza di custodia cautelare. Si tratterebbe di farmaci per la stimolazione sessuale, capi di abbigliamento griffati e una cospicua fornitura di sigarette elettroniche.
Le decisioni della Curia
In seguito alla perquisizione e alle accuse arrivate nei confronti del sacerdote, la Curia informata dell’accaduto dai militari aveva deciso di sospendere immediatamente il religioso, “confinandolo” in una comunità del levante genovese con il divieto di officiare la messa. Anche l’Ordine dei Padri Scolopi è intervenuto non appena ha saputo delle accuse, avvisando il trasferimento in modo che Melis non possa svolgere alcuna attività pastorale o amministrare i sacramenti.
Gli avvocati che difendono il sacerdote, Caruso e Delfino, hanno pubblicato una nota in cui dichiarano: «Al momento quel che possiamo esprimere, indipendentemente da quello che sarà l’accertamento dei fatti, è la sofferenza per il dramma che sta vivendo la persona offesa e la sua famiglia. La vicenda non ha nulla a che fare con la scuola in cui padre Andrea operava e la persona offesa non ha alcun contatto con quell’ambiente né con altri ambiti educativi gestiti dall’ordine di appartenenza. I fatti sono legati unicamente ad una attività pastorale svolta personalmente da padre Andrea, attività da cui è stato sollevato già da tempo. È stato applicato in maniera rigorosa il protocollo previsto dal diritto canonico e dallo stesso Ordine degli Scolopi in casi come questo».
La vicenda ha richiamato alla memoria di molti genovesi la storia di don Riccardo Seppia, il parroco di Sestri Ponente che nel marzo 2011 era finito alla ribalta della cronaca per uno scandalo di droga e soprusi su diversi ragazzini.