Tutto pronto per il Vertice NATO a Vilnius: di cosa si discuterà?

Parte la campagna ‘No Base blu’

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Ha preso avvio la campagna “No Base blu, un dibattito pubblico per un Golfo di pace, lavoro e sostenibilità”. Questa attività militante è stata promossa dalla Rete Spezzina Pace e Disarmo, che ha inaugurato una campagna “nata dall’esigenza collettiva di opporsi ad un progetto sbagliato ed anacronistico, mai discusso e sul quale non c’è mai stato un confronto con la comunità”.

Il progetto riguarda direttamente l’Arsenale. Dunque per La Spezia si tratta di un ulteriore investimento che la Rete vede direzionato sempre dalla stessa parte; il progetto, nello specifico, prevede la realizzazione di tre nuovi moli e l’ampliamento di un molo e di una banchina esistenti, la riattivazione dei serbatoi sotto la collina di Marola e il dragaggio di 600 mila mc di fondali. Un grande impatto territoriale e ambientale, senza nessuna bonifica in un sito già inquinato”, commentano dal sodalizio pacifista e antimilitarista, più che critico dunque nei confronti del programma Basi blu.

Tutto pronto per il Vertice NATO a Vilnius: di cosa si discuterà?

Tutto ciò in uno scenario di guerra perenne e in un contesto geografico che vede La Spezia fortemente impegnata nella produzione e vendita di armi.

Il programma Basi Blu è stato lanciato dalla legge di bilancio del 2017, e intende riqualificare le basi militari della Spezia, di Taranto e di Augusta così da adeguarle allo standard NATO.

A gennaio scorso l’esecutivo Meloni ha dato avvio all’iter per il rifinanziamento del progetto, dal valore complessivo di 1,76 miliardi di euro, di cui 354 milioni dedicati alla base spezzina.

Le proteste dei cittadini di Marola denunciano lo stanziamento di tali fondi, e chiedono che vengano invece riqualificati gli spazi dell’arsenale in disuso.

La Rete Spezzina Pace e Disarmo teme innanzitutto in grande impatto sociale. “L’Arsenale sta morendo, ma il progetto – spiegano dal gruppo – non prevede un solo posto di lavoro in più e nemmeno un recupero di aree per la città, che ne ha fortemente bisogno per un nuovo modello di sviluppo economico e per riappropriarsi del suo mare. La campagna – aggiungono dalla Rete – si accomuna all’urgenza di fermare la crescente spesa pubblica nel settore militare, mentre ambiti assai più necessari continuano a registrare drastici tagli, e intende mettere a sistema le energie locali e nazionali per proporre un cambiamento”.

L’augurio è che dall’incontro di persone, associazioni, movimenti accomunati da valori di pace, solidarietà e giustizia sociale, ambientale e di genere, emerga la spinta a far nascere il dibattito pubblico, sicuramente quale strumento di informazione, partecipazione e confronto pubblico, per arrivare ad “uno sguardo critico e di proposta che vuole aprire un percorso democratico e di cambiamento, coinvolgendo la comunità. Dal basso per rivendicare un‘altra visione del golfo spezzino, di pace, realmente sostenibile, in cui un diritto come quello del lavoro non muti in privilegio. Rilanciare una battaglia di civiltà, come le bonifiche delle aree inquinate che insistono nelle aree militari, di monitoraggio ambientale, di revisione degli spazi inutilizzati e di restituzione alla città.

La campagna si basa in primo luogo su una raccolta firme, tramite banchetti organizzati dalla Rete e dalle singole associazioni, ma è possibile anche aderire on-line.

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