Alla fine, il 46° presidente statunitense Joe Biden ha deciso di ritirare la sua candidatura per correre a novembre per un secondo mandato. Biden, dopo settimane e settimane di critiche e dubbi sulla sua salute mentale e le sue capacità fisiche di reggere altri quattro anni alla Casa Bianca, ha accolto le richieste di una larga parte della base del suo partito e esprimendo il suo sostegno alla vice presidente Kamala Harris come candidata.
Nella lettera in cui annuncia il ritiro, il presidente ha tuttavia confermato che rimarrà in carica fino al termine del proprio mandato, ossia fino a gennaio 2025, e che parlerà alla nazione questa settimana per spiegare meglio la sua decisione. Le critiche erano aumentate in maniera esponenziale dopo il primo dibattito televisivo contro Donald Trump, andato in onda il 27 giugno, in cui è apparso poco lucido e in difficoltà a completare le risposte.
Biden è il primo presidente in carica dal 1968 a ritirarsi da una possibile rielezione (l’ultimo fu Lyndon Johnson, che divenne presidente dopo la morte di John Fitzgerald Kennedy) e quello che ha abbandonato la corsa più tardi di tutti. Ora per i Democratici si fa tutto ancora più difficile, con una campagna da reinventare a poco più di tre mesi dalle elezioni.
Chi sarà il nuovo candidato democratico che sostituirà Biden?
Malgrado l’endorsement di Biden alla sua vicepresidente, Kamala Harris, non è scontato che sarà lei la nuova candidata del partito dell’asinello. Starà alla convention del Partito democratico, che si terrà tra il 19 e il 22 agosto, scegliere il nuovo candidato; diversi big dei Democratici non si sono ancora espressi, tra cui l’ex presidente Barack Obama e l’ex Speaker della Camera, Nancy Pelosi. Harris è la favorita, anche per l’appoggio di nomi importanti del partito come Hillary e Bill Clinton e di alcuni dei maggiori donatori, tuttavia ci sono diversi pretendenti alla candidatura. Uno potrebbe essere il senatore della Virginia Occidentale, Joe Manchin, uno degli ultimi a chiedere un passo indietro del presidente.
Harris ha promesso di unire il partito e il Paese e ha già iniziato a chiamare i delegati per assicurarsi il loro supporto. «Sono onorata di avere l’appoggio del presidente e la mia intenzione è vincere questa nomination. Questi non sono tempi normali e queste non saranno elezioni normali. Ma questa è la nostra America e io ho bisogno di voi in questa battaglia», ha dichiarato la vicepresidente in uno dei primi messaggi. La chiamata alle armi sembra dare i suoi frutti: sulla piattaforma ActBlue il Partito democratico ha raccolto 46,7 milioni di dollari dall’annuncio di Biden, il più alto importo dall’apertura della campagna in un solo giorno.
Tuttavia, i sondaggi precedenti a questa decisione davano la popolarità di Kamala Harris perfino più bassa di quella di Biden. La preoccupazione è che molti elettori possano disertare le urne e che l’appello a non lasciar vincere le posizioni estremiste del ticket di Donald Trump non sarà sufficiente a raccogliere voti.
I Repubblicani chiedono le dimissioni di Biden
Festeggia intanto il Partito repubblicano, che coglie la palla al balzo per chiedere in massa che Biden faccia un ulteriore passo indietro e lasci immediatamente la Casa Bianca.
«Chi governa il nostro Paese in questo momento? Non è Crooked Joe (Joe il corrotto, ndr), non ha idea di dove sia. Se non può candidarsi, non può governare il nostro Paese», ha postato Donald Trump sul suo social network, Truth. «Biden non ha mai avuto il Covid. È una minaccia per la democrazia. Non è finita! Domani Crooked Joe Biden si sveglierà», ironizza ancora Trump, «e dimenticherà di aver abbandonato la gara oggi».
Trump ha dichiarato anche di essere molto contento se i Democratici sceglieranno Kamala Harris come sua sfidante, perché sarà ancora più facile vincere. Tuttavia, la sua scelta di J.D Vance divide la base repubblicana, in particolare gli elettori più moderati, così come le posizioni legate alla fede dopo l’attentato subito la settimana scorsa del candidato. Trump sembra aver deciso di polarizzare al massimo la sua posizione, ma questo potrebbe spingere gli indecisi e i Repubblicani “centristi” a non votare per lui.
Per alcuni analisti, se fosse davvero Harris la scelta dei Democratici, sarà fondamentale per lei individuare un vicepresidente che possa rassicurare gli elettori una candidata donna e afroamericana potrebbe infatti risultare ostica per una fetta degli americani chiamati alle urne, in particolare nell’area del Mid-West. Con il giusto partner, però, potrebbe rivelarsi la candidata più solida di questa corsa alla Casa Bianca. La campagna, per quanto difficile, rimane dunque aperta.
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