Aveva fatto scalpore un paio d’anni fa con le sue frasi su donne e lavoro, ieri la stilista Elisabetta Franchi, amministratrice della società Betty Blue, è stata condannata per quelle parole dal tribunale di Busto Arsizio per il «carattere discriminatorio». I fatti risalgono all’evento “Donna e Moda” del 4 maggio 2022 quando l’imprenditrice affermò «di puntare su uomini di qualsiasi età o donne sopra i 40 anni per ricoprire posizioni importanti della società».
Le donne, secondo Franchi, a quell’età infatti «se dovevano sposarsi, si sono già sposate, se dovevano far figli, li hanno già fatti, se dovevano separarsi hanno fatto anche quello e quindi diciamo che io le prendo che hanno fatto tutti i quattro giri di boa. Sono lì belle tranquille, con me al mio fianco e lavorano h24, questo è importante».
Una narrazione del lavoro che oggi, prima ancora della discriminazione tra generi, da molti sarebbe definita tossica
La visione dei dipendenti che vivono solo ed esclusivamente per l’azienda, senza una dimensione personale o tempo per la famiglia, aveva infatti infiammato il dibattito due anni fa. In particolare le affermazioni sulle donne – da un’imprenditrice donna poi – avevano scatenato l’opinione pubblica.
Erano infatti freschi i dati della disoccupazione e delle dimissioni durante la pandemia, durante la quale 3 posti di lavoro persi su 4 erano di donne, e la maggioranza per inconciliabilità tra le varie sfere della vita. Un dato che anche a emergenza sanitaria finita si riconferma: solo il 55% delle donne italiane tra i 20 e i 64 anni lavora, un numero molto più basso rispetto alla media europea del 69,3%. E che si abbassa in modo sensibile per le donne con uno o più figli: una su cinque lascia il lavoro dopo la prima maternità per inconciliabilità tra impiego e famiglia.
Un problema che influisce sull’economia nazionale ma anche sulla natalità e che, oltre a investimenti strutturali importanti, richiederebbe un cambio culturale proprio negli imprenditori.
La condanna di Elisabetta Franchi
Proprio per questo motivo il Tribunale del lavoro di Busto Arsizio ha condannato la società Betty Blue spa di Elisabetta Franchi a risarcire con 5mila euro l’Associazione nazionale lotta alle discriminazioni (Anlod), che aveva fatto ricorso dopo l’evento del 2022.
L’azienda, si legge nella decisione firmata dalla giudice Francesca Lo Russo, inoltre «dovrà promuovere un consapevole abbandono dei pregiudizi di età, genere, carichi e impegni familiari nelle fasi di selezione del personale per le posizioni di vertice con adozione, entro sei mesi, di un piano di formazione aziendale sulle politiche discriminatorie che prevede corsi annuali con interventi di esperti ai quali siano chiamati a partecipare obbligatoriamente tutti i dipendenti».
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