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Biden, tentativo di tregua a Gaza

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Nel tentativo di avanzare verso una ripresa dei negoziati, gli Stati Uniti hanno presentato una risoluzione a sostegno del piano di tregua di Joe Biden al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Dopo un’altra giornata interlocutoria in Israele, Washington ha deciso di portare il piano di tregua al Consiglio di Sicurezza, ricevendo il sostegno del G7. “Numerosi leader e governi, anche della regione, hanno appoggiato il piano e chiediamo al Consiglio di Sicurezza di unirsi a loro nel chiedere l’attuazione di questo accordo senza rinvii e senza ulteriori condizioni.” ha dichiarato l’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield.

Il ruolo cruciale dell’Algeria nella tregua

L’appoggio dei membri del Consiglio di Sicurezza è fondamentale, specialmente considerando la presenza dell’Algeria tra i membri non permanenti per il 2024 e 2025. L’Algeria, storicamente vicina alla causa palestinese, ha promosso diverse iniziative in sede ONU per chiedere il cessate il fuoco a Gaza e il riconoscimento dello Stato di Palestina. “I membri del Consiglio hanno sempre chiesto i passi delineati in questo accordo. Riportare gli ostaggi a casa, garantire un cessate il fuoco completo, consentire l’aumento di assistenza umanitaria a Gaza e la ristrutturazione dei servizi essenziali,” ha affermato Thomas-Greenfield. “Ora dovrebbero lasciarsi sfuggire questa opportunità.”

Netanyahu e il congresso americano

L’ufficio di gabinetto di Benjamin Netanyahu ha smentito la presenza del primo ministro israeliano il 13 giugno a Washington per tenere un discorso al Congresso americano, come riportato dai media statunitensi. La scelta temporale era stata considerata significativa perché Joe Biden sarà assente da Washington per partecipare al G7 in Puglia. Tuttavia, l’ufficio di Netanyahu ha riferito che la data non potrà essere il 13 giugno a causa delle festività ebraiche e che il calendario non è ancora definito.

Incendi al confine con il Libano

Dopo 9 ore di lavoro notturno, l’esercito e i pompieri israeliani sono riusciti a domare gran parte degli incendi scoppiati nel nord del Paese a causa dei razzi e dei droni lanciati dagli Hezbollah dal Libano. Undici persone, tra cui sei riservisti dell’IDF, sono rimasti intossicati dal fumo. Si stima che almeno 1000 acri di terreno siano stati coinvolti. Le sirene di allarme hanno ripreso a suonare nel nord di Israele per via di altri attacchi droni.

Dichiarazioni provocatorie di Ben-Gvir

Intanto, il ministro di ultradestra Itamar Ben-Gvir ha infiammato gli animi con dichiarazioni bellicose alla vigilia della Marcia delle bandiere, aumentando il rischio di provocazioni con i palestinesi. “Il Monte del Tempio e Gerusalemme sono nostri. Dobbiamo colpirli dove è più importante per loro,” ha detto Ben-Gvir. Riferendosi a Gaza, ha dichiarato: “Ci sono cose che non abbiamo ancora fatto, come fermare il gas e dire basta agli aiuti umanitari.

Una tregua temporanea e il ruolo dell’Egitto

L’Egitto ha annunciato che Hamas ha accettato la proposta di Washington per una tregua a Gaza, con una delegazione attesa al Cairo. Netanyahu ha aperto a una tregua temporanea per il rilascio degli ostaggi. La risoluzione proposta dagli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza ONU sostiene il piano di cessate il fuoco, ma le tensioni restano alte con l’ultradestra israeliana che minaccia di lasciare il governo.

L’iniziativa di Biden, sebbene sostenuta da molti, affronta sfide significative, con Netanyahu che insiste che la guerra continuerà fino al raggiungimento degli obiettivi di Israele. La comunità internazionale osserva con attenzione, sperando in una soluzione sostenibile per il Medio Oriente.

Leggi anche: Israele e Hamas, la situazione critica a Rafah

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