Episodio con attiviste pro vita
Un episodio recente ha sollevato polemiche riguardo alla presenza di attiviste antiabortiste presso l’ospedale Villa Scassi di Genova. Una giovane donna, Gaia, ha dichiarato di essere stata avvicinata da due donne all’ingresso della sala d’attesa dell’ospedale. Le due attiviste, dopo aver appreso che Gaia era già madre di tre figli, avrebbero tentato di convincerla a non abortire, offrendole persino cento euro per portare a termine la gravidanza.
Il senatore genovese del Movimento 5 Stelle, Luca Pirondini, ha commentato l’accaduto con indignazione:
«È gravissimo, vergognoso e semplicemente inaccettabile quanto accaduto a Genova a una giovane che aveva deciso di interrompere la propria gravidanza. La vita non è in vendita, così come non lo sono il corpo delle donne, i loro diritti e la loro autodeterminazione».
Linea chiara sull’applicazione della legge 194
L’ospedale Villa Scassi ha confermato di seguire rigorosamente le normative previste dalla legge 194 riguardanti l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG). Rodolfo Sirito, direttore del Dipartimento interaziendale ostetrico ginecologico e del bambino di Asl3 e Evangelico, ha dichiarato:
«L’ospedale di Villa Scassi non ha autorizzato l’ingresso di rappresentanti di associazioni Pro vita nei propri ambulatori o negli spazi interni. Se ciò fosse avvenuto, avremmo immediatamente chiamato la sorveglianza: applichiamo convintamente la legge 194»
Sirito ha spiegato come nei reparti di Sampierdarena e all’ospedale di Voltri non sia ammessa la presenza di volontari di associazioni antiabortiste, garantendo un percorso protetto e riservato per tutte le pazienti.
Le reazioni delle parti coinvolte
L’ospedale Villa Scassi ha preso fermamente le distanze dall’accaduto, ribadendo di non aver mai autorizzato l’ingresso di volontari delle associazioni pro vita nei propri ambulatori. «Siamo totalmente estranei alla vicenda», ha specificato un portavoce dell’ospedale, sottolineando il rispetto delle normative e la tutela della privacy delle pazienti.
Anche il portavoce di Pro Vita e Famiglia onlus ha espresso disapprovazione per quanto riportato, dichiarando:
«Ciò che serve davvero sono riforme pubbliche strutturali in ambito lavorativo, fiscale e nei servizi sociali di tutela della maternità e dell’infanzia».
L’episodio che ha coinvolto Gaia e l’ospedale Villa Scassi a Genova ha sollevato importanti riflessioni sulla delicatezza della questione dell’aborto e sulla sua trattazione all’interno del contesto sanitario. L’offerta di denaro da parte di attiviste antiabortiste a Gaia, una giovane madre già con tre figli, ha evidenziato le pressioni e le interferenze esterne che le donne possono affrontare nel momento cruciale della decisione riguardante la gravidanza.
La pronta reazione dell’ospedale, ribadendo il rispetto delle normative e la tutela della privacy delle pazienti, ha sottolineato l’importanza di un ambiente sanitario che garantisca un percorso protetto e riservato per tutte le donne che devono affrontare questa scelta. Questo episodio, purtroppo, rappresenta solo un’ulteriore manifestazione delle tensioni e delle divisioni che ancora permeano il dibattito sull’aborto in Italia, evidenziando la necessità di un dialogo aperto e rispettoso che tenga conto delle diverse prospettive e dei diritti delle donne.