Sciopero nazionale dei taxi, le ragioni

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Lo sciopero nazionale dei taxi è ufficialmente iniziato anche a Genova nella speranza di dare un segnale forte al governo per contrastare l’uso illegittimo delle autorizzazioni da noleggio e garantire l’autonomia di ogni conducente da algoritmi e multinazionali del settore. Numerosi tassisti si sono infatti radunati in piazza De Ferrari già dalle prime ore della mattinata.

A questa presa di posizione chiara e doverosa hanno aderito tutti i sindacati e le sigle tranne il 3570 di Loreno Bittarelli, con migliaia di persone pronte a manifestare a voce alta in Piazza San Silvestro a Roma dalle 11 alle 17.

Le richieste della categoria

Gli scioperanti e le diverse associazioni di categoria chiedono innanzitutto regole ben precise che limitino l’ascesa dirompente di multinazionali come Uber, proteggendo sia i tassisti sia i clienti dall’aumento di tariffe e da un sistema invasivo basato su un algoritmo. Come evidenziato da Alessandro Genovese, responsabile nazionale di Ugl taxi, in situazioni di emergenza, per calamità naturali o in caso di richiesta particolarmente elevata le tariffe sono aumentate anche del 400%. Per questo è più che mai necessario stabilire delle regole e dei limiti con decreti che impediscano alle multinazionali del settore di approfittare della condizione del settore per imporre il proprio monopolio.

Genovese ha inoltre dichiarato che nonostante la convocazione ricevuta a febbraio dai ministri Urso e Salvini per definire i decreti attuativi e arrivare entro aprile all’approvazione, le buone intenzioni del governo sono miseramente venute meno. Un trattamento decisamente diverso sarebbe stato riservato a Tony West, vicepresidente del colosso Uber che sarebbe stato ricevuto più volte al Mise (Ministero delle Imprese e del Made in Italy).

Un pericoloso intrigo internazionale in vista?

La paura principale è che le multinazionali del settore che puntano al predominio nel nostro paese stiano operando dietro le quinte per ostacolare la regolamentazione e tenere a freno la politica italiana. “Questo rimpallo tra diversi ministeri ci impone di andare direttamene a un confronto con la presidente del Consiglio Meloni. Chiediamo con forza che la maggioranza concluda il confronto con la nostra categoria e chiediamo che i decreti attuativi adeguati, fermi da ormai 5 anni nei ministeri Sviluppo Economico e Trasporti”, ha infatti tuonato Riccardo Cacchione, coordinatore dell’Usb.

Della stessa linea anche il segretario nazionale di Cgil taxi, Nicola Di Giacobbe: “Scioperiamo per chiedere al governo di scrivere e approvare decreti che servano ad attuare lo spirito della legge quadro di settore, non a capovolgerlo per accogliere le pressioni di chi vuole fare profitto con la mobilità“.

La “classica” commedia all’italiana

Mentre i tassisti scioperano in tutto il paese nel tentativo di sensibilizzare anche la popolazione sulle problematiche della categoria, molti consumatori, cittadini e il Codacons sembrano non aver colto il senso della manifestazione. Lamentele per i disagi, attacchi e accuse non fanno altro che esacerbare la situazione e alimentare una guerra tra poveri priva di utilità.

Secondo il Codacons, oggi i cittadini non dovrebbero infatti avvertire alcuna differenza rispetto a qualsiasi altro giorno della settimana perché i taxi sarebbero già abitualmente introvabili nelle principali città italiane, mentre Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, avrebbe già etichettato la manifestazione nazionale come il “solito sciopero immotivato e preventivo per mantenere i privilegi di casta”.

Al di là di ogni opinione, fondata o immotivata che sia, resta un dubbio: considerati gli effetti dell’entrata di multinazionali nell’economia italiana, dalla grande distribuzione al food delivery, siamo così sicuri che accettare un ulteriore monopolio solo per “avere tutto e subito” sia davvero quello di cui abbiamo bisogno?

Resta aggiornato su orari e modalità dello sciopero

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