Misteri di marmo: la Buca dello Spione e il segreto della Roma Giubilare
Tra Storia e Leggenda: Il Codice Nascosto di Piazza delle Coppelle
Nel cuore di Roma, in piazza delle Coppelle, si trova un curioso pezzo di storia incastonato nel muro esterno della chiesa di San Salvatore alle Coppelle. Si tratta della Buca dello Spione, una targa in marmo che risale al 1750 e che nasconde una storia affascinante legata al Giubileo e alla cura dei pellegrini.
La targa reca un’iscrizione che, tradotta in italiano moderno, dice: “Nell’anno del Giubileo 1750, tutti gli osti, albergatori, locandieri ed altri devono mettere i biglietti qui per dare notizia dei forestieri che si infermano nelle loro case, alla venerabile Confraternita della Divina Perseveranza con autorità apostolica eretta a tenore dell’ultimo editto del Vicario emesso il 17 dicembre 1749”. – https://www.roma.com/la-buca-delle-spione-nel-rione-di-santeustachio/
Questa buca non era destinata allo spionaggio, come potrebbe suggerire il nome, ma aveva una funzione molto più nobile: era una sorta di cassetta postale dove venivano depositati i biglietti che segnalavano i pellegrini ammalati. In questo modo, la Confraternita della Divina Perseveranza poteva essere informata e prendersi cura di loro durante il Giubileo, evento che attirava a Roma milioni di fedeli.
L’idea di questa buca per le lettere venne dal Papa Benedetto XIV, che nel 1749, in vista del Giubileo del 1750, volle organizzare la città per accogliere al meglio i pellegrini. Furono avviati lavori di risistemazione e restauro in quasi tutte le chiese di Roma e vennero istituiti servizi per l’accoglienza e la cura dei pellegrini. La buca dello spione era uno di questi servizi, una dimostrazione di attenzione della città eterna verso chi vi giungeva da lontano.

La Buca dello Spione non è solo un elemento architettonico, ma un simbolo della Roma del XVIII secolo, una città che si preparava ad accogliere un’ondata di pellegrini per il Giubileo del 1750.
Questa targa di marmo e la sua fessura erano un mezzo per dare assistenza sanitaria e di ordine pubblico durante questo evento che avrebbe attirato tante persone.

La funzione della buca era quella di raccogliere segnalazioni di pellegrini malati da parte di osti, albergatori e locandieri. Questi ultimi erano tenuti a scrivere i nomi e le provenienze dei pellegrini ammalati e a depositare i biglietti nella buca.
La confraternita, che risiedeva nella chiesa di San Salvatore alle Coppelle dal 1633, provvedeva poi alla necessaria assistenza.
Le autorità ecclesiastiche imponevano pene severe a chi non rispettava l’obbligo di segnalazione, evidenziando l’importanza che veniva data alla salute pubblica e alla sicurezza dei pellegrini.
Purtroppo i romani pensarono fosse una sorta di sorveglianza da parte della autorità, perciò iniziarono a chiamarla la Buca dello Spione.
La Buca dello Spione è quindi un esempio di come la città di Roma abbia saputo organizzarsi per fronteggiare le sfide poste da eventi di grande portata come il Giubileo, mostrando un’attenzione particolare verso il benessere dei suoi visitatori.
La buca è ancora visibile e continua a narrare la sua storia ai turisti che passano di là.
Diventando testimone silenzioso di una storia fatta di accoglienza e cura, un monumento che continua a raccontare ai passanti la ricchezza culturale e spirituale di Roma. Per chi passeggia per le vie della città, scoprire la buca dello spione significa connettersi con un passato lontano, ma ancora vivo nel tessuto urbano romano.
La prossima volta che vi trovate in piazza delle Coppelle, fermatevi un momento davanti a questa targa. Pensate ai milioni di pellegrini che hanno attraversato quella piazza, alle storie di malattia e di cura e alla grande macchina organizzativa che si è messa in moto per loro. La buca dello spione è molto più di un semplice buco nel muro: è una porta aperta sulla storia di Roma e sulla sua capacità di essere madre accogliente per tutti coloro che la cercano.
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