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Netflix: la terza stagione di Bridgerton tra successo e controversie

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Oggi, 16 maggio 2024, sulla piattaforma Netflix è uscita la tanto attesa terza stagione di Bridgerton. Questa serie, creata da Chris Van Dusen e prodotta dalla visionaria Shonda Rhimes, ha catturato l’attenzione del pubblico fin dal suo debutto il 25 dicembre 2020. Basata sui romanzi di Julia Quinn, Bridgerton ci porta nell’affascinante mondo dell’alta società durante la Reggenza Inglese, arricchito da un tocco contemporaneo che ha stimolato molte discussioni, in particolare riguardo al suo casting inclusivo.

Un successo travolgente

La prima stagione di Bridgerton ha stabilito nuovi record su Netflix, ma è stata la seconda, uscita il 25 marzo 2022, a consacrarla come la serie in lingua inglese più vista di sempre sulla piattaforma. La terza stagione promette di non essere da meno, continuando a esplorare le intricate dinamiche sociali e amorose della famiglia Bridgerton.

Il fenomeno del colorblind casting

Uno degli aspetti più affascinanti e discussi di Bridgerton è il suo approccio al colorblind casting, una pratica che consiste nel scegliere gli attori senza tener conto del colore della pelle. Questa decisione ha generato un vivace dibattito, poiché la serie presenta persone di colore in ruoli di alta società in un periodo storico in cui tali posizioni erano raramente occupate da non bianchi.

Secondo il Cambridge Dictionary, il colorblind casting significa trattare le persone senza differenze basate sulla razza, un concetto che ha radici storiche nel lavoro di Joseph Papp, il quale fu tra i primi a implementare questa pratica nel teatro shakespeariano negli Stati Uniti. Shonda Rhimes ha portato questa visione nel mondo televisivo, sostenendo che la diversità nel cast non solo arricchisce le storie, ma rispecchia anche la società multiculturale in cui viviamo.

Le controversie del casting inclusivo

Nonostante il successo di Bridgerton, il colorblind casting non è privo di critiche. Alcuni puristi della storia sostengono che questa pratica comprometta l’accuratezza storica, mentre altri credono che possa oscurare le vere conquiste delle persone di colore, presentando una versione edulcorata della realtà. D’altra parte, molti sostengono che il talento dell’attore debba essere l’unico criterio di selezione e che rappresentare la diversità possa contribuire a ridurre le disuguaglianze.

La critica al colorblind casting si basa anche sul timore che questa pratica possa ignorare le differenze razziali e le sfide specifiche che ne derivano. Tran, un noto giornalista, suggerisce che un approccio più appropriato sarebbe il color-conscious casting, che riconosce e valorizza le diversità etniche piuttosto che ignorarle. Questo approccio può aiutare a educare il pubblico e promuovere un dialogo più profondo sulle questioni razziali.

Un cambiamento culturale

Bridgerton rappresenta un esempio emblematico di come i media possano influenzare la nostra percezione della realtà e promuovere l’inclusività. Come osservato da Stuart Hall nei suoi studi sui cultural studies, i valori e le ideologie di una cultura sono in continua evoluzione, plasmate dalle interazioni tra posizioni dominanti e oppositive. La decisione di Shonda Rhimes di includere attori di colore in ruoli di alta società durante la Reggenza Inglese non è solo un atto di inclusività, ma anche un tentativo di riscrivere le narrative storiche attraverso una lente moderna e progressista.

In definitiva, Bridgerton non è solo una serie di successo; è un fenomeno culturale che ci invita a riflettere sulla rappresentazione e sull’inclusività nel mondo dello spettacolo. La terza stagione promette di continuare questo viaggio, offrendo storie avvincenti e personaggi memorabili, tutti parte di un mondo che riflette più fedelmente la diversità della nostra società.

Quindi, preparatevi a immergervi di nuovo nel lussuoso mondo di Bridgerton e a lasciarvi affascinare dalle sue storie d’amore, dai suoi intrighi e dal suo impegno verso un casting inclusivo che continua a fare la differenza.

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