Probabilmente il presentimento di un addio, già aleggiava nella Maison Valentino. Il nero profondo, nell’ultima sfilata di alta moda- Le Noir- dell’ex direttore creativo Pierpaolo Piccioli, sostituisce il famoso Rosso ‘Valentino’.
Uno stravolgimento, oppure un presagio? Certo è che nella moda ormai s’è persa oggi certezza. Il direttore creativo alla guida della maison dal 2008, prima in coppia con Maria Grazia Chiuri e poi dal 2016 da solo, si congeda attraverso un messaggio nel quale omaggia tutte le persone “che ho conosciuto, con cui ho lavorato, con cui ho condiviso sogni e creato bellezza, con cui ho costruito qualcosa che appartiene a tutti, e che resta immutabile e tangibile”
Sembrava immutabile anche il sodalizio con la Maison, che Pierpaolo, con la sua opera, ha saputo interpretare, modernizzare ed attualizzare, pur rimanendo fedele all’eredità del fondatore, attraverso una geniale visione che sarà certamente ricordata come un capitolo importantissimo per l’azienda.
Moda inclusiva e diversificata
“Non tutte le storie hanno un inizio ed una fine, alcune vivono una specie di eterno presente che brilla di una luce intensa, così forte da non lasciare ombre”
Pierpaolo Piccioli
Valentino Garavani nel 1999, ingaggiò Pierpaolo Piccioli e Maria Grazia Chiuri, -duo già consolidato da Fendi- per apportare una ventata di freschezza, di novità alla linea di accessori della Maison, freschezza che è destinata ad espandersi a tutta la collezione.
Dal 2016 Pierpaolo Piccioli, dopo il trasferimento di Chiuri da Dior, prende le redini stilistiche dell’azienda, con una direzione proiettata verso il futuro, una direzione carica di valori, ‘Diffrent Values‘ il suo motto. Valori che si ritrovano nelle sue creazioni, nella scelta nei testimonial, una filosofia che raccoglie gli ideali di diversità, inclusione ed autenticità. 25 anni di moda concepita come ‘Arte pura’, un ‘saper fare’ che difficilmente troverà seguito.
Un sistema moda in subbuglio
Il sistema moda è ormai da tempo in subbuglio, direttori creativi che cambiano continuamente, Brand che non fanno tempo a fidelizzare che già guardano ad un popolo di fruitori nuovi, diversi, cambiamenti inaspettati che delle volte sconcertano facendo venir meno quella linea distintiva che caratterizza uno stile ed una filosofia, purtroppo non si raccontano piu storie ma fatturati.
Che gli stilisti siano destinati ad evolvere e quindi cambiare continuamente residenza, ormai è cosa a cui abbiamo fatto l’abitudine, specialmente da quando Tom Ford, una colonna portante del sistema Moda, fu costretto a lasciare Gucci, dopo aver rilanciato magnificamente il marchio, uno shock per gli addetti ai lavori e non solo. Fortunatamente il genio Texano ha spostato il suo geniale talento sulla regia cinematografica, regalandoci capolavori di stile, eleganti, una rara concezione dell’oggetto estetico.
L’economia ormai detta legge e le necessità cambiano continuamente, instabilità che si ripercuote sul fashion system, irriconoscibile, vede gente entrare ed uscire con una frequenza sempre maggiore.
C’è da chiedersi se siano davvero mai esistite delle certezze, probabilmente no! Certo è che chi fruiva di moda lo faceva in maniera consapevole, sposando un pensiero, ritrovandosi nella storia che si voleva raccontare, oggi invece, esclusi alcuni casi, pochi purtroppo, l’unica cosa che si racconta è il mercato.
Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro?
Il caso Valentino ha gia diviso le masse, c’è chi esulta dell’arrivo di Alessandro Michele chi invece storce il naso e si copre gli occhi, nel terrore di veder replicare la sorte stilistica di Gucci. Si di stile si parla e quello puo essere discusso, quello su cui non si discute invece è il fatturato, l’ex casa di moda Fiorentina, dai 3 miliardi, ha visto schizzare il fatturato a 10 milardi di euro, grazie al lavoro di A. Michele, evidentemente qualcosa ha saputo fare.
Sarà forse sull’onda di questo successo che Valentino cambia direzione? Il bagaglio di esperienza che il designer 51enne di Roma porta con sé non è da poco, si potrebbe addirittura dire che è più unico che raro, ma è anche vero chè la maison Valentino, stando a WWD avrebbe attualmente un giro d’affari alquanto inferiore a Gucci e quindi potrebbe beneficiare del fenomeno di hype che deriverà da tale scossone.
Milano vende-(va) moda, oggi vende finanza.
Anche Jacopo Venturini, CEO di Valentino che ha avuto in passato il piacere di lavorare con Alessandro Michele in Gucci, si dice entusiasta: «Il suo talento, la sua creatività, la sua profonda intelligenza sempre legata ad una meravigliosa leggerezza, scriveranno un altro capitolo della Maison Valentino. Sono certo che la rilettura dei codici della Maison e dell’heritage creati dal Signor Valentino Garavani uniti alla straordinaria visione di Alessandro ci faranno vivere momenti di grande emozione e si tradurranno in oggetti irresistibilmente desiderabili»
Affermazione che non trova tutti d’accordo, un mondo, quello del fashion sistem che purtroppo, non guarda piu al quiet luxury, ovvero a quel lusso discreto, silenzioso, un concetto che si distanzia dall’ostentazione modaiola e vistosa e si orienta verso un approccio più sobrio, essenziale e raffinato. Non proprio il tipo di visione che ci si aspetta dal nuovo direttore creativo A.Michele.
Una scelta che privilegia la qualità alla quantità, il gusto individuale all’uniformità della folla. L’abito che si sceglie di indossare diventa una dichiarazione silenziosa del proprio gusto, della propria individualità. Si tratta di capi che non urlano, ma sussurrano eleganza, sempre valido il detto: “money talks, wealth whispers”.
Chi sà, magari le cose stanno cambiando, d’altronde non si puo usare la parola Moda senza utilizzare la parola Cambiamento, ci si augura solo che sia un vento leggero, ‘sussurrante’ e non un uragano fatto di un overdose di loghi, esagerazioni nelle forme e di capi adatti solo se si è fra i fortunati invitati del Met Gala.
Noi, intanto, stiamo a guardare e facciamo gli auguri di buon lavoro al nuovo direttore, unendoci però al pensiero, dallo staff Vantino all’addio di Piccioli: “Siamo troppo giovani per essere già cosi senza sogni”.
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