Gelo dall’Ungheria: rimarrà in cella Ilaria Salis, l’insegnante in carcere a Budapest da 13 mesi con l’accusa di aver aggredito due esponenti di estrema destra, a cui oggi è stata negata la possibilità di passare ai domiciliari dal tribunale di riferimento.
La trentanovenne italiana oggi è stata nuovamente condotta in aula incatenata e con mani e piedi legati e ha firmato un foglio in cui autorizza i media italiani a diffondere le immagini che la ritraggono in tali condizioni.
Tajani: «Non è un bel modo, non mi pare ci sia pericolo di fuga. Detto questo eviterei di politicizzare il caso se no si rischia lo scontro»
Condizioni su cui oggi si è espresso Antonio Tajani, Ministro degli Esteri, dichiarando a SkyTG24 «a me preoccupa la cittadina Salis non mi interessa se poi vogliono candidarla ma se si deve trasformare il processo in scontro politico lo scontro politico non favorisce la signora Salis».
Dura la reazione di Elly Schlein, che ieri si era espressa sulla possibilità di candidare alle prossime europee di giugno Ilaria Salis, sulla decisione del tribunale ungherese: «Ilaria Salis resterà in carcere a Budapest. Dopo essere stata portata ancora una volta in Aula catene ai polsi, alle caviglie e guinzaglio, oggi i giudici ungheresi hanno deciso anche di negarle gli arresti domiciliari. Uno schiaffo irricevibile ai diritti di una persona detenuta, di una nostra connazionale. Ci aspettiamo che il governo di Giorgia Meloni reagisca, subito».
Oggi il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli si è espresso ricordando che «spetta a noi cercare di difendere i nostri concittadini. Non mi sento di assolvere automaticamente il comportamento della Salis su quello che è successo. Però è una cittadina italiana e il governo farà tutto il possibile per difenderla. Ancora in catene? Ricordo che anche in Italia Tortora era stato portato in catene in tribunale. La giustizia italiana è andata avanti, ci sono altri rispetti, e noi siamo orgogliosi di questo».
In tribunale a Budapest anche il fumettista Zerocalcare
L’artista romano, noto per il suo coinvolgimento in diverse cause controverse, sta raccontando la vicenda di Ilaria Salis in un reportage a puntate sul settimanale Internazionale. Il fumettista vuole infatti tenere alta l’attenzione sui punti torbidi della situazione e delle violazioni dei diritti umani a cui l’accusata è stata finora sottoposta. È un esempio l’impossibilità ad avere prodotti per l’igiene e assorbenti, ma anche la diffusione della foto e dei dati personali di Salis su siti estremisti ungheresi a poche ore dall’arresto.
Intanto Gabriele Marchesi non dovrà subire il processo in Ungheria
Intanto oggi si è pronunciato anche la Corte d’appello di Milano, rigettando la richiesta di espatrio dell’Ungheria per il 23enne Gabriele Marchesi, l’altro accusato con Ilaria Salis. Una decisione raggiunta anche per il «rischio reale di un trattamento inumano e degradante» nelle carceri ungheresi e «timori di reali rischi di violazione dei diritti fondamentali». Inoltre l’Ungheria non rispetterebbe il principio di proporzionalità: è impensabile per l’ordinamento italiano discutere una pena di reclusione tra i 2 e i 24 anni per lesioni potenzialmente mortali, quando la vittima ha ricevuto cinque giorni di prognosi.
«Io sono stato un pm di confine in tempi in cui i rapporti tra autorità giudiziarie erano quasi inesistenti», ha commentato il pm Cuno Tarfusser davanti alla Corte d’Appello. «Il Consiglio Europeo del 1999 ha creato lo spazio unico europeo per facilitate la cooperazione e fondato sul principio del reciproco riconoscimento dei provvedimenti giudiziari, dell’equo processo e di tutti gli altri principi, che sono alla base dei Mandati di arresto europei (MAE)».
Per Tarfusser, che oggi ha parlato contro la consegna di Marchesi all’Ungheria di concerto con il suo avvocato difensore, non si tratta di una questione politica. «Sappiamo cosa succede fuori da questa porta e bisogna tenerne conto. L’Ungheria è uno Stato che ha abbandonato questa idea che sta alla base dello spazio unico europeo e si è allontanata». Anche per questo motivo, secondo il pm, la stessa Unione Europea «ha bloccato dei fondi per alcuni interventi giurisdizionali ungheresi e sono tutti fatti che dimostrano l’abbandono di questa strada».
Direttive europee non rispettate nel caso di Ilaria Salis
Secondo Roberto Salis, padre di Ilaria, il respingimento dei domiciliari sarebbe «l’ennesima prova di forza del governo Orban. Mi pare palese che ci sia una posizione del governo ungherese di infischiarsene delle direttive europee e questo leva anche un po’ il velo sulle responsabilità del governo italiano», poiché «il governo ungherese ha deciso di perpetrare questo atteggiamento inaccettabile per uno Stato che appartiene all’Unione europea».
La prossima udienza per Ilaria Salis in Ungheria è fissata per il 24 maggio.
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