La politica nel suo significato originario e più nobile è una scienza e non una mera opinione, uno strumento e non un fine. Peccato che nonostante ne siamo un po’ tutti consci, le scuole di formazione politica dei partiti hanno fallito.
E ciò è dimostrato dalla scarsissima qualità dei politici odierni e dall’aumento costante e progressivo dei nostri quotidiani problemi. Idem quanto ai “professoroni” universitari: sappiamo come si fa carriera in politica e negli atenei…
Noi cittadini, ma anche i partiti, abbiamo bisogno di artigiani della pubblica amministrazione innovatori e visionari; di persone già formate e competenti che si siano distinte per eccellenza e capacità ciascuno nella propria sfera di azione, disposte ad ampliare le proprie conoscenze e cognizioni al fine di metterle a servizio della comunità.
La funzione originaria della politica
Per governare bene occorre in primis conoscere i regolamenti e gli statuti degli enti locali. In secundis avere cultura politica a partire dalla storia di Alessandro Magno e i Tolomei per poi proseguire con l’antica Grecia fino ad arrivare ai Romani.
Poi Carlo Magno e Federico Barbarossa. E Machiavelli, la storia della Serenissima Repubblica di Venezia e del Rinascimento fiorentino dovuto sia alla corte urbinate che a Lorenzo De Medici, per poi arrivare ai filosofi illuministi e inglesi del ‘700 e ‘800 e andare avanti con Cavour, il Risorgimento mazziniano, i padri del socialismo italiano, don Luigi Sturzo e La Pira, e aggiungo anche l’epopea di Gorbaciov.
E per la mia esperienza diretta dico che unire le migliori conoscenze e fare la sintesi delle ideologie alla ricerca di minimi e massimi comuni denominatori e fulcri è la strada che io stesso ho appreso da anni e conseguentemente applicato per arrivare dove mi trovo oggi, ossia dove sono giunto unendo a quelle gli insegnamenti filosofici, sapienziali e del Vangelo che conducono a praticare la via della giustizia e dell’uguaglianza, dunque della libertà responsabile e consapevole.
Vangelo che insegna che non c’è miglior re di chi prima di diventarlo sia stato prima servo. Potrei scrivere in merito a questi temi un saggio e non nego che prima o poi non mi toglierò anche questa soddisfazione.
Infine, occorre aver viaggiato e molto imparato da altrui esperienze, confrontandosi con reciproco rispetto tra credenze, culture e tradizioni: Roma Caput Mundi Docet!
Stefano Lesti, giornalista e saggista
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