Angela Giordano per Liguria Day A Genova, come in gran parte d’Italia, le visite d’Istruzione hanno un costo proibitivo, escludendo in tal modo molti studenti. Le gite scolastiche sono “un momento formativo”e una “prova di autonomia” per ogni allievo, che non dovrebbe essere pregiudicato dal reddito della famiglia d’origine. Eppure sempre più spesso, sebbene la Scuola sia pubblica, sussistono “ostacoli di natura economica” che impediscono l’estrinsecarsi di queste “occasioni di studio e approfondimento”, ma anche di interazione e di relazione tra studenti, che sono in una età in cui vanno a porre le basi della loro personalità individuale, nonché del senso di ciò che è, sentirsi “gruppo”, e quindi comunità.
Continua tuttavia, di anno in anno, l’ingiusto fenomeno delle “gite d’oro”, i cui costi sono proibitivi per tante famiglie e subordinano appunto, la partecipazione alla visita d’istruzione, e potremo dire, la fruizione del diritto stesso allo studio, alla disponibilità economica e che , ad una lettura più attenta, impediscono di fatto “l’ inclusione” di una buona parte degli studenti, a prendere parte alla gita scolastica, che dovrebbe esser estesa a tutti, con una previsione di spesa ad hoc. E’ compito delle Istituzioni farsi carico “di rimuovere gli ostacoli economici” , come cita del resto l’art. 3 della nostra Costituzione, prevedendo strumenti che permettano di rendere anche tali visite di istruzione fruibili a tutti.
In una Scuola realmente inclusiva ed attenta all’uguaglianza sostanziale, la gita d’istruzione dovrebbe essere considerata un diritto, ed è inaccettabile che si perpetrino iniquità e diseguaglianza sociale. E’ una sottile discriminazione che impone a chi “ non può”, di restare a casa, malgrado il tanto esibito merito, e nonostante l’ offerta formativa debba essere garantita, ma che in realtà lascia indietro le fasce deboli, in una espressione che non è solo “di svago”, ma effettivamente andrebbe “accorpata” nella estrinsecazione del diritto dello studente, che non deve subire, per “la miopia delle Istituzioni”, di vedere violato in senso formale, il diritto a percepirsi tale, alla stregua dei suoi compagni più abbienti. Questa “disattenzione” si sconta in termini di giustizia sociale, quando poi basterebbe prevedere un “ tetto di spesa ”alle visite d’istruzione e un adeguato e finalizzato “supporto” alle famiglie degli studenti meno abbienti, mediante la creazione di fondi, per evitare queste “situazioni di esclusione”, che possono essere assimilabili a discriminazioni sociali, intollerabili, nel 2024.