E’ atterrato ieri in Italia un C-130 dell’Aeronautica Militare con a bordo tanti bambini palestinesi bisognosi di cure. I piccoli pazienti saranno immediatamente distribuiti tra i principali ospedali di Roma, Firenze e Genova.
Ieri sera il volo ha fatto un primo scalo all’aeroporto di Ciampino dove i primi pazienti sono arrivati all’ospedale Bambin Gesù di Roma. Il viaggio è poi proseguito fino all’aeroporto di Pisa da cui i bambini hanno poi raggiunto nella notte gli ospedali di Firenze e il Gaslini di Genova.
Nel 1931 Gerolamo Gaslini disse: “Quest’Istituto non deve fare distinzione di stati legali […] e fare in modo che queste creature, rese sacre dall’avverso destino, possano trovare nella vita come tutte le altre la loro parte di amore e crescere e maturare in energie feconde nell’interesse sociale” da allora la missione dell’ospedale è sempre stata evidente e lodevole.
Pazienti palestinesi in cura al Gaslini, i primi arrivati
Il primo volo ha portato in salvo dieci bambini, di cui tre sono arrivati all’ospedale genovese. In totale in quest’operazione di Difesa saranno cento i bambini palestinesi coinvolti, grazie anche all’aiuto dell’equipe del Gaslini che la scorsa settimana si era recata in Palestina proprio per cominciare a coordinare i trasferimenti.
Un impegno lodevole, un’equipe chirurgica dell’ospedale pediatrico ligure composta dal Gianluca Piatelli, direttore UOC Neurochirurgia, Mattia Pacetti, neurochirurgo e dall’infermiera Maria Elena Formaggio è partita per andare a realizzare gli interventi neurochirurgici più urgente.
Tra i bambini accolti presso gli ospedali italiani ci sono feriti da esplosioni e bombardamenti, colpiti da ustioni ma anche tumori.
«Questo accordo ci ricorda quanto sia importante fare in modo che il diritto alla salute di ognuno, soprattutto dei più piccoli, sia sempre tutelato, senza discriminazione e in egual modo in tutto il mondo – ha aggiunto il direttore generale Renato Botti – Oggi il Gaslini porta il suo contributo clinico e formativo in Angola, Sudan, Pakistan, Kazakistan, Iraq Tunisia, Libia. Da anni la nostra missione è dare nuova vita a ciò che il nostro fondatore Gerolamo Gaslini dettò nell’atto costitutivo dell’Istituto». Ancora Botti tiene a “ringraziare tutti gli operatori che si sono resi disponibili a partecipare personalmente alle missioni e quelli rimasti in sede, che stanno lavorando incessantemente per garantire le attività ordinarie dell’Istituto e per preparare l’accoglienza dei pazienti in arrivo dalla guerra. Un grande lavoro di squadra fondamentale per il successo della missione. Il nostro plauso va anche, all’Unità di Crisi della Farnesina per il delicato lavoro diplomatico ed alla preziosa collaborazione instaurata con la Marina Militare e con l’equipaggio di Nave Vulcano per tutto il supporto fornito” ha sottolineato.