Il 12 Gennaio scorso è stato riaperto al pubblico, dopo quasi cento anni, il Parco Archeologico del Celio ed è stato inaugurato al suo interno il nuovo Museo della Forma Urbis, dove è custodita una enorme e meravigliosa mappa marmorea dell’antica Roma.
Il Parco Archeologico e il Giardino
Il Parco del Celio è situato nella parte settentrionale del Colle omonimo, nel lato che guarda al Colosseo. Gli interventi che sono stati condotti per il recupero e la valorizzazione dell’area hanno riportato agli antichi splendori importanti testimonianze della Roma antica. E’ possibile infatti accedere al magnifico giardino, che è un vero e proprio museo a cielo aperto, dove poter osservare reperti epigrafici e architettonici organizzati per nuclei tematici, provenienti in parte dalle collezioni dell’ex Antiquarium Comunale, in parte da scavi risalenti alla fine dell’Ottocento.
Il Parco è infatti il risultato di numerose modifiche dovute ad altrettanti passaggi di proprietà: dalla Vigna Cornovaglia nel Cinquecento, dal nome della famiglia che aveva acquistato l’area per trasformarla, appunto, in vigna, all’Orto Botanico in periodo napoleonico, poiché i francesi durante l’occupazione di Roma (1809-1814) vi riversarono tutta la terra estratta durante gli scavi intorno al Colosseo, al Palatino e al Foro Romano, formando una collinetta di 18 metri che divenne negli anni un giardino, fino al 1835, quando papa Gregorio XVI commissionò all’architetto Gaspare Salvi la realizzazione di una “passeggiata pubblica”.
La moltitudine di reperti di cui è costellato il Giardino è un insieme ordinato di storia e cultura: si possono vedere, nell’area dedicata alle divinità, rilievi ancora intatti come quello votivo raffigurante Ercole, frammenti decorativi di nobili abitazioni, di semplici case o di edifici pubblici, e ancora parti di statue, elementi sepolcrali, tombe monumentali come quella di Servio Sulpicio Galba (3a.C.-69 d.C.), cippi usati per la delimitazione dell’alveo del Tevere, sarcofagi, resti architettonici e molto altro che permettono al visitatore di immergersi nell’atmosfera dell’antica Roma camminando tra una quantità enorme di memorie del passato.
Il Museo della Forma Urbis
Nell’edificio che un tempo ospitava la palestra dei Vigili Urbani, realizzata nel 1929 come struttura della GIL (Gioventù Italiana del Littorio), all’interno del Parco, è stato inaugurato il nuovo Museo della Forma Urbis, nel quale è possibile ammirare una spettacolare mappa marmorea di Roma antica, sapientemente ricostruita per essere osservata e ammirata dai visitatori.
La Forma Urbis Romae è un’enorme mappa della città realizzata in marmo, incisa su 150 lastre, ed era stata commissionata dall’imperatore Settimio Severo tra il 203 ed il 211 d.C. Un tempo esposta nel Tempio della Pace, in seguito ricompreso nel complesso dei Santi Cosma e Damiano, nel Foro Romano, era affissa su una grande parete per mezzo di perni di ferro, ed aveva una grandezza di circa 18 metri per 13, spazio che corrisponde all’attuale facciata della Basilica.
Oggi i frammenti della mappa sono collocati sul pavimento della sala principale del Museo, sovrapposti, come base planimetrica, alla Pianta Grande di Roma dell’ingegnere e architetto Giovan Battista Nolli del 1748. In questo modo è possibile per i visitatori orientarsi camminando sopra un pavimento trasparente che protegge i preziosi frammenti in marmo e allo stesso tempo permette di passare da una zona all’altra della città curiosando tra l’antico e il contemporaneo.
La Forma Urbis era stata scoperta nel 1562 e durante i secoli ne sono andate perdute molte parti. Quelle che ci rimangono oggi sono infatti circa un decimo del totale. Nel 1742 divenne parte delle collezioni dei Musei Capitolini. L’ultima e la più recente esposizione era stata allestita tra il 1903 ed il 1924 nel giardino del Palazzo dei Conservatori e poi, fino al 1939, all’Antiquarium.
Lo spazio suggestivo del Celio, circondato da altre meraviglie della città, come il Colosseo, Villa Celimontana, la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, può finalmente tornare ad essere utilizzato, visitato e apprezzato da tutti. Dopo un secolo di chiusura è stato riaperto un meraviglioso giardino archeologico nel cuore di Roma.