A captare le onde gravitazionali…
Mah.. non credo che nessun fisico, nessuno studioso dell’universo e della cosmologia abbia mai pensato di usare i baffi (tecnicamente “le vibrisse”) dei gatti per studiare le deformazioni dello spaziotempo e le onde gravitazionali che da queste deformazioni ne conseguono.
Vero è peraltro che le vibrisse dei felini sono una affascinante stuttura biologica; come affascinanti sono in realtà i felini, tutti i felini, dal punto di vista estetico e funzionale.
Le vibrisse sono un valore aggiunto al già grande fascino dei gatti.
Sono un organo di senso, un organo tattile che li aiuta a muoversi nell’ambiente, soprattutto di notte; dà loro indicazioni sulla posizione degli oggetti e sulla loro temperatura e percepiscono lo spostamento d’aria provocato dal movimento degli animali che si trovano nelle vicinanze, utile per intrattenere relazioni sociali…o bellicose.
Diamo quindi per scontato che nessun gatto, né alcun altro animale fornito di vibrisse (ne hanno anche i roditori e altri mammiferi) sia in grado tramite esse di percepire nulla di interessante dal punto di vista cosmologico, però… però a volte i gatti hanno dei comportamenti che fanno pensare che abbiano davvero qualche proprietà “extra-terrena” che noi semplici umani non riusciamo nemmeno a immaginare.
Ad esempio, a volte i gatti, o per lo meno i miei gatti (ne ho cinque) sembrano viaggiare nello spaziotempo. Ma andiamo con ordine…
“Mentre parlavano di queste cose, Gesù stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Sconvolti e pieni di paura credevano di vedere un fantasma (Lc, 24, 36).
Ci sono moltissime differenze tra Gesù risorto e i miei cinque gatti, naturalmente. Ma c’è almeno una somiglianza ed è che anche i gatti, a volte, “stanno in mezzo a me” così come Gesù stette in mezzo agli Apostoli. Cioè compaiono improvvisamente vicino a me senza che io li abbia visti o sentiti arrivare. Luca non dice che Gesù arrivò, che bussò alla porta, che la aprì e si avvicinò agli Apostoli. No, dice che “éstē en mèsō autôn / stette in mezzo a loro”. Usa il verbo ìstēmi in forma intransitiva, è un verbo di stato, non di moto. Prima non c’era e improvvisamente è lì tra loro.
Coi gatti in giardino (soprattutto con Rocco e Paprika) a volte è uguale: magari non ne ho notizie da qualche ora e mi chiedo dove siano andati, magari sta diventando notte e vorrei che entrassero in casa… allora cerco, chiamo a voce alta, sussurro, fischio, percorro tutto il giardino ma non vedo nessuno ovunque giri e rigiri lo sguardo. C’è il deserto felino intorno a me.
Ma basta un battito di ciglia ed ecco che sono lì, a dieci centimetri da me, sbucati da chissà dove e soprattutto chissà come, si palesano improvvisi senza aver fatto il minimo rumore, il minimo sussurro, il minimo fruscio di foglia… Quattro femtosecondi fa lì non c’era nessuno e adesso lì proprio lì c’è Rocco immobile con la faccia innocente e i baffi (sorry, le vibrisse) che vibrano piano e mi guarda dicendo “papà perché fai tanto casino, non vedi che sono qui vicino a te? Entriamo in casa dai, che ho fame“.
Solo i gatti riescono a viaggiare nei tunnel dello spaziotempo con tanta disinvoltura. Sono la versione macroscopica delle particelle virtuali del vuoto quantistico che appaiono e scompaiono istantaneamente, le fusa sono il rumore dei loro neutrini tau. Al CERN lo sanno che i neutrini quando viaggiano da Ginevra al Gran Sasso fanno ron ron?