Processo Morandi, riprendono le udienze

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Processo Morandi, riprendono le udienze. Esame per i testimoni chiamati dal responsabile Spea Maurizio Ceneri e dichiarazioni spontanee della dirigente dell’azienda Serena Alemanni. Annunciato un risarcimento di dieci imputati a parti civili minori, il verdetto definitivo previsto non prima dell’anno prossimo.

Riprendono le udienze

Dopo la pausa dovuta alle festività riprende l’attività del tribunale di Genova, con il processo per il crollo del ponte Morandi risalente al 14 agosto 2018. Cinquantotto gli imputati alla sbarra ritenuti responsabili della morte di 43 persone e degli altri gravi reati.

Nelle prossime settimane si procederà con l’esame di tre testi (Milanese, Del Bo e Bevilacqua), dell’imputato Maurizio Ceneri, responsabile ufficio collaudi e controlli di Spea (Società Progettazioni Edili Autostradali). Verranno anche analizzate le dichiarazioni spontanee di un altro imputato, Serena Alemanni, responsabile ufficio sorveglianza 1° tronco di Genova anch’essa di Spea.

Nelle ultime udienze, era intervenuto proprio il marito della Alemanni, che per mettere in evidenza l’imprevedibilità del crollo del ponte, aveva sottolineato come transitasse quotidianamente sul Morandi con il figlio piccolo.

Il risarcimento avvenuto durante le festività

Secondo quanto annunciato stamattina nel corso del processo, sono 193 le parti civili minori che nel corso delle festività sono state risarcite da dieci imputati di Aspi.

Tra questi, gli ex vertici di Aspi Giovanni Castellucci, Paolo Berti e Michele Donferri Mitelli, l’ex Ad di Spea Antonino Galatà. Gli altri imputati sarebbero invece Fulvio Di Taddeo, Mauro Malgarini, Massimo Meliani, Riccardo Mollo, Matteo De Santis e Riccardo Rigacci. Nessuna informazione sulla cifra, che comunque, secondo un comunicato dei legali di parte civile:

“Permette alle persone fisiche e giuridiche interessate di ottenere una somma a titolo di parziale ristoro dei danni subiti e le lascia libere di agire/proseguire nella tutela di tutti i propri diritti e richieste risarcitorie di ogni tipo e in qualsiasi sede, verso ogni altra persona fisica o giuridica, ad eccezione delle poche persone fisiche con le quali hanno concluso l’accordo.”

La transazione non riguarda il Comitato parenti vittime del ponte Morandi e, si specifica nel comunicato, “Non include né modifica alcun diritto dei familiari delle persone decedute nel crollo.”

Appuntamento a fine marzo

Adesso, i giudici Lepri, Polidori e Baldini si prefissano tre udienze a settimana, così da concludere gli esami dei testi delle difese entro fine marzo. I documenti sarebbero circa 200, dopo lo stralcio di oltre 130 nomi da parte degli avvocati degli imputati.

Proprio a marzo sarebbe quindi possibile procedere con il cuore del processo, cioè il confronto fra i tecnici di accusa e difesa per stabilire le cause effettive della caduta del ponte. Su questo, si esprime l’avvocato del Comitato familiari vittime Morandi Raffaele Caruso, confermando la tesi sostenuta dai pm dell’accusa e dai militari della Guardia di finanza che hanno condotto in primo luogo le indagini:

“Le cause del crollo sarebbero la corrosione dei cavi dello strallo lato sud della pila 9 del ponte, corrosione ben nota alla società autostrade perché sulle pile gemelle, soprattutto sulla pila 11 che infatti era stata rifatta nel 1992 con la sostituzione dei cavi d’acciaio poi posti all’esterno della pila in modo da essere meglio monitorati.”

Non sono d’accordo gli imputati. Inizialmente, avevano addirittura dichiarato che il cedimento sarebbe stato indotto da un rotolo d’acciaio caduto da uno dei tir poi precipitati nel viadotto. I legali degli imputati, per il momento, non si sbilanciano, rimandando quindi tutto a marzo. Il verdetto della tragedia potrebbe così giungere solo nei primi mesi del 2025.

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