“Legge bavaglio”, la protesta dei giornalisti liguri. All’evento “Un anno di Cronaca”, organizzato dal Gruppo Cronisti Liguri, un minuto di silenzio dei presenti sul palco con la bocca coperta.
Che cos’è la nuova “legge bavaglio” e chi l’ha proposta
In molti l’hanno definita “legge bavaglio”, dal M5S alla Repubblica, dalla politica alle grandi testate. Approvato nella giornata di ieri dalla Camera, l’emendamento proposto dal deputato di Azione Enrico Costa ha visto esprimersi favorevolmente 160 voti, tra Azione e Italia Viva, contro i soli 70 a sfavore di M5S, Avs e Pd.
Il ddl vieterebbe ai giornalisti di poter pubblicare, integralmente o per estratto, il testo di ordinanze di custodia cautelare, ovvero di quel provvedimento che ha a che fare con le indagini preliminari, in cui si stabilisce se una persona accusata di un certo reato debba andare a processo ed, eventualmente, essere limitato nelle proprie libertà (attraverso arresti domiciliari o detenzione in carcere ad esempio).
Il dissenso dei giornalisti
I giornalisti non hanno tardato nell’esprimere il proprio dissenso. Nella giornata di ieri, l’evento “Un anno di Cronaca” del Gruppo Cronisti Liguri si è aperto con un minuto di silenzio, in cui i giornalisti si sono presentati sul palco con la bocca coperta. Un gesto che ben riassume la percezione della stampa del nuovo emendamento, come una forma di forte limitazione.
L’Associazione Ligure dei Giornalisti e il Gruppo Cronisti Liguri, con tale protesta, accolgono la proposta della FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana), che ha già richiesto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di non firmare l’emendamento.
Il timore dei giornalisti è che la legge possa creare gravi distorsioni da parte della stampa nei diritti. Questo perché l’emendamento, entrando in vigore, vieterebbe la pubblicazione dei testi delle ordinanze, ma non di riportarne il contenuto. Un altro motivo di preoccupazione è poi dato dal fatto che le ordinanze cautelari sono tra i pochissimi atti processuali che possono essere riportati dai giornalisti nella fase di indagine preliminare.
L’idea di Enrico Costa
L’idea proposta da Costa nasce dalla ricerca di una maggiore tutela nei confronti degli indagati. La pubblicazione delle ordinanze cautelari, propagate a ripetizione dai media, secondo il deputato contribuirebbe ad accrescere la percezione di colpevolezza dell’indagato in una fase ancora precoce. Questo perché il giudice, in tale condizione, potrebbe anche cambiare completamente la propria idea sull’imputato, arrivando addirittura a scagionarlo.
Tale documentazione, inoltre, molto spesso contiene anche elementi particolarmente personali, come intercettazioni telefoniche o aspetti della vita privata dell’indagato. Tutti indizi utili alla risoluzione delle indagini, ma che potrebbero andare a minare la privacy dell’imputato.