E’ arrivata la condanna per Filippo Giribaldi, il no vax 42enne che aveva ucciso a colpi di pistola Manuel Di Palo il 25 aprile scorso. La vittima aveva 37 anni, era stato esponente di CasaPound ed è stato ucciso dal suo killer in via Polleri al Carmine. La causa dell’omicidio una donna contesa perché frequentata da entrambi e anche da una terza persona.
La sentenza è arrivata ieri a mezzogiorno dalla corte di assise che ha inflitto all’imputato una pena relativamente breve: infatti Filippo Giribaldi è stato condannato a 13 anni e 4 mesi, a cui si vanno ad aggiungere 2 anni e 4 mesi per il porto abusivo di arma, 1 anno e 8 mesi per la ricettazione della pistola e 8 mesi per detenzione di armi da fuoco che in totale quindi sono 18 anni di condanna.
Una pena che non soddisfa la richiesta del pm Eugenia Menichetti che invece aveva chiesto 24 anni e 10 mesi perché per Giribaldi c’era da considerare anche l’aggravante per futili motivi, vista la motivazione che ha fatto scoppiare la litigata poi sfociata in tragedia.
Omicidio del Carmine, Filippo incensurato trasformato in assassino dalla droga, le dichiarazioni
Una tragedia dovuta alla droga come ha detto anche Giribaldi quando ha chiesto scusa:
“Ho sparato un colpo e ho distrutto due vite. La mia e la sua. Il crack mi ha affondato. In quel periodo spendevo anche 300 euro a settimana per farmi e anche quel giorno avevo fatto uso di droghe”
Una causa su cui sia la difesa sia l’accusa concordano. A trasformare Giribaldi in assassino è stata la droga, lo confessa anche il papà: “fino a dieci anni fa era un ragazzo sereno che aveva realizzato il suo sogno di lavorare in ambito marittimo e poi è caduto nella tossicodipendenza e da li lo abbiamo perso. Abbiamo provato ad aiutarlo in tutti i modi ma non c’è stato niente da fare”.
Le reazioni dell’accusa
Dall’accusa invece c’è rammarico per l’esito della sentenza come racconta l’avvocato della mamma della vittima Alessio Conti:
“Per la madre è un altro duro colpo. Anche se non c’è nulla che può ripagare dalla morte di un figlio, un bravo ragazzo che non meritava di morire in questo modo.”
Soddisfatti invece i legali della difesa anche se ritengono eccessive le accuse per i reati satelliti che hanno fatto appunto salire la pena complessiva a 18 anni.
Foto di copertina: Genova Repubblica
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