E’ arrivata la sentenza del processo a MediaStrade di Asti riguardo “l’infortunio” dell’operaio al lavoro tra i caselli di Chiavari e Lavagna nel 2018: non c’è stata nessuna auto pirata ma è stato tutto studiato a tavolino, una bugia per coprire un infortunio sul lavoro.
Il fatto avvenne il 10 ottobre 2018: quel giorno un gruppo di operai era impegnato in una giornata di lavoro nel tratto autostradale tra Chiavari e Lavagna. La denuncia arrivò quella mattina, in cui si raccontò che un collega 32enne era stato investito all’alba da un’auto pirata. A raccontarlo i “testimoni” che dicevano di averlo visto sbalzare in avanti per diversi metri, immediatamente dopo il malcapitato venne trasferito all’ospedale in codice rosso.
Da subito gli inquirenti si misero al lavoro per trovare il fantomatico colpevole: scoprendo che su quel tratto, all’ora indicata, passò una sola vettura che riuscirono a rintracciare ma che non era assolutamente coinvolta nel crimine.
Dopo qualche settimana una telefonata anonima: l‘autore della chiamata alla Procura racconta di non esserci stato nessun investimento ma che l’operaio era precipitato dal tratto iniziale del viadotto Rio Rezza mentre era a bordo di un escavatore per il quale non era abilitato. Subito dopo il tragico incidente i colleghi lo hanno recuperato e posizionato sulla strada per simulare l’incidente.
Negli scorsi giorni è stata confermata questa ricostruzione con il verdetto: si è trattato di una bugia, l’incidente ha reso tetraplegico l’operaio che però ha continuato a proteggere il principale perché sposato con la sorella. Adesso il titolare della ditta Giuseppe Sangiorgi è stato condannato a 4 anni per lesioni e simulazione di reato mentre i dipendenti e la vittima sono stati accusati di favoreggiamento.
Foto di copertina: Riviera Time
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