Giulia uccisa da Filippo, l’appello del padre: “Ragazze denunciate, ci impegneremo a non rendere vano il sacrificio di Giulia”
La violenza sulle donne non concede tregua e l’uccisione di Giulia Cecchettin, la vittima numero 105 dall’inizio dell’anno, ha scosso in modo particolare anime e coscienze.
La giovane età dei protagonisti – 22 anni Giulia come l’ex fidanzato Filippo indiziato di omicidio – all’inizio ha fatto sperare in una fine diversa.
Con il passare delle ore, invece, la paura dell’uccisione di Giulia da parte di Filippo è lentamente diventata una triste realtà.
Il padre e la sorella della giovane vittima, seppur distrutti dal dolore, sono riusciti – anche dopo il riconoscimento della ragazza e la cattura dell’ex fidanzato – a mandare un messaggio tanto importante quanto incisivo.
Così scrive Gino Cecchettin su Facebook: “Amore, mi manchi già tantissimo. Abbraccia la mamma e dalle un bacio da parte mia”. Poi aggiunge: “L’amore vero non umilia, non delude non calpesta, non tradisce e non ferisce il cuore. L’amore vero non urla, non picchia, non uccide”.
E infine l’appello: “Ragazze denunciate, ci impegneremo a non rendere vano il sacrificio di Giulia”
La sorella Elena ha scritto una lettera dove con molta lucidità e fermezza analizza alcuni aspetti fondamentali di questa triste vicenda. Aspetti comuni, purtroppo, agli altri casi di femminicidio.
In un punto si legge: “Dato il loro privilegio e il loro potere, è dovere degli uomini educare e richiamare amici e colleghi non appena sentano il minimo accenno di violenza sessista.
Ditelo a quell’amico che controlla la propria ragazza, ditelo a quel collega che fa catcalling alle passanti, rendetevi ostili a comportamenti del genere accettati dalla società, che non sono altro che il preludio del femminicidio”.
Giulia continua a spiegare, a dirci che cos’è il femminicidio: “Il femminicidio è un omicidio di Stato, perché lo Stato non ci tutela, perché non ci protegge. Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere.
Serve un’educazione sessuale e affettiva capillare, serve insegnare che l’ amore non è possesso.
Bisogna finanziare i centri antiviolenza e bisogna dare la possibilità di chiedere aiuto a chi ne ha bisogno. Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto”.
La segretaria del Pd Elly Schlein ha subito lanciato un appello alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con l’invito a “lasciare da parte lo scontro politico e fare un passo avanti in parlamento”.
L’obiettivo quello di approvare una legge bipartisan che consenta “di introdurre l’educazione al rispetto e all’affettività in tutte le scuole d’Italia”.
Perchè “Non basta la repressione se non si fa prevenzione” è il monito della Schlein a Meloni e a tutte le altre forze politiche.
Violenza sulle donne: la vittima denuncia, ma non è tutelata
La violenza contro le donne è ormai diventato un tema purtroppo ricorrente che continua a far notizia solo quando è troppo tardi.
È un grido lanciato a gran voce quando le vittime sono già state brutalmente sgozzate, picchiate, o sparate, spesso a opera di ex mariti o fidanzati.
E, aspetto ancor più tragico, queste vittime avevano precedentemente denunciato atti di stalking da parte dei loro aguzzini.
La legge, in Italia, offre un parziale rifugio contro questa barbarie, come stabilito nell’Articolo 612 bis del Codice Penale, che sanziona chi minaccia o molesta qualcuno in modo da causare ansia, paura, o mettere a rischio la sua incolumità.
Tuttavia, non possiamo ignorare i dati sconvolgenti che ci dicono che in Italia, fino ad oggi, è stata uccisa una donna ogni tre giorni.
Sono donne picchiate, sfigurate e spesso uccise dai loro partner o ex partner.
Queste atrocità si inseriscono in una cultura maschilista profondamente radicata nella società italiana, dove l’amore è spesso travisato in una forma perversa di possesso.
Le mogli e le fidanzate sono considerate proprietà privata da utilizzare esclusivamente secondo il volere del partner che non può concepire una separazione o un cambiamento nel rapporto.
A novembre 2023 si contano 105 donne uccise, oltre la metà per mano dei compagni
Oltre la metà massacrate da mariti, ex mariti, fidanzati. Il movente? Il più gettonato è sempre lo stesso, la gelosia.
Il solito insano desiderio di possesso, l’incapacità di accettare una separazione o una partner che decide di cambiare vita.
Donne sgozzate, picchiate, sparate: spesso dopo che nella maggior parte dei casi avevano già più volte denunciato per stalking l’ex compagno.
Questi assassini non agiscono perché amano, ma perché credono che la donna sia, appunto, una loro proprietà.
Non tollerano l’idea di essere abbandonati o rifiutati e talvolta risolvono il “problema” con un colpo di pistola, spesso rivolto anche contro se stessi.
Si rende pertanto necessaria una profonda trasformazione culturale che potrebbe realizzarsi, forse, tra decenni.
Intanto la violenza continua a colpire donne di tutte le età, estrazione sociale ed educazione e concentrarsi sulla vittima è sempre più essenziale.
Le donne devono rivolgersi agli enti preposti alla loro tutela in caso di maltrattamenti, e non dovrebbero trascurare alcun segnale di abuso.
La violenza fisica inizia molto prima del tragico epilogo
Le donne devono essere in grado di intercettare i segnali che, all’interno di una relazione, stanno indicando che c’è qualcosa che non va.
Gelosia eccessiva, desiderio di possesso, tendenza a sminuire la figura altrui: sono soltanto alcuni dei comportamenti che ogni donna deve subito identificare come malati e pericolosi.
Ogni donna che si dovesse trovare in una situazione a rischio deve poi sentirsi al sicuro e procedere con una denuncia.
Spesso, infatti, un altro grave problema è la scarsa credibilità riservata alle donne che denunciano violenze.
Le richieste di aiuto molte volte vengono sottovalutate e alle donne è consigliato di risolvere autonomamente le liti familiari, anche quando si tratta di abusi gravi e ricorrenti.
Abbiamo detto che serve una rivoluzione culturale per cambiare questa realtà.
È fondamentale riconoscere i segnali di abuso e cercare aiuto per sé stesse o per gli altri.
Le vittime di violenza spesso sono donne indipendenti e autonome, che possono spaventare gli uomini insicuri.
La mentalità che gli uomini debbano essere forti e dominanti deve cambiare. La discriminazione di genere persiste purtroppo in molte forme.
Le donne continuano infatti ad affrontare giudizi sul loro aspetto, sulle loro scelte, e sulle loro carriere.
Questi stereotipi, radicati sin dall’infanzia, contribuiscono a perpetrare una cultura maschilista che ha bisogno di essere sfidata e cambiata.
ll ruolo femminile è assolutamente cruciale per la promozione di un necessario cambiamento culturale.
Stereotipi di genere: perchè vanno combattutti fin dall’infanzia
Uno dei modi principali in cui la discriminazione di genere si radica nella società è attraverso la perpetuazione degli stereotipi di genere fin dall’infanzia.
I bambini vengono spesso educati in un ambiente in cui si insegnano ruoli e aspettative di genere rigidi, che suggeriscono che le ragazze devono essere dolci e sottomesse, mentre i ragazzi forti e dominanti.
Tutti questi stereotipi si traducono in aspettative sociali che possono durare tutta la vita.
Stereotipi che contribuiscono alla persistenza della cultura maschilista e che di fatto limitano le opportunità e le prospettive delle donne in molteplici modi.
Ad esempio, le ragazze possono essere scoraggiate dal perseguire carriere in campi come la scienza e la tecnologia proprio per questi motivi.
È fondamentale provare a sfidare e a sradicare questi stereotipi fin dalla prima infanzia per spezzare il ciclo della discriminazione di genere.
Affrontare la discriminazione di genere
Affrontare la discriminazione di genere richiede tuttavia una rivoluzione culturale che coinvolge tutte le fasce della società.
Le donne devono assumere un ruolo attivo in questo processo, riconoscendo che il cambiamento inizia con un’autocoscienza e una solidarietà tra le donne stesse.
Inoltre, le donne dovrebbero essere incoraggiate a rompere il silenzio e a parlare apertamente delle discriminazioni di genere che affrontano nel loro quotidiano.
Questo coinvolgimento attivo può contribuire a sollevare l’attenzione su questioni importanti e spingere la società verso una maggiore uguaglianza di genere.
La lotta contro la discriminazione di genere è una responsabilità collettiva, e con determinazione e azione, possiamo fare la differenza.
Il ruolo della politica nella lotta alla violenza sulle donne
La politica svolge di certo un ruolo fondamentale nel combattere la discriminizaione di genere e la violenza sulle donne, poiché può influenzare l’ambiente giuridico, sociale ed economico in cui si verifica la violenza.
La politica può incrementare leggi e regolamenti che rendono illegale la violenza contro le donne.
Queste leggi possono coprire una vasta gamma di comportamenti, inclusi la violenza domestica, lo stupro, il traffico di esseri umani e l’abuso sessuale.
Le leggi devono essere rigorose e garantire che i colpevoli siano perseguiti e puniti in modo adeguato.
Naturalmente la politica deve essere in grado di promuovere la creazione di strutture di supporto per le vittime di violenza, come rifugi per donne maltrattate, linee di assistenza telefonica e centri di consulenza.
Queste risorse offrono alle vittime un luogo sicuro in cui possono cercare aiuto e supporto.
Fondamentale, poi, promuovere una sempre maggiore consapevolezza attraverso programmi di educazione incentrati sul rispetto, l’uguaglianza di genere e la prevenzione della violenza.
Questi programmi possono essere implementati nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nelle comunità per cambiare atteggiamenti culturali e sociali.
Altro compito fondamentale della politica è poter assicurare che le vittime abbiano accesso a servizi medici e psicologici specializzati per affrontare le conseguenze fisiche e psicologiche della violenza subita.
Servizi che dovrebbero risultare facilmente accessibili e gratuiti o a basso costo.
Le vittime di violenza devono inoltre poter accedere a misure di protezione giuridica, come ordini restrittivi contro gli aggressori, che impediscono loro di avvicinarsi alle vittime.
Queste misure sono cruciali per la sicurezza delle donne e devono essere affiancate da un supporto economico alle vittime di violenza.
Solo così sarà possibile lasciare situazioni abusive, senza subire ulteriori svantaggi economici, e accedere a servizi di assistenza sociale, sussidi per il reddito e programmi di riqualificazione professionale.
I compiti della politica sono molteplici e tutti importanti. Ad esempio si può promuovere la raccolta di dati e la ricerca sulla violenza contro le donne per comprendere meglio il problema, identificare i trend e valutare l’efficacia delle politiche e dei programmi di prevenzione.
Anche la collaborazione tra le forze dell’ordine, il sistema giudiziario, i servizi sociali e le organizzazioni non governative per garantire una risposta coordinata alla violenza di genere.
La politica gioca un ruolo cruciale nella lotta contro la violenza sulle donne. Attraverso leggi e politiche ben ponderate, la società può contribuire a creare un ambiente in cui le donne si sentano protette, sostenute e rispettate, e in cui la violenza di genere sia ridotta e, idealmente, eliminata.
Inoltre, gli uomini che mostrano segni di insicurezza e violenza devono essere supportati, educati a gestire le emozioni in modo sano e ad accettare la fine di una relazione in maniera adulta.
Devono imparare a chiedere aiuto e a confrontarsi con i propri problemi senza ricorrere alla violenza.
In questo contesto è essenziale che le donne che subiscono maltrattamenti siano ascoltate, sostenute e credute quando denunciano. Devono conoscere i servizi e le risorse disponibili per aiutarle ad uscire da situazioni pericolose.
Non è mai troppo tardi per chiedere aiuto. Le donne devono continuare ad alzare la voce, a denunciare e a cercare supporto, e noi come società dobbiamo continuare a lottare contro questa cultura maschilista che purtroppo persiste nel generare troppa sofferenza.
Dobbiamo farlo, insieme, anche per rispetto di tutte quelle donne che ogni anno, purtroppo, muoiono per mano di uomini violenti.
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