Una tavolozza di sedie rosse vuote, ciascuna una silenziosa testimonianza del vuoto lasciato dal femminicidio, sarà presto esposta nell’edificio del consiglio regionale della Liguria. Queste sedie, non solo mobili ma ora opere d’arte, sono state trasformate da artisti di fama nazionale e simboleggiano le vite strappate brutalmente dal femminicidio. Da palazzi storici a biblioteche, queste sedie hanno trovato posto in diversi angoli della città e oltre, ricordando vittime come Veronica Abbate. Femminicidio Basta con la retorica del tutti possono tutto.
Il trio di genovesi dietro questo potente messaggio comprende Deborah Riccelli, una scrittrice e esperta in materia di violenza di genere; Gabriella de Filippis, un’avvocata; e Ivano Malcotti, un pedagogista e presidente della Socrem. Insieme, hanno dato vita a questo progetto che si estende ben oltre i confini di Genova.
La sedia che verrà posizionata nel consiglio regionale non è solo un presidio fisso ma anche un simbolo di un movimento che grida per l’azione, non solo parole, contro il femminicidio. La realtà sconcertante del femminicidio, come evidenziato dal recente caso di Giulia Cecchettin, ci interroga su come, nonostante una maggiore sensibilizzazione, la violenza persista.
Femminicidio Basta con la retorica del tutti possono tutto.
Secondo Riccelli, il problema radica in una società che spinge i giovani verso un’insana competizione e un bisogno ossessivo di possesso. La mancanza di capacità di accettare il rifiuto e la pressione di essere sempre i migliori alimentano queste tragedie. Aggiunge che i social media, spesso ritraenti vite perfette, giocano un ruolo significativo ma fuorviante nella formazione di questi atteggiamenti.
Infine, Riccelli sottolinea la necessità di riforme legislative per garantire non solo una punizione certa ma anche la protezione continua per le vittime anche dopo la denuncia. Un grido per una maggiore consapevolezza e azione legislativa risuona attraverso ogni sedia rossa vuota, un simbolo potente di perdita e un monito contro la violenza.