Nella giornata di ieri, sabato 18 novembre, il ragazzo di 17 anni e di cittadinanza italiana ha sostenuto l’interrogatorio di convalida del fermo per l’omicidio di Ahmed Chawqui, il marocchino 55enne accoltellato mercoledì nella sua casa alla Foce. Il giovane, difeso dall’avvocato Lo Greco di Torino e De Rosa di Genova, si era consegnato alle forze dell’ordine già nella giornata di giovedì, ma ha sostenuto la tesi della legittima difesa nel corso dell’interrogatorio. Il giudice ha convalidato e disposto la custodia in carcere per il pericolo di fuga e per la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza.
Il giovane si sarebbe recato a casa di Chawqui con la scusa di un rapporto sessuale per rapinarlo
La versione fornita dal giovane, infatti, non convince per ora gli investigatori della squadra mobile, guidati dal primo dirigente Gianfranco Minissale e dal commissario capo Federico Mastorci.
In particolare la violenza della risposta del ragazzo, stando alle coltellate rinvenute dal medico legale Francesca Fossati sul corpo – una decina al torace e all’addome. Il fatto che l’omicida si sia recato all’appartamento già armato di coltello farebbe pensare a un tentativo di rapina finito male.
Dai reperti raccolti già mercoledì dalla polizia scientifica, che ha analizzato meticolosamente la scena dell’omicidio alla Foce, non ci sarebbero segni di un’aggressione da parte della vittima. Dunque la versione della legittima difesa non convince.
Inoltre, il 17enne aveva dato una storia diversa, al momento del fermo, raccontando di aver incontrato l’uomo per chiedergli di smettere di molestarlo via chat.
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