Da diversi anni le truffe via whatsapp causano raggiri per cifre anche consistenti giocando sull’emotività e spesso sull’età avanzata delle vittime. Di solito prendono di mira gli anziani ma non soltanto, con ricatti morali ed emotivi importanti: i truffatori si fingono i figli o altri parenti, propongono con una scusa ragionevole per aver cambiato numero e chiedono denaro per risolvere un’emergenza impellente, che potrebbe avere conseguenze pesanti. La truffa è particolarmente infida proprio perché gioca sull’emotività di madri e padri che si attivano prontamente per aiutare i propri cari, senza farsi domande sulla credibilità della situazione.
Tra le vittime potenziali però questa volta è finito anche il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Teo Luzi
Il militare, che non è cascato nell’inganno, ha attivato subito le indagini per capire da dove provenisse la comunicazione truffaldina. Grazie agli accertamenti investigativi, i Carabinieri sono riusciti a risalire a un indirizzo IP associato a un appartamento di Cornigliano, dove è stata effettuata un’accurata perquisizione. L’operazione, sotto la guida del colonnello Michele Lastella, si è così accorpata alle indagini già in corso della sezione genovese dell’Arma, da tempo al lavoro su truffe come questa.
Nei guai è finito un giovane studente ucraino che vive in Italia da diversi anni e si è qualificato come “super esperto di computer”, tuttavia ha ribadito di non essere responsabile di alcun illecito. Tuttavia non ha saputo spiegare ai militari la presenza nel suo appartamento di circa 25mila euro in contanti, né di decine di dispositivi mobile tra tablet e cellulari e altrettante carte di credito.
Il materiale sospetto è al momento sotto sequestro, mentre i Carabinieri stanno valutando di quali reati accusare il 21enne: si ipotizza truffa e tentata truffa aggravata, ma non si esclude nemmeno il riciclaggio. A seguito della perquisizione la Procura di Genova ha ricevuto comunicazione urgente di aprire un’inchiesta, anche per convalidare il sequestro e l’analisi degli oggetti rivenuti sulla scena, in particolare dei telefoni e dei tablet.
Non si esclude inoltre il coinvolgimento della madre del giovane hacker, una donna ucraina di 44 anni, da tempo a sua volta nel nostro Paese. La casalinga avrebbe tenuto i rendiconti dei guadagni ottenuti dalle truffe, un ruolo secondario ma che potrebbe comunque causarle conseguenze penali non irrilevanti. Sarà ora compito della Procura vagliare la posizione di madre e figlio.
Truffe su Whatsapp, come funzionano
A seconda del momento storico il contenuto cambia e si adatta, ma lo schema è sempre lo stesso. Durante il primo lockdown anche a Genova decine di anziani hanno ricevuto suppliche in cui i truffatori si fingevano figli o nipoti contagiati e in fin di vita in ospedale. Dopo aver terrorizzato le vittime, imploravano di portare denaro e preziosi a una “persona affidabile” incaricata dall’ospedale per ricevere un pagamento e poter così somministrare un costoso vaccino anti-Covid sperimentale, unica possibilità di sopravvivenza. È possibile immaginare il panico delle persone truffate che, convinte di avere pochissimo tempo prima dell’irreparabile, sono corse a mettere in mano a sconosciuti tutti i loro ori e la pensione.
Passata la pandemia, la truffa su Whatsapp è stata rimodulata per rimanere credibile. «Mamma, mi si è rotto il cellulare e dovuto cambiare SIM. Devo fare un pagamento urgente, puoi mandare dei soldi?»
Perché è così facile cascarci? Le comunicazioni rimangono abbastanza credibili, soprattutto parlando di ragazzi giovanissimi, e quando si è convinta la vittima di essere una persona cara in pericolo è facile che l’emotività prenda il sopravvento. Può essere difficile mantenere il sangue freddo e fare i dovuti controlli.
La truffa su Whatsapp continua così a fare vittime, raggirando genitori di tutta Italia
Lo schema rimane sempre abbastanza simile:
- Una prima comunicazione per segnalare un problema e giustificare così il cambio di numero
- Eventualmente, una seconda scusa per evitare chiamate vocali che svelerebbero la truffa
- Un messaggio di richiesta di aiuto per risolvere un problema urgente: un prestito scaduto, una cura salvavita, un incidente…
- Se non si risponde positivamente, continuano i messaggi sempre più disperati per spaventare la vittima e indurla ad accettare
- A questo punto, vengono suggerite le modalità di pagamento (sempre più spesso un conto all’estero, più difficile da rintracciare), continuando i solleciti a sbrigarsi e a trasferire il denaro per evitare le conseguenze
Nella modalità che sta girando in questo periodo, la modalità si concentra su prestiti da restituire: è il caso che ha coinvolto anche il collega del Secolo XIX, Simone Schiaffino, che si è visto richiedere dal presunto figlio quattordicenne del denaro per restituire un prestito online. Data la giovane età del ragazzo e l’improbabilità che avesse avuto accesso a una linea di credito senza il coinvolgimento di un genitore, il giornalista si è insospettito e ha finto di abboccare all’amo, vedendosi inviare un IBAN di una banca irlandese su cui versare il denaro. Molte altre vittime della truffa però non hanno avuto altrettanta prontezza e hanno pagato.
Suggerimenti per evitare di essere raggirati da una simile truffa
Le indagini a Genova e l’identificazione di due presunti responsabili sono un progresso importante, tuttavia non è certo che gli indagati agissero da soli, né che questa sia l’unica truffa su Whatsapp del genere attiva al momento. Per evitare di cadere vittime, si consiglia di continuare a insistere per una telefonata o una videochiamata o addirittura per vedersi di persona e parlare del problema. Oppure, chiamare ai numeri noti della persona che sta chiedendo soldi e verificare se risponde.
Per chi ha genitori o parenti anziani, può essere utile far presente questa modalità di truffe e concordare una modalità per sentirsi prima di inviare denaro. In alternativa, si possono chiamare il 112 o i numeri antitruffa per chiedere una valutazione. Il Comune di Genova ha attivato un apposito numero per cercare di arginare episodi come questi, in particolare ai danni della popolazione anziana.
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