Da questa settimana parleremo del mitraismo, della sinagoga e dei protomartiri cristiani, approfondendo un aspetto distintivo dell’antica città di Ostia: l’ospitalità e il rispetto per le tradizioni, le credenze e le fedi dell’epoca sia repubblicana che imperiale di cui si sono conservati numerosi edifici di culto.
Nell’attuale Parco Archeologico di Ostia Antica e Portus sono infatti tuttora visibili ai visitatori templi tradizionali, ma anche santuari dedicati alle divinità orientali, oltre a numerosi mitrei e sacelli ricavati spesso all’interno spazi privati.
E sono anche presenti ambienti interpretati come luoghi di culto sia ebraici che in seguito cristiani.
Ma procediamo per gradi. Il dio persiano Mitra impersonava i valori di forza, coraggio e lealtà e tra il I e il II secolo dopo Cristo era particolarmente celebrato a Ostia, dove è ancora visitabile il più grande mitreo pubblico mai rinvenuto in Europa, sia tra i soldati ma anche dai mercanti provenienti da oriente. Ma le origini e il significato del culto mitraico nell’impero romano sono controverse.
Per alcuni studiosi è la trasposizione del culto persiano di Mitra, una delle divinità della triade Ahura Mazda, Anahita, e Mitra. Ahura Mazda è in genere considerato il dio creatore, Anahita, ex Grande Madre, è la dea della natura che fa crescere le piante e nutre le creature, Mitra è il dio che distrugge, permettendo il nuovo ciclo e molto probabilmente questa caratterizzazione ha fatto di lui un dio che era proprio dei guerrieri.
Per altri, Mitra affronta il dio Sole e lo sconfigge. Il Sole allora stringe un patto di alleanza col dio donandogli la corona raggiata. In un’altra impresa, Mitra cattura il Toro e lo conduce in una caverna. Ma il Toro fugge e il Sole, memore del patto, manda al dio un corvo messaggero con il consiglio di ucciderlo.
Grazie all’aiuto di un cane, Mitra raggiunge il Toro, lo afferra per le froge e gli pianta un coltello nel fianco. Dal corpo del toro nascono tutte le piante benefiche per l’uomo, dal midollo nasce il grano e dal sangue la vite. Ma Ahriman Dio del Male, invia un serpente e uno scorpione per contrastare questa profusione di vita. Lo scorpione cerca di ferire i testicoli del toro mentre il serpente ne beve il sangue, ma invano.
Alla fine il Toro ascende alla Luna dando così origine a tutte le specie animali. Così, Mitra e il Sole suggellano la vittoria con un pasto che rimarrà nel culto sotto il nome di agape, ossia un banchetto cerimoniale, che si teneva solitamente in una stanza specifica del mitreo. In genere era a base di vino, acqua e pane, secondo uno schema molto simile a quello dell’eucarestia dei primi Cristiani.
Continua….
BIBLIOGRAFIA
– Nino Burrascano, I misteri di Mithra, Genova, Il basilisco, 1979;
– Franz Cumont, Le religioni orientali nel paganesimo romano, Laterza, Bari 1913; riediz. 1967; nuova ediz. Libreria romana (I libri del Graal), 1990, Roma;
– Ruggero Iorio, Mitra. Il mito della forza invincibile, Marsilio, Venezia 1998;
– Malandra, William, An Introduction to Ancient iranian religion (1983) ISBN 0-8166-1115-7;
– David Ulansey, I misteri di Mithra Ediz. Mediterranee, 2001, Roma.
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