Appena pubblicata, la relazione annuale del Ministero dell’Economia “Sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva” fotografa un quadro assai pesante per la nostra regione. La fotografia della Liguria infatti rende un quadro molto cupo: con l’evasione fiscale che incide sul PIL regionale per 11,7%, è la regione peggiore del Nord Italia.
Questo risultato stacca di parecchio le altre regioni del Nord-Ovest sia singolarmente (Lombardia 8,4%, Valle d’Aosta 10,5%, Piemonte 10,3%), sia come media del blocco (9,2%). L’incidenza supera perfino la media nazionale (11,6%), malgrado il peso delle regioni del Meridione, dove il “miglior” risultato è della Basilicata, che si ferma a 14,6%, l’unica a non superare il 15%.
Questi numeri sull’evasione fiscale sono legati a filo doppio con la struttura economica della Liguria, in cui hanno sempre più spazio i servizi a discapito degli altri settori produttivi
Se infatti nel sistema Italia in media è impegnato nei servizi il 70,1% dei lavoratori – e nel Nord-Ovest appena il 68% – in Liguria questo dato raggiunge il 78,9% degli occupati complessivi. Proprio il terziario è il comparto che registra più sommerso, sia a livello locale che nazionale.
Uno degli ambiti in cui si riscontra più nero sono i servizi alla persona, nei quali è occupato il 34% dei lavoratori liguri, secondo i dati INPS, ossia 30.700 addetti, di cui 27.000 donne, il 2% della popolazione regionale. Mezzo punto percentuale in più rispetto al Piemonte e +0,4% in confronto alla Lombardia. Altri settori strategici dell’economia ligure – trasporti, magazzinaggio e commercio – sono segnati da un alto tasso di prestazioni in nero, più del 22% a livello nazionale.
A creare minore evasione fiscale è l’industria, costituita principalmente da grandi e medie aziende con transazioni di alto valore più facilmente tracciabili. Per questo comparto, la media italiana dell’economia irregolare si ferma al 9,4%, tuttavia la Liguria è costituita principalmente da piccole aziende, con una media di 3,5 addetti per impresa, realtà in cui evadere è molto più semplice. La grande industria rappresenta invece solo 10% del PIL regionale, contro il 20% lombardo.
A pesare sull’evasione fiscale in Liguria, le piccole imprese e i lavoratori autonomi che non pagano l’Irpef
Secondo le stime pubblicate dal ministero, il mancato pagamento dell’Irpef nel 2020 è corrisposto a 28 miliardi e 212 milioni di euro evasi. Pur tenendo conto che l’analisi si concentra sull’anno in cui la pandemia ha colpito più duramente, bisogna comunque osservare che l’evasione delle imposte sul reddito da parte di piccole imprese e lavoratori autonomi a livello nazionale è aumentata di oltre 3 punti percentuali rispetto al 2016.
Nel 2020, l’evasione fiscale in Italia è stimata per 86 miliardi di euro. Il grosso è costituito da imposte dirette e sul reddito (IVA, Ires, Canone Rai, Irap ecc), pari a 69 miliardi. A questa cifra si sommano 7 miliardi evasi sull’Imu e sulle accise sui prodotti energetici e altri 10 miliardi tenendo conto dei mancanti contributi versati, sia da parte del datore di lavoro che del dipendente. Un numero spaventoso, per quanto in calo del 18% rispetto al picco del 2016, in cui l’evasione fiscale ha sfiorato i 107 miliardi di euro.
Genova è tra i comuni che sta ottenendo i risultati migliori nel segnalare episodi di evasione fiscale
Una nota positiva può essere considerato l’impegno del Comune di Genova a far emergere irregolarità. Ciò è stato possibile grazie alle segnalazioni qualificate dell’amministrazione all’Agenzia delle Entrate o alla Guardia di Finanza. Genova è tra i pochi comuni che a oggi hanno ottenuto risultati significativi (insieme a Bologna, Milano, Bergamo, Rimini, Torino e pochi altri). Nel complesso, tra il 2009 e il 2022 la Liguria ha segnalato situazioni d’evasione fiscale per circa 42,8 milioni di euro. Il secondo valore più alto d’Italia, dopo Lombardia e Emilia-Romagna. Se però viene messo a sistema con la popolazione, questo dato rende la Liguria la regione più virtuosa. Una piccola consolazione.
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