Riforma dei porti, secondo Rixi serve una cabina di regia nazionale senza dimenticarsi dei territori

Riforma porti, Rixi: serve regia nazionale senza dimenticare i territori

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Il viceministro alle Infrastrutture e Trasporti, Edoardo Rixi, è tornato sul tema della riforma dei porti italiani, dopo le anticipazioni rilasciate alla Genoa Shipping Week la scorsa settimana. Il focus del provvedimento, ha affermato ieri a Taranto all’assemblea di Federagenti, sarà riuscire a far coesistere centralismo e autonomie.

«È evidente la necessità di avere una regìa centrale che riguardi la portualità estesa alla logistica», spiega infatti Rixi, «ma non possiamo impedire ai territori di avere un ruolo laddove un porto rischia di diventare solo un problema per la cittadinanza».

Il leghista genovese da tempo auspica la creazione di una struttura di controllo nazionale che possa avere uno sguardo rivolto alle necessità di tutti gli scali italiani, una prospettiva che alle singole Autorità di Sistema Portuale per forza di cose manca, malgrado come avviene tra Liguria e Toscana ci siano diversi porti di rilievo in un territorio comunque piccolo. I localismi, secondo Rixi, un po’ dappertutto hanno creato infrastrutture e progetti spesso contraddittori o problematici.

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Alle parole del viceministro ha risposto il presidente di Federagenti, Alessandro Santi, che all’assemblea nazionale ha dato voce alle preoccupazioni degli agenti marittimi.

Una voce importantissima, considerando che sono gli agenti il tassello del sistema portuale a contatto con i clienti, spedizionieri e aziende che devono muovere merci e persone, e che hanno il polso della situazione attuale.

«Non abbiamo bisogno di uno stravolgimento della legge 84/94», ha dichiarato Sarti, «ma un aggiornamento e un completamento attuativo che vadano nella direzione dello snellimento burocratico, della digitalizzazione e dell’armonizzazione del sistema di gestione delle risorse pubbliche da parte delle singole Autorità portuali: penso alle concessioni o alle tasse d’ancoraggio. Abbiamo bisogno di una più forte collaborazione ed interazione tra pubblico e privato, sia a livello di investimenti strategici che a livello di governance delle Authority, rivedendo lo strumento degli organismi di partenariato e anche dei comitati di gestione».

Secondo Federagenti una regia nazionale presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che agisca da cabina di regia operativa per le Autorità portuali, garantendone efficienza e coordinamento, soprattutto nel momento in cui il fenomeno della verticalizzazione è sempre più spinto, è necessaria. Questo. nuovo strumento però dovrà saper redimere ed eliminare sovrapposizioni tra le competenze dei diversi soggetti istituzionali coinvolti, oltre a garantire percorsi normativi standard per procedure ricorrenti, come le pratiche di autorizzazione ambientale.

«Noi chiamiamo tutto questo Porto Italia e da qui vorremmo ripartire», ha concluso il presidente di Federagenti, le cui richieste sono in gran parte condivise dal resto del cluster marittimo italiano. Serve una riforma sostanziale che consenta al sistema portuale nazionale di essere più coeso e che faciliti il rapporto fra pubblico e privato. Rimane da chiarire se la riforma dei porti in discussione sui tavoli dell’esecutivo, e di cui Rixi si è fatto promotore, riuscirà ad adempiere a questa missione, con quali tempistiche e, soprattutto, con quali compromessi.

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Info Laura Casale

Laureata in Comunicazione professionale e multimediale all'Università di Pavia, Laura Casale (34 anni) scrive su giornali locali genovesi dal 2018. Lettrice accanita e appassionata di sport, ama scrivere del contesto ligure e genovese tenendo d'occhio lo scenario europeo e internazionale.

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