Il ritratto impietoso della sanità ligure firmato Report
Genova 113, Savona 240, La Spezia 220: sono questi i giorni necessari nelle province liguri per riuscire ad effettuare una colonscopia.
Liste di attesa lunghissime, ospedali fatiscenti ed altri chiusi per mancanza di personale: la sanità ligure è ormai un paziente moribondo che però non sta ricevendo – neppure lui – le cure adeguate.
Con una giunta che fa proclami ogni giorno, anche soltanto per vantarsi della focaccia più lunga del mondo piuttosto che del salame più buono, il silenzio assordante calato dopo la puntata di Report di lunedì scorso è quantomeno imbarazzante.
Sono state, com’era prevedibile, immediate e severe le repliche dei vari esponenti politici che naturalmente hanno sottolineato e criticato questo silenzio.
Brando Benifei, europarlamentare e capodelegazione PD al Parlamento europeo non usa mezze parole: “La puntata di Report ha messo in luce la situazione disastrosa della sanità ligure, ormai vicina al baratro, al collasso.
La totale mancanza di programmazione, la chiusura del pronto soccorso di Albenga, gestioni regalate ai privati, il padiglione C del Galliera ristrutturato e lasciato vuoto per molto tempo, la chiusura dei presidi della Val Polcevera e di Busalla, l’aumento enorme dei costi agli Erzelli, il nuovo ospedale di Rapallo ancora sottoutilizzato per mancanza di personale e quello di Spezia vecchio e fatiscente.
E, infine, le nuove case di comunità finanziate dal PNRR ma con aperture ridotte e sovrapposizioni con altre strutture”.
Benifei rimarca anche il problema delle liste d’attesa “Sempre più lunghe e con poi la fuga di pazienti verso altre Regioni.
A Genova per una colonscopia ci vogliono 113 giorni e alla Spezia 220, a Savona 330 per una visita oculistica e 170 per una tac all’addome, a Imperia per una visita cardiologica ci vogliono 194 giorni.
Il presidente Toti – conclude Benifei – non può più nascondersi dietro parole di circostanza. Servono risposte chiare e un cambio di rotta radicale, perché sulla salute dei liguri non si scherza”.
Intervengono anche il capogruppo regionale del M5S Fabio Tosi con Paolo Ugolini
“Né Toti, né il suo assessore (cui va comunque l’onore delle armi per averci messo la faccia, sebbene non ne sia uscito bene), né i partiti che compongono la maggioranza regionale hanno avuto oggi il coraggio di uscire allo scoperto e chiedere umilmente scusa, l’unica parola accettabile dopo i fatti raccontati da Report.
L’inchiesta ha toccato tutte le province liguri e ha messo a nudo un quadro noto, tra magagne, disservizi e promesse disattese: dal Pronto soccorso di Albenga (declassato a Ppi) al Felettino di La Spezia (l’incompiuto per eccellenza), dal Punto nascita di Pietra Ligure al nosocomio di Rapallo passando per lo scandalo dei reparti di eccellenza lasciati andare alla deriva o per quello delle nuove case di comunità che tutto fanno fuorché potenziare il servizio sanitario sul territorio perché in realtà sono doppioni di strutture già esistenti”.
La Regione pare continuare ad ignorare la situazione e le esigenze dei cittadini.
Si contestano i dati, anche quelli che vedono la Liguria ultima in Italia per il recupero delle liste d’attesa post Covid.
E come se ne esce? “Dichiarando – spiegano Tosi e Ugolini – che nella classifica delle liste di attesa “non si vince nulla” (cit) o – e questa è stata forse la chicca delle chicche dell’intera trasmissione che si “potrebbe mettere un Punto nascita a ogni semaforo” e troveremmo comunque “gente che partorisce in strada”. Vabbè”.
“Dopo la puntata di ieri sera, l’intera Giunta Toti e la sua maggioranza dovrebbe solo sprofondare nell’imbarazzo e chiedere scusa ai cittadini – concludono Tosi e Ugolini – ma niente, sappiamo già come finirà: faranno finta di niente, attaccheranno chi all’opposizione oserà ribadire quanto faccia schifo questo modello gestionale e anzi diranno che è colpa di quelli che c’erano prima di loro.
Che poi sono loro… Ha ragione il cittadino di Ventimiglia che ha perso la madre: “in che mani siamo?”
La Lista Toti, però, non ci sta, non ha nessuna intenzione di incassare il ritratto impietoso della sanità ligure presentato a Report.
Questa la replica della Lista Toti ai commenti sulla puntata di Report rilasciati da M5s e Partito Democratico.
“Non sanno (ma non fanno silenzio) gli esponenti dell’opposizione, che alla redazione è stata resa un’intervista di oltre due ore, ridotta questa sì al silenzio, ma dai tagli dei servizi.
Non sanno (ma non fanno silenzio) che se ci sono stati governi che hanno tagliato fondi alla Sanità pubblica sono stati gli ultimi governi di centrosinistra e quelli a guida Giuseppe Conte. Nella scorsa finanziaria, il centrodestra ha aumentato di 2 miliardi gli stanziamenti e in questa ne sono stati annunciati ulteriori 3, forse 3,5 in più.
Non sanno (ma non fanno silenzio) che a proposito dei punti nascita, il governo sulla base di precedenti norme di legge, chiedeva che in Liguria fossero solo 8 e che la Regione è riuscita a portarli a 9.
Il fatto che, a prescindere dalla quantità di punti nascita presenti, continuerebbero a verificarsi parti in urgenza o a casa, lo confermano quasi quotidianamente le cronache di tutta Italia”.
La Lista Toti accusa senza mezzi termini il taglio dell’intervista all’assessore alla Sanità Angelo Gratarola e precisa che ci sono ancora indagini ancora in corso per la donna morta a Bordighera.
“Non sanno (ma non fanno silenzio) che i punti di primo intervento sono strutture che devono sorgere solo laddove non esistono, a distanze ragionevoli, pronto soccorso meglio attrezzati e quindi più sicuri per la tutela degli stessi pazienti.
Non sanno (ma non fanno silenzio) che la morte della donna citata da Report non è in alcun modo legata alla presenza o meno del Punto di Primo Intervento a Bordighera.
E solo le indagini in corso della magistratura potranno accertare o meno se esiste un nesso di causalità tra il suo decesso e l’attività dei medici che l’hanno visitata e presa in cura.
Non sanno (ma non fanno silenzio) che le liste d’attesa sono sì un problema, ma che lo sono a livello nazionale e che Regione Liguria sta mettendo in campo tutte le azioni possibili per abbattere i tempi, investendo lo scorso anno 13 milioni e quest’anno ulteriori 10 milioni.
Tutto questo ha consentito di incrementare l’offerta delle visite del 17% rispetto al 2019 e cioè al periodo pre-Covid”.
“Non sanno (o forse sì, ma comunque non fanno silenzio) che la redazione di Report, nonostante ne fosse informata, ha citato il dato della Corte dei Conti che vedrebbe la Liguria all’ultimo posto per recupero delle attese, ma che è un dato parziale, che è stato segnalato alla stessa Corte e quindi integrato – conclude la nota – Ma questa ricostruzione della realtà, ovviamente, non faceva gioco ed è stata omessa.
Se c’è stato silenzio, non è certo stato quello della Regione Liguria. Pentastellati e dem peraltro hanno poco da fare gli innocenti tacendo su quanto hanno lasciato in eredità alla sanità ligure con i loro governi a livello nazionale e regionale.
Il loro è piuttosto il silenzio degli indecenti. Indecenti ancor più quando, come nel caso dei consiglieri 5 Stelle, sottintendono che sono seri solo i giornalisti di Report perché capaci di costruire una trasmissione contro la sanità ligure senza un reale contraddittorio”.
Le critiche della Lista Toti ai giornalisti di Report e a chiunque osi criticare l’andamento della sanità ligure, non spostano di un millimetro l’analisi impietosa da parte del Partito Democratico.
Questa la replica del segretario del Partito Democratico ligure Davide Natale.
“Quanto raccontato nella trasmissione Report, andata in onda su Rai 3, evidenzia e conferma quello che da tempo come Partito Democratico denunciamo nelle sedi istituzionali e sui territori: la sanità ligure è al collasso.
È al collasso perché manca il personale; le attrezzature e le strutture sono in molti casi fatiscenti, lo dimostra la situazione in cui versa l’ospedale Sant’Andrea di La Spezia, ma anche il San Martino di Genova, che ha subito diversi allagamenti e blackout.
Toti dovrebbe dedicare ogni giorno mezz’ora della sua giornata per chiedere scusa ai cittadini liguri per i disservizi che sono costretti a subire.
A Levante manca l’elisoccorso, a Ponente il Pronto soccorso sostituito da un punto di primo intervento e in tutta la Regione è diventato quasi impossibile curarsi, se non rivolgendosi al privato. Questo accentua le diseguaglianze tra chi si può curare e chi invece non ha le risorse economiche per farlo.
Ogni giorno decine di cittadini si rivolgono a noi per raccontare la loro disperazione.
La disperazione di chi non riesce a curare sé stesso, i propri figli e assistere i propri genitori. Situazione di malfunzionamento denunciata sempre più anche da chi lavora nelle strutture sanitarie pubbliche, ormai stanchi di una situazione insostenibile.
Tutto questo rende la sanità ligure sempre meno attrattiva, come dimostrano i concorsi messi a bando, i cui posti non vengono neanche coperti perché i professionisti preferiscono andare in ospedali all’avanguardia dove possono esprimere al meglio le loro potenzialità.
Si scaricano le responsabilità su Asl e Alisa, quando invece manca completamente una regia da parte della Giunta su come deve davvero funzionare il sistema sanitario pubblico.
Da anni assistiamo ad annunci di nuove inaugurazioni, foto di posa di prime pietre, ma gli ospedali sono sempre gli stessi e sempre più in difficoltà.
Si annunciano partenariati con i privati, che nei fatti metteranno le Asl in difficoltà al punto che, per pagare il privato che gestirà l’ospedale, non avranno risorse sufficienti per garantire e offrire servizi.
Le risorse per l’edilizia sanitaria ci sarebbero, invece di far uscire i privati dagli ospedali, vengono usati per far uscire la Regione dai finanziamenti, caso emblematico il Felettino. Credo che questo sia un campanello di allarme da Levante a Ponente.
Invece di chiedere il silenzio dei consiglieri regionali di opposizione, Toti e la sua Giunta dovrebbero chiedere scusa ai cittadini liguri e vergognarsi di quello che stanno facendo alla sanità pubblica in Liguria” conclude Natale.
La replica dei pentastellati del M5S Liguria Fabio Tosi e Paolo Ugolini.
“Fiumi di parole in malafede dalla Lista Toti Liguria per replicare al nostro comunicato di questa mattina.
La retorica scelta per attaccarci (e ce lo aspettavamo) non solo denota una scarsa conoscenza della materia cinefila e si attorciglia su sé stessa con le solite lagnanze al limite del disco rotto, ma consegna anche al pubblico che legge la classica arrampicata sugli specchi.
Sappiamo fin troppo bene in quali condizioni si trovi la sanità ligure e Report ha semplicemente messo il dito in una piaga infettata dalla politica sbagliata di una destra che privatizzerebbe anche il privato.
Ed è una piaga nota a noi ma prima ancora ai liguri, che per farsi curare devono o aspettare mesi, se non anni; o intasare le liste d’attesa delle regioni confinanti; o rivolgersi ai privati”.
Dopo la puntata di Report, le repliche della Lista Toti e quelle dell’opposizione, ai cittadini resta soltanto la realtà attuale ed i problemi che quotidianamente si trovano ad affrontare in campo sanitario.
La gestione inadeguata delle risorse e dei finanziamenti è una preoccupazione forte in Liguria perché l’eventuale cattiva gestione finanziaria e amministrativa può portare a una distribuzione iniqua delle risorse e a una mancanza di trasparenza nell’assegnazione dei fondi.
A questo si devono aggiungere altri problemi che vanno dalla mancanza di personale sanitario, medici e infermieri, che va a gravare, in termini di carichi di lavoro, sul personale esistente.
Di certo in questo modo si assiste ad una pericolosa qualità dell’assistenza e ad un considerevole aumento dei tempi di attesa per i pazienti.
Report ha evidenziato anche il problema delle strutture obsolete: molte strutture sanitarie in Liguria richiedono infatti urgenti ristrutturazioni e aggiornamenti e anche questo influisce sulla capacità del sistema sanitario di erogare cure tempestive e di alta qualità.
E’ necessario ricordare che l’emergenza COVID-19 ha pesato notevolmente sul sistema sanitario ligure – come peraltro su quello di tutte le regioni italiane – con un sistema sanitario che ha faticato a gestire l’afflusso di pazienti e a garantire l’accesso a cure di qualità.
Compito della politica è anche quello di attuare una valida pianificazione strategica per il futuro, anziché disperdere risorse importanti o fare continui tagli.
Sarebbe necessario un approccio coordinato a livello nazionale per affrontare i problemi strutturali e migliorare la sanità.
Investimenti adeguati, riforme amministrative, una migliore pianificazione e una maggiore attenzione alla gestione delle risorse umane nel settore sanitario potrebbero sicuramente alimentare un circolo virtuoso.
Al momento non è questa la situazione ligure, né quella italiana, e al di là di note stampa, propagande e battibecchi politici, il tempo di attesa per una colonscopia resta al momento inaccettabile: 190 giorni.
Insomma, allo stato attuale è, come sempre, solo il cittadino quello che concretamente paga sulla propria pelle – è il caso di dire – i disservizi della sanità pubblica.
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