Passare lì tutti i giorni. Osservarli tutti i giorni e mettersi nei panni dei turisti che attraversano Ponte Fabricio per la prima volta e si dirigono verso l’isola Tiberina. Rimangono catturati dalla vista del Tevere, dagli ambulanti che vendono chincaglierie, dagli artisti attempati che suonano melodie stentate ma avvolgenti, dalle foto da fare per mostrarle sui social. E poi, non per mancanza di rispetto nei loro confronti ma per pura concretezza capitolina, immaginarli direttamente intenti a consultare le guide turistiche che suggeriscono di mangiare lì, subito dopo il ponte, in quel ristorante “Sora Lella”, che è stata stella del cinema e del mangiare romano.
Quanti, alzando gli occhi, noteranno di trovarsi ai piedi di una torre medievale? E noi romani, siamo più attenti di loro?
Da semplice fortificazione a sede papale
La torre in questione è Torre Caetani, risalente all’XI secolo. Fu costruita dalla potente famiglia baronale dei Pierleoni, che all’epoca dominava tutta l’area intorno all’Isola Tiberina e al Teatro Marcello, e dalla quale ancora oggi quel tratto di lungotevere prende il nome. Tutta l’isola venne munita di fortificazioni, di cui faceva parte la torre con scopo difensivo e di avvistamento sul fiume. Sembra che durante le antiche guerre aristocratiche per le investiture, la torre fu anche sede papale, in quanto offrì rifugio nelle sue stanze a Papa Vittore III (1078), in fuga dall’antipapa Clemente III, e a Papa Urbano II (1088), oltre che alla ricca feudataria Matilde di Canossa, grande sostenitrice del papato.
Proprietà delle grandi famiglie romane e poi convento
L’importanza strategica del luogo fece sì che l’isola e le sue fortificazioni passassero nel corso del tempo nelle mani delle principali famiglie feudali: dai Savelli a quella dei Prefetti di Vico, fino ai Caetani, dalla quale la torre prende oggi il nome. Nel XIII secolo, nel corso delle lotte tra le principali casate, la torre subì un parziale abbattimento da parte degli Angioini.
I Caetani, preso possesso dell’area, ristrutturarono la torre dagli ingenti danni e ne fecero una lussuosa dimora, collegandola anche alla vicina chiesa di San Bartolomeo.
Purtroppo, complici le frequenti inondazioni del Tevere, la famiglia Caetani abbandonò la residenza nel corso del XVI secolo e sia l’edificio residenziale sia la torre nel 1638 furono destinati ai Frati minori francescani di San Bartolomeo. L’edificio divenne così un convento e durante un’ondata di pestilenza, nel 1656, fu destinato all’assistenza dei malati guadagnandosi l’appellativo di “lazzaretto brutto”. Infine, nel 1876 la torre venne acquistata dal Comune di Roma e, insieme a gran parte degli edifici circostanti, data in concessione all’Università israelitica.
L’appellativo “Torre della pulzella”
La costruzione è in laterizio e presenta tre ordini di finestre. Nel lato che guarda Ponte Fabricio, a media altezza, si scorge, incastonata in una nicchia, la testa in marmo di una giovane donna, erosa dal tempo. Per questo particolare e per la leggenda che la circonda, la torre è conosciuta anche col nome di “Torre della pulzella”. Si narra che nel 1350 una giovane donna fu rinchiusa nella torre perché si rifiutò di prendere in sposo un vecchio aristocratico. La donna rimase per anni affacciata alla finestra, nella vana attesa del ritorno del suo amato dalla guerra e quella statua, che pure risalirebbe al I secolo d.C., è lì in suo ricordo.
Passando lì sotto, sarebbe giusto almeno ricambiare lo sguardo.
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