dissequestro di ponte Pagliari
Il ponte Pagliari (crollato) di La Spezia

La Spezia, dissequestrati i resti di Ponte Pagliari

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LA SPEZIA – La Procura della Repubblica spezzina ha dissequestrato i resti del ponte mobile di Pagliari.

Il provvedimento rappresenta un passaggio decisivo dell’iter processuale. Significativa per la storia processuale è stata l’udienza dell‘ing. Pierangelo Pistoletti, capo progettista alla guida del team di esperti che hanno lavorato alla strategica struttura di La Spezia, che ha risposto alle molte domande specifiche poste dal giudice e dal pubblico ministero.

Al termine della giornata è scattato il dissequestro del Ponte di Pagliari.

L’udienza precedente era stata definita per il 13 aprile, con la discussione in aula per la trattazione delle conclusioni sulle cause del crollo del ponte Pagliari di La Spezia del 12 maggio 2021. Ma solo adesso sono state tratte le conclusioni.

Sono passati quasi 2 anni e mezzo circa dall’accaduto. La perizia ultima sulla struttura aveva confermato in qualche misura le certezze che risiedevano nei limiti già accertati e acclarati dei bulloni che sorreggevano la stessa. Fra le cause del crollo c’è di certo il cedimento occulto di 8 dei 32 bulloni (16 per parte) che assemblavano le due cerniere (su cui ruotava l’impalcato) alle flange metalliche ancorate al basamento.

I tecnici nominati dal giudice per le indagini preliminari, comunque, avevano chiesto altro tempo per il deposito delle evidenze dalla perizia. Il 13 aprile era stata la prima data fissata per l’udienza con discussione in aula per trarre le conclusioni sulle cause del sinistro, attese in primis dalla comunità spezzina ma non solo.

Anche l’ultimo termine di deposito della stessa perizia sul crollo del ponte della darsena di Pagliari, fissato per qualche successivi, in effetti, era saltato.

L’adempimento, nel quadro dell’incidente probatorio, era slittato ad aprile. I tecnici Massimo Losa e Renzo Valentini, incaricati dal gip Fabrizio Garofalo di chiarire le ragioni del collasso avvenuto quella mattina di maggio del 2021, avrebbero dovuto consegnare la loro relazione il 20 gennaio, ma già all’epoca avevano preso tempo per presentare i risultati. Ed era scattata la nuova richiesta di proroga del deposito della relazione, compatibile con la convocazione delle parti.

Gli indagati, al momento, risultano essere 35. Mentre l’Autorità portuale di La Spezia e Carrara è della causa in qualità di parte offesa. Epperò, fra gli indagati ci sono pure gli ultimi cinque presidenti della stessa Autorità. Oltre a una serie di altri soggetti. Dai progettisti ai manovratori ai vertici di consorzio di gestione e amministratori della società di manutenzione.

Come da disposizione del procuratore della Repubblica, Antonio Patrono, che aveva allungato la lista degli indagati, soprattutto a garanzia del diritto di difesa a fronte delle irrepetibilità degli atti di verifiche al ponte, rimosso il 21 novembre, con i resti messi all’epoca sotto sequestro.

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