suicidio in carcere Spezia

Non si ferma la violenza a Marassi: sospetti di omicidio sulla morte di un detenuto

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Ancora un episodio violento nel carcere di Genova. Questa mattina un detenuto italiano sessantenne è stato rinvenuto morto nel suo letto in cella. Secondo le prime indagini della Procura, però, il decesso a Marassi non sarebbe avvenuto per cause naturali, ma per omicidio.

Secondo le prime indiscrezioni, il detenuto aveva segni di grave tumefazione sia sul capo che sul viso. L’ipotesi che è il compagno di cella, un altro uomo di nazionalità italiano, lo abbia colpito con un corpo contundente pesante mentre la vittima dormiva.

Sul posto sono sono giunti gli uomini della sezione omicidi e la squadra della polizia scientifica, oltre al pubblico ministero e il Provveditore regionale dell’Amministrazione Penitenziaria. Presente durante il sopralluogo, per il personale sanitario dell’istituto di detenzione, il dirigente e medico legale Marco Salvi.

Terzo episodio di violenza a Marassi in quindici giorni

Se sarà confermata l’ipotesi di un omicidio, la morte del detenuto sarà il terzo episodio grave di violenza nel carcere di Marassi dall’inizio di settembre.

Il 1° settembre un detenuto è salito sul tetto della panetteria del carcere per protesta, che ha lanciato diversi oggetti nella strada sottostante – causando anche la chiusura per un paio d’ore di Corso De Stefanis. Sabato 9 settembre gli agenti della polizia penitenziaria sono stati aggrediti da un altro carcerato durante il rientro dall’ora d’aria. Uno degli assaliti è stato ricoverato per via delle lesioni riportate.

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La morte del detenuto a Marassi è il secondo omicidio in carcere nel 2023, dopo i fatti di Velletri a giugno

Una simile escalation preoccupa: non solo la violenza nel carcere di Marassi non sta scemando, ma sta prendendo tinte sempre più cupe con gesti via via più gravi.

Se le proteste dei detenuti sfociano in atti violenti e in veri e propri crimini, da un lato bisogna intervenire per garantire la sicurezza dei residenti nel carcere e degli agenti che vi lavorano, dall’altro però bisogna garantire un sistema di recupero e correzione per chi ha commesso reati, in vista di una futura scarcerazione.

Interventi locali come il bando “vasi comunicanti” promosso da Regione Liguria però sono solo una parte delle risorse necessarie. Le carceri liguri, come molti degli istituti penitenziari italiani, hanno un problema di sovraffollamento e allo stesso tempo di scarsità di agenti e risorse per garantire l’ordine e la sicurezza, come denunciato da Uilpa, il sindacato della polizia penitenziaria, da anni.

Non a caso la notizia della morte a Marassi arriva ai media direttamente dal sindacato

«Due omicidi nelle nostre carceri che, per il dettato costituzionale, dovrebbero rappresentare il tempio delle regole e della risocializzazione, ma che evidentemente si confermano palestre del crimine. Il morto di oggi si unisce ai 51 suicidi e ai 64 decessi per altre cause già avvenuti nel corso del 2023, portando il lungo bollettino dei defunti a quota 116», ha dichiarato Gennarino De Fazio, Segretario della UILPA Polizia Penitenziaria. «Tutto ciò acclara la perdurante emergenza penitenziaria, sotto gli occhi di tutti tranne che del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e del Governo Meloni, fatta di sovraffollamento detentivo, insufficienza degli organici del personale, inadeguatezza di tecnologie ed equipaggiamenti e disorganizzazione imperante. Tutti elementi, questi, particolarmente evidenti anche a Genova Marassi».

La preoccupazione è che mentre l’esecutivo amplia la platea di reati e casistiche per cui scatta la detenzione, allo stesso tempo però non sia adeguata anche la rete di istituti penitenziari che dovrebbero accogliere i nuovi detenuti.

Secondo il governo Meloni, introdurre nuove pene o inasprire le vigenti potrebbe servire come deterrente a commettere delitti. Ma la realtà potrebbe invece rivelarsi un’altra.

Le dichiarazioni della Associazione Antigone in merito ai reati associati all’immigrazione clandestina proposti dal governo a marzo valgono per tutti i reati. Tanto più se le condizioni della detenzione non permettono di occuparsi delle problematiche di salute mentale, né di imparare un mestiere o seguire percorsi di reinserimento sociale.

Tutte buone pratiche che fanno calare in modo importante le probabilità di recidiva, una volta scontata la pena.

Secondo De Fazio, è necessario «fermare la carneficina e mettere in sicurezza le carceri mediante un decreto-legge che, con procedure d’urgenza. Al di là delle fantasiose e difficilmente praticabili idee agostane, il Guardasigilli si occupi di deflazionare la densità detentiva, prevedere immediate assunzioni straordinarie nel Corpo di polizia penitenziaria. Mancano 18mila unità, equipaggiamenti e strumentazioni. Serve inoltre dare impulso a una riorganizzazione complessiva dell’intero apparato d’esecuzione penale, a cominciare da quello inframurario».

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Info Laura Casale

Laureata in Comunicazione professionale e multimediale all'Università di Pavia, Laura Casale (34 anni) scrive su giornali locali genovesi dal 2018. Lettrice accanita e appassionata di sport, ama scrivere del contesto ligure e genovese tenendo d'occhio lo scenario europeo e internazionale.

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