Andrea Doria, nuova spedizione raggiunge il relitto

Andrea Doria, è corsa contro il tempo per salvare i frammenti del relitto

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Affondato 63 anni fa, l’Andrea Doria continua ad affascinare l’immaginario genovese e internazionale, grazie anche alla nuova spedizione subacquea che ha esplorato il relitto e recuperano nuovi reperti. L’iniziativa, co-finanziata da Comune di Genova e Fondazione Ansaldo, si è immersa recentemente nelle acque a largo di Nantucket. Nel team che si è calato a raggiungere il relitto, per la prima volta anche il nipote di uno dei sopravvissuti al naufragio.

L’Andrea Doria, una nave gloriosa dal triste finale

Definita la più bella nave passeggeri della sua epoca, l’Andrea Doria per diversi anni è stata la nave ammiraglia della Marina Mercantile italiana. Un’eccellenza nata a Genova, nei cantieri navali di Sestri Ponente per volontà della compagnia Italia – Società di Navigazione. Lunga 212 metri, larga 27 e strutturata su 11 ponti, l’Andrea Doria poteva ospitare a bordo fino a 1.241 passeggeri e disponeva di un equipaggio di circa 600 uomini. Il varo è effettuato nel 1951, il primo viaggio, sotto il comandante Piero Calamai, il 14 gennaio 1953.

La nave diventa celeberrima per lo stile e il lusso che i suoi passeggeri possono respirare a bordo. Un grande successo di breve corso però, perché appena tre anni dopo il viaggio inaugurale, l’Andrea Doria affonda, tra il 25 e il 26 luglio 1956 sulla rotta Genova-New York. Il transatlantico si trovava già in vista della costa nord americana, a 200km dalla sua destinazione, quando una nave simile battente bandiera svedese, la Stockholm, lo speronò alle ore 23:10.

La nave italiana cominciò a imbarcare molta acqua, circa 500 tonnellate, e a inabissarsi. L’equipaggio lavorò duramente per portare in salvo i passeggeri sopravvissuti all’impatto (dei 51 morti, infatti 46 erano ospiti delle cabine di prua, colpiti dalla nave svedese; le altre 5 vittime, marinai della Stockholm). Se il conto dei morti non salì a cifre spaventosi, si deve anche alla nave francese Île de France, che corse in aiuto e imbarcò i passeggeri sulle scialuppe.

Nulla si poté fare per salvare l’Andrea Doria, se non restare a guardarlo inabissarsi nell’Atlantico. In seguito, la ricostruzione che assegnava la responsabilità dell’incidente alla nave svedese è stata contestata più volte.

Corsa contro il tempo alla ricerca di reperti dell’Andrea Doria

La nave al momento si trova talmente in profondità ed è sottoposta a una tale pressione che presto sparirà. È destinata a diventare un relitto piatto, schiacciata dal peso dell’acqua che la sovrasta. Solo poche parti saranno riconoscibili, secondo gli esperti che si sono immersi recentemente a controllare le condizioni dello scafo inabissato, come l’elica o parte della poppa.

Da qui anche l’urgenza di organizzare quante più spedizioni nel breve periodo prima che la nave non possa più raccontare la sua storia sommersa.

I partecipanti della nuova spedizione che ha raggiunto l'Andrea Doria a Palazzo Tursi con l'Assessora allo Sport e al Turismo del Comune di Genova Alessandra Bianchi
I partecipanti della nuova spedizione che ha raggiunto l’Andrea Doria a Palazzo Tursi con l’Assessora allo Sport e al Turismo del Comune di Genova Alessandra Bianchi. Fonte: Comune di Genova

La spedizione “Un lembo di patria”, che aveva ricevuto la benedizione delle istituzioni genovesi al Grand Finale di Ocean Race alla vigilia della partenza verso gli Stati Uniti, è tornata a Palazzo Tursi in questi giorni, anticipando i risultati raccolti. Alcuni dei reperti recuperati saranno donati dopo il restauro all’esposizione permanente dedicata all’Andrea Doria al Museo Galata.

I resti dell’Andrea Doria giacciono in profondità in un punto complicato tra correnti e non solo. È necessario controllare bene le condizioni climatiche e del mare, per non rischiare incidenti.

«La nostra spedizione aveva come scopo documentare tutto il relitto e vederne lo stato di conservazione. Abbiamo girato delle ottime immagini che ci permetteranno di raccontare lo stato del relitto e il suo futuro, dall’altra parte sono stati recuperati anche dei reperti che in parte rimarranno in America e in parte, si porteranno a Genova dopo il restauro», ha dichiarato Andrea Murdock Alpini, leader della spedizione. «Lo scopo sarà in realtà quello di filmare e documentare lo stato di conservazione degli interni del relitto. Ancora, se volete, più difficile rispetto a documentare gli esterni, ma penso che sia doveroso farlo prima che la nave scompaia per sempre».

Le immagini e i filmati saranno parte della rassegna Eudi Show, il più importante appuntamento della subacquea in Italia e uno dei principali del settore al mondo. L’evento si terrà a Bologna dal 13 al 15 ottobre 2023.

Locandina dell'evento dedicato alla nuova spedizione "Un lembo di Patria" alla scoperta dell'Andrea Doria all'EUDI 2023

Ma la testimonianza più toccante viene da chi porta l’Andrea Doria con sé quale storia di famiglia. Uno dei sommozzatori infatti è nipote di uno dei superstiti, che si è quindi immerso nel gelido Atlantico con il cuore vibrante di emozioni: «L’Andrea Doria è una nave incredibile, è una nave spettacolare che ha tantissimo da raccontare. L’immersione più bella, dal mio punto di vista e anche più sorprendente, è stata una delle prime svolte sulla prua quando girando sulla falchetta di sinistra abbiamo ritrovato le lettere del nome, questo è stato un’emozione incredibile, qualcosa che rimarrà sicuramente per molti, molti anni».

La spedizione è stata organizzata nel 2023, anno in cui ricorre sia il 70° del varo dell’Andrea Doria, che il 55° della prima spedizione alla scoperta del relitto, a cura di Bruno Vailati, che firma anche il primo documentario sulla nave e con esso riceve un David Speciale di Donatello.

Già annunciata una nuova spedizione per il 2024 per entrare nei resti della nave e cercare altri reperti e informazioni che possano anche far luce definitivamente su cosa successe quella notte del 1956 e non solo. Una corsa contro il tempo, prima che il relitto sia distrutto dalla natura.

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Info Laura Casale

Laureata in Comunicazione professionale e multimediale all'Università di Pavia, Laura Casale (34 anni) scrive su giornali locali genovesi dal 2018. Lettrice accanita e appassionata di sport, ama scrivere del contesto ligure e genovese tenendo d'occhio lo scenario europeo e internazionale.

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