L’8 settembre 1943 alle 17:30 viene reso pubblico l’Armistizio firmato a Cassibile cinque giorni prima con le forze alleate. Con questo documento, l’Italia si arrese senza condizioni alle Nazioni Unite e iniziò a combattere contro le forze dell’Asse. L’annuncio entra nelle case di tutti gli italiani grazie alla radio alle 19:42, letto da Badoglio in rappresentanza del governo (in carica dal 25 luglio).
Se sulla carta però le cose sembrano semplici, l’armistizio getta nel caos il Paese e le forze armate all’estero, che spesso sono alle dirette dipendenze di quei tedeschi che improvvisamente sono nemici. Badoglio, alcuni suoi ministri e la famiglia reale lasciano Roma di lì in poche ore per rifugiarsi nei territori liberati del Meridione. Lo Stato e l’esercito sono di fatto allo sbando. I nazisti peraltro non si lasciano sorprendere e mettono in atto piani costruiti fin dai primi sbarchi alleati e dalla destituzione di Mussolini. La Wehrmacht e le SS fanno quindi scattare l’Operazione Achse: occupano militarmente tutte le città e i centri fondamentali del nord e del centro Italia.
Di fatto, il Paese è spaccato in due, tra la repubblica sociale di Salò e le aree già in mano alle forze alleate: comincia la guerra civile. I gruppi di difesa e le prime organizzazioni partigiane, sorte in clandestinità dal 25 luglio, cominciano di rimando a studiare e preparare la controffensiva contro i tedeschi e le forze rimaste fedeli al partito fascista.
Armistizio 1943, cosa succede in Liguria. La fuga della flotta
Le città e il territorio liguri fanno parte delle aree occupate dai nazifascisti. La sera dell’8 settembre si registrano diversi comizi improvvisati alla bell’e meglio, soprattutto da membri del partito comunista. In particolare dove ci sono state agitazioni sindacali a luglio, si invita la popolazione a prepararsi all’occupazione ed eventualmente a combattere per la libertà. Il 9 settembre i tedeschi cominciano a occupare le vie di comunicazione principali e invitano ad arrendersi i militari italiani che salvo eccezioni non hanno ricevuto istruzioni dal comando e non sanno come reagire.
Solo la Regia Marina Militare ha l’ordine di lasciare i porti italiani, tra cui Genova e La Spezia, in tutta fretta per evitare di essere catturata e fatta affondare dai nazisti. L’Ammiraglio Bergamini comanda di salpare a tutta la flotta – 5 corazzate, 8 incrociatori, 7 incrociatori ausiliari, 23 sommergibili, una settantina di MAS e 37 cacciatorpediniere e torpediniere – e di dirigersi verso la Maddalena, in Sardegna. Dai porti liguri salpano la corazzata ammiraglia “Roma” (35.000 tonnellate), tre incrociatori e due squadriglie di caccia. La base sull’Isola della Maddalena è caduta però nelle mani tedesche, quindi il comandante decide di provare a far rotta verso la costa africana.
Tuttavia, i tedeschi attuano un piano di affondamento che colpisce la “Roma”: nell’esplosione dell’ammiraglia muoiono 1.253 uomini dei 1.849 che costituiscono il suo equipaggio. Il resto della flotta riesce a mettersi in salvo e, grazie anche alla scorta di una squadriglia britannica, raggiunge la sicurezza di Malta.
Genova, le repressioni e la nascita della Resistenza
Alcuni provano a contrastare gli ex-alleati e avvengono diversi episodi di repressione violenta: in porto viene ucciso un marinaio e a Sturla un fante per aver tentato di impedire l’accesso ai militari nazisti; episodi simili avvengono anche a Sestri Ponente, ai cantieri navali, e a Pontedecimo, mentre l’Ansaldo Artiglieria di Rivarolo tenta di nuovo l’occupazione, ma contro il nemico ben equipaggiato e pronto a tutto non serve a nulla. L’episodio più grave si registra nella frazione di Cremeno, dove ben 11 militari italiani dell’89° reggimento trovano la morte per aver tentato di impedire l’accesso alla caserma. Un 12° soldato morirà il giorno dopo per le ferite riportate.
I fatti di Cremeno sono stati ricordati questa mattina in una cerimonia a cui ha preso parte anche il Sindaco Bucci, che ha dichiarato: «A distanza di 80 anni ricordiamo il sacrificio dei soldati del reparto dell’89esimo Reggimento Fanteria che rifiutarono di arrendersi ai tedeschi, ingaggiando un coraggioso combattimento. Un sacrificio enorme che oggi ricordiamo con commozione e orgoglio. È anche grazie ad atti eroici come questo se oggi possiamo godere della nostra libertà».
Centinaia di soldati disarmati e resi prigionieri sfilano per le strade del centro, a dimostrare il potere della MilitarKommandantur che ha preso il controllo della città. Di lì a pochi giorni sarà affiancata dal nuovo partito fascista repubblicano, che con i nazisti si macchierà di terribili crimini di guerra e contro la popolazione civile. I tedeschi intanto cercano di istituire un nuovo ordine con molti provvedimenti restrittivi che limitino la vita dei cittadino e garantiscano la ripresa del lavoro nelle industrie belliche. Vige una fortissima censura: solo il Corriere Mercantile ottiene l’autorizzazione per continuare a pubblicare.
L’11 settembre il prefetto emanerà un lungo avviso per comunicare di “adeguarsi alla nuova ferrea disciplina” e di sottostare all’egemonia tedesca.
Per tutta risposta però proprio in questa data si registra il primo scontro tra civili e soldati stranieri. Il giorno dopo avviene la liberazione di Mussolini, che anche in Liguria fa rialzare la testa a molti sostenitori del partito fascista che dal 25 luglio avevano assunto una modalità più dimessa temendo ripercussioni. Il GAP fa la sua comparsa in scena a Genova il 28 settembre, dando il via alla Resistenza organizzata.
Per la città sul finire del 1943 si apre dunque una stagione molto dura, prima per i violenti bombarbamenti alleati (che dal 21 ottobre in venti giorni causano più di cento morti) e a novembre con le prime deportazioni di ebrei genovesi verso i campi di concentramento. Gli scioperi, forma peculiare di Resistenza data la natura industriale della città, e le azioni dei partigiani daranno i loro frutti nel 1945, quando Genova si libererà da sola prima dell’arrivo degli alleati.
La Spezia 1943, dall’Armistizio alla porta di Sion
A La Spezia è di stanza parte della X Flottiglia MAS (Motobarca Armata Silurante). Dopo l’armistizio, il comando in sede attende invano nuovi ordini. Il comandante Junio Valerio Borghese decide di tenere la caserma e aprire il fuoco contro chiunque tenti l’attacco, respingendo un primo tentativo dei tedeschi di prendere la base già l’8 settembre. Il giorno dopo, tuttavia, Borghese dichiara di essere ancora alleato della Germania e di voler continuare la guerra contro gli angloamericani. Lascia tuttavia liberi i suoi marinai di decidere di seguirlo o meno: la maggior parte si congeda.
Con la nascita della Repubblica Sociale Italiana, il 12 settembre a La Spezia si ricostituisce la X Flottiglia MAS, che avrà modo nei mesi seguenti di compiere spietate rappresaglie sul territorio cittadino e dell’entroterra. nei mesi successivi si dimostrò strumento spietato nelle rappresaglie. Nello spezzino si coordina rapidamente i partigiani della VI Zona operativa ligure (4.814 uomini e donne alla Liberazione). La città rimane in mano ai nazifascisti fino al 24 aprile 1945, quando viene liberata dai partigiani. La Spezia ha ricevuto la Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Nel dopoguerra, la città diventa la base di partenza per i superstiti dei lager nazisti che decidono di lasciare l’Europa alla volta della Palestina. Dall’estate del 1945 alla primavera del 1948, più di 23.000 ebrei riescono a partire dal porto spezzino, grazie alle tre navi “Fede”, “Fenice” ed “Exodus”. Tuttora, La Spezia nelle carte geografiche israeliane compare come “Schàar Zion“, ossia la “Porta di Sion”.
Savona, il coraggio di Enrico Roni
A Ponente, oggi si ricorda il coraggio del Comandante Roni, che all’Armistizio già la sera dell’8 settembre 1943 decise di far partire tutte le navi mercantili o di altra natura che non potevano lasciare il porto savonese verso le coste del Sud, dove si trovavano gli alleati. La presenza dei relitti nei bacini si rivelerà un atto provvidenziale: impedendo ai nazifascisti di usare le banchine del porto a fini bellici, questo rende non necessario bombardare il porto di Savona per gli alleati, che arriverà pressoché intatto alla Liberazione.
Per ricordare questo gesto verrà presentato il libro “Affondate le navi. 9 settembre 1943” della giornalista e scrittrice Donatella Alfonso. A seguire rievocazione storica degli eventi a partire dalle ore 19.00.
L’Assessore alla Cultura Nicoletta Negro spiega questa scelta: «A ottant’anni esatti dal fatto storico che segnò per sempre il Porto di Savona, la Città ricorda, attraverso un libro e una rievocazione storica le delicate ore in cui il Comandante Roni, mettendo a rischio la propria vita, compì una coraggiosa scelta di campo, decidendo di stare dalla parte dell’Italia antifascista».
La Resistenza nell’Imperiese
L’Armistizio nel territorio di Imperia vede le divisioni tedesche che si accingono a entrare dalla Provenza e dalle Alpi Liguri inseguendo la IV Armata italiana che si stava ritirando in maniera rovinosa, non avendo ordini. A Imperia sono dislocati diversi Battaglioni del 41° Reggimento e della leva del 1924, migliaia di uomini e centinaia di ufficiali.Le truppe tedesche avanzano sia dalla Francia che dal savonese.
Nella serata del 9 settembre, il gruppo Lodowig raggiunge sia Sanremo che Ventimiglia. La resistenza dell’esercito si attiva a Ormea, oggi nel territorio cuneese, ma l’11 settembre fu dichiarata la resa. I tedeschi iniziarono così uno spietato saccheggio, convinti che la popolazione civile avesse aiutato i soldati.
Nei giorni successivi al 12, i tedeschi si organizzarono con il comando di Borgomaro, uno a Oneglia e uno a Bordighera, studiando una strategia per impedire uno sbarco degli alleati nel Ponente. A Sanremo e in altri centri della riviera cominciano le chiamate alle armi dei giovani per la Repubblica di Salò, ma sono in molti a darsi alla macchia e a organizzarsi nella resistenza. Tra loro c’è anche un giovane Italo Calvino che si unisce ai partigiani con il fratello Floriano nel 1944. Le sue esperienze di combattente in Liguria ispireranno il suo romanzo d’esordio Il sentiero dei nidi di ragno.
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