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Social freezing: la crioconservazione degli ovociti

Social freezing: la crioconservazione degli ovociti

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Sempre più donne scelgono di posticipare la gravidanza

Anche in Italia si sta via via affermando il social freezing.

Il nome potrebbe erroneamente indurre a pensare che si tratti di una moda social del momento, magari proprio una di quelle che troviamo navigando su TikTok.

In realtà, il social freezing è un tema molto importante che ha a che fare con la riproduttività e la fertilità della donna.

Lo si potrebbe considerare come una terapia dell’infertilità futura.

Si tratta di una tecnica che permette di crioconservare gli ovociti per procedere, più avanti nel tempo, alla PMA, la Procreazione Medicalmente Assistita.
E’ una procedura che viene principalmente proposta a quelle donne costrette a sottoporsi a chemioterapia o radioterapia, trattamenti che incidono irreversibilmente sulla loro capacità riproduttiva.

Tuttavia negli ultimi anni tante altre donne, anche qui in Italia e non solo all’estero, sentono la necessità di ricorrere alla crioconservazione.

Perché si sceglie il social freezing

Nel cercare di capire le motivazioni che spingono le donne italiane a tentare il social freezing per preservare la possibilità di rimanere incinte nel futuro, la Milano-Bicocca e l’Università degli studi di Pavia hanno condotto un’indagine multidisciplinare.

La ricerca è stata svolta tra l’aprile e l’ottobre del 2021 ed ha visto coinvolte 608 donne di età compresa tra i 18 e i 54 anni.
E’ così emerso che a rivolgersi alla crioconservazione sono quelle donne che:

  • provano ad avere figli ma non ci riescono (28,1%)
  • al momento non hanno risorse economiche sufficienti per mantenere un figlio (26%)
  • a causa dell’incertezza lavorativa attuale, non possono mantenere un figlio (24,9%)

A incidere quindi sulla necessità del social freezing sembra essere la società.

I ritmi di oggi, le tempistiche dei tempi di formazione universitaria e le difficoltà nel trovare un lavoro stabile, incidono profondamente nella scelta del ‘diventare madri’.

Come riporta il Genera – il gruppo leader nel nostro Paese per la diagnosi e la cura dell’infertilità – l’Italia ha la più alta percentuale di donne che hanno avuto il primo figlio dopo i 35 anni (34%). Seguono le donne spagnole (29,5%) e le irlandesi (27,9%).

Come sottolinea Laura Renzi, una delle fondatrici di Genera, è il contesto socio economico, molto spesso, a incidere sulla scelta di posticipare una gravidanza.

Ritmi sociali e ritmi biologici

Se da una parte la società costringe a posticipare i tempi di gravidanza, dall’altra la donna va incontro al processo di infertilità con l’avanzare del tempo.

Il periodo ottimale per la riproduzione è, infatti, tra i 25 e i 37 anni. Avanzando con l’età, soprattutto dopo i 40, si rischia l’infertilità e la menopausa.

L’orologio biologico della donna ha, quindi, tempistiche molto più ristrette rispetto a quelle che ci impone la società, motivo per cui il social freezing potrebbe essere una possibile soluzione al problema.

Come si articola il trattamento?

Dopo accurati esami diagnostici preliminari, attraverso un dosaggio ormonale di 10-12 giorni viene indotta e monitorata l’ovulazione che provoca una maturazione contemporanea di più follicoli. Dopo di che si procede col prelievo degli ovociti, sotto guida ecografica, per via transvaginale in analgesia o sedazione profonda.

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Social freezing: la crioconservazione degli ovociti
Fonte: Uroblog

Social freezing: è un trattamento pericoloso?

I trattamenti in genere sono indolori.

Gli effetti collaterali possono essere minimi o arrivare fino al rischio di sindrome da iperstimolazione ovarica, condizione che provoca rigonfiamento dell’addome e alterazione di alcuni parametri emato-chimici con necessità, nei casi più gravi, di ricovero ospedaliero. Tuttavia il rischio di sindrome da iperstimolazione ovarica, seppur esistente, è inferiore all’1%.

Quanto costa il trattamento?

Se prevista da indicazione medica – come nel caso di quelle donne che devono sottoporsi a terapie oncologiche – la crioconservazione è gratuita e rientra all’interno del percorso della sanità pubblica.

Se si tratta di un desiderio personale – quindi, non dettato da particolari condizioni mediche – allora bisogna fare riferimento a un centro privato.

“Il costo varia a seconda delle strutture, in genere è tra i 2.500 e i 3.500 euro per il prelievo e la conservazione degli ovociti, poi c’è il costo dei farmaci per la stimolazione, che può variare tra 1.000 e i 1.500 euro“.

Così afferma la Rienzi, sottolineando, poi, che bisogna considerare la spesa annua tra i 100-200 euro, per custodire gli ovociti estratti all’interno di una bio banca.

Possibilità di successo del trattamento

Le linee guida nazionali consigliano di ricorrere alla crioconservazione tra i 25 e i 37 anni, e di cercare poi una gravidanza entro i 50 anni.

“Il periodo ottimale per la riproduzione è tra i 20 e i 35 anni, più avanza l’età più aumenta il rischio di infertilità, dopo i 40 in modo molto importante. Preservare le uova prima dei 35 vuol dire quindi preservare la piena fertilità”

Questa è la motivazione che dà la Rienzi, per spiegare l’importanza di rispettare queste fasce di età per avere una più alta percentuale di successo nel portare a termine la gravidanza.

Il social freezing, quindi, non è un’assoluta certezza di gravidanza ma è una possibilità, una strada in più che una donna può considerare nel suo progetto di vita.

La cultura della preservazione della fertilità

Questa opzione è ormai consolidata all’estero, in paesi come la Spagna e il Regno Unito. In Italia sta cominciando a diffondersi adesso.

Le donne italiane stanno prendendo sempre più coscienza dell’importanza del prendersi cura della propria capacità riproduttiva nei tempi e modi più consoni.

Secondo i dati raccolti nei centri GeneraLife, le donne che sono ricorse al social freezing sono raddoppiate dal 2019 al 2021.

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Info Althea Amato

Althea Amato
Althea Amato, 26 anni, studentessa universitaria con la passione per i libri e la scrittura. Laureata in Scienze della Comunicazione, attualmente iscritta alla laurea magistrale di Informazione e Editoria. Qui con l'ambizione di trasformare una passione in un futuro lavoro.

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