Due nuovi casi di stupri su ragazze giovanissime sono saltati all’attenzione della cronaca dopo la terribile vicenda di Palermo. A Roma un insegnante di sostegno di 64 anni si trova agli arresti domiciliari con l’accusa di aver abusato di una sua studentessa di appena 15 anni. Secondo la procura che lo ha incriminato, il docente avrebbe approfittato del suo ruolo di autorità per abusare della giovane in un istituto scolastico di Tivoli.
Secondo il gip, l’uomo avrebbe iniziato a conquistarsi la fiducia della ragazza «rivolgendole complimenti sul suo aspetto fisico sin da quando lei frequentava le scuole elementari e perseverando in tali comportamenti anche durante gli anni della scuola media, al punto da indurre la minore a sentirsi lusingata». Una volta diventato una figura di riferimento per la vittima, l’uomo avrebbe «aumentato l’intrusività di quei complimenti, fino a estenderli alla sfera sessuale». Il reato sarebbe stato ripetuto più volte, anche per mezzo di video chiamata.
Per quanto la ragazza abbia più di quattordici anni, il ruolo di docente dell’abusante sposta l’età del consenso a sedici anni
Le indagini sono partite grazie all’intuizione dei genitori, che hanno notato delle anomalie nei suoi comportamenti. Dopo aver convinto la figlia a confidarsi hanno immediatamente sporto denuncia. Per il gip si è reso necessario porre l’indagato ai domiciliari per evitare che «in virtù della sua attività lavorativa, abbia avvicinato e/o avvicinerà altri minori, al fine di instaurare con costoro medesimi rapporti illeciti».
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Storia dell’orrore nel napoletano: due cuginette tredicenni violentate da un gruppo di minorenni
Arriva da Caivano, a pochi passi da Napoli, la storia di due ragazze di tredici anni indotte con l’inganno in un capannone e violentate ripetutamente da un gruppo di ragazzi.
L’episodio risale ai primi giorni di luglio, lo stesso periodo in cui è avvenuto lo stupro di Palermo. Le ragazze avrebbero atteso a parlare per paura di vendette dalla banda che le ha aggredite, ma stando ai dati raccolti non sarebbe la prima violenza. La procura dei minori con la collaborazione dei carabinieri sta lavorando per individuare tutti i responsabili delle violenze. Non è ancora chiaro il numero dei giovani coinvolti, si parla di almeno sei o sette ma si potrebbe arrivare a quindici individui. Tra i colpevoli ci sarebbero i figli di due esponenti di spicco della camorra locale e e almeno uno degli stupratori potrebbe avere meno di quattordici anni. Non sorprende che i fatti siano successi nel Parco Verde di Caivano, una delle più grandi piazze di spaccio in Italia. Per ora un solo arresto, un 19enne che si trova a Poggioreale.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, le due giovanissime ragazze sono state attirate con l’inganno, con la promessa di giocare di alcuni coetanei, nel capannone abbandonato dove si sono consumati gli stupri.
Caivano è già tristemente noto alle cronache per i crimini violenti sui minori
Sempre in questa zona di Caivano, cittadina di circa 36mila abitanti, nel 2014 era morta Fortuna Loffredo, la bimba violentata e poi lanciata dall’ottavo del palazzo in cui abitava. L’anno prima un altro bambino caduto dal balcone di casa in circostanze misteriose, il piccolo Antonio di 4 anni. Il Parco Verde è un quartiere sorto per dare una casa agli sfollati del terremoto del 1980, ma in quarant’anni è diventato un vero proprio ghetto.
Secondo don Maurizio Patriciello, sacerdote sotto scorta per il suo impegno sociale in questa difficile comunità, sì è abdicato al dovere di educare i giovani. «Se ci sono femminicidi, se ci sono casi di violenza brutale, che avvengono sia in quartieri degradati sia in quelli più agiati vuol dire che noi abbiamo sbagliato, abbiamo deciso di non educare».
Data la giovanissima età, la procura dei minori ha deciso di rimuovere le due ragazze vittime di stupri dall’ambiente familiare, per grave incuria da parte dei genitori e perché «la minore era ed è esposta, nell’ambiente familiare, a grave pregiudizio e pericolo per l’incolumità psicofisica».
Lo stile di vita delle famiglie, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe portato alla mancanza di controllo e di tutela delle ragazze.
Una violenza secondare secondo il legale di una delle due famiglie, Angelo Pisani, per il quale la decisione della procura «aggiunge al dolore e alla lesione della dignità la beffa dell’allontanamento dal nucleo familiare».
L’avvocato ha dichiarato ad Androkonos: «Non si può più rimanere fermi, voltarsi dall’altra parte, di fronte a queste atrocità. È necessario intervenire subito per salvare la vita di tanti bambini che non solo qui, ma in tutte le periferie d’Italia sono abbandonati a se stessi, dove lo Stato è assente e le istituzioni sono complici del degrado, dell’assenza di cultura, di socialità, di servizi e i più piccoli, indifesi, vengono violentati, usati, spesso anche uccisi senza che nessuno intervenga e li tuteli».
Stupro di Palermo, la vittima parla per la prima volta pubblicamente
Sul caso che ha sconvolto l’opinione pubblica, continua il lavoro delle forze dell’ordine. Dopo alcune pubblicazioni fake, uno degli indagati ha davvero iniziato a postare contenuti sui suoi profili social cercando di discolparsi dalle gravi accuse ricevute. Gli inquirenti stanno cercando di capire cosa intendesse Angelo Flores in una delle chat nei giorni che hanno seguito la denuncia. In un messaggio a un amico dice di star cancellando tutti i video, dopo però «averli mandati a chi di dovere». Al momento tutti e sette gli indagati sono in carcere, anche il diciottenne che al momento dei fatti non aveva ancora compiuto la maggiore età e che in un primo momento era tornato a casa per la collaborazione fornita.
Nel frattempo la vittima ha deciso di rompere il silenzio pubblicando sui suoi profili social uno sfogo per i tanti commenti indegni che ha ricevuto dalla sua identificazione. La ragazza se la prende direttamente chi l’ha giudicata per i suoi abiti o i normali comportamenti di una diciannovenne, come se ciò la rendesse colpevole per aver subito un brutale stupro di gruppo.
“Sinceramente sono stanca di essere educata quindi ve lo dico in francese, mi avete rotto la m… con cose del tipo: ‘ah ma fa i video su Tik Tok con delle canzoni oscene, è normale che poi le succede questo‘, oppure ‘ma certo per come si veste. Me ne dovrei fregare – aggiunge – ma non lo dico per me, più che altro se andate a scrivere cose del genere a ragazze a cui succedono cose come me e fanno post come me: potrebbero ammazzarsi. Sapete che significa suicidio? Già sapevo che qualcuno avrebbe fatto lo scaltro ma io rimango me stessa e manco se mi pagate cambio, perciò chiudetevi la boccuccia e continuate a guardarvi le altre TikToker piuttosto che giudicare una ragazza stuprata”.
I suoi profili in rete sono stati presi d’assalto dai detrattori secondo cui è colpa delle donne se subiscono violenza, ma anche da chi vuole esprimere solidarietà – taggandola in migliaia di contenuti “a favore”. In tal senso diverse associazioni e centri antiviolenza si sono espressi chiedendo di smettere di taggare la giovane, che ha diritto alla riservatezza e perché pur commentando a suo favore si contribuisce a farle rivivere ancora e ancora la violenza subita.
Foto di copertina: Wikipedia