Vietato ai cani e agli italiani: prosegue al MEI la mostra dedicata al film di animazione di Alain Ughetto.

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Vietato ai cani e agli italiani: prosegue al MEI la mostra dedicata al film di animazione di Alain Ughetto.

Per il lancio del film MANODOPERA, Lucky Red ha promosso la mostra “Vietato ai cani e agli italiani” presso il MEI, il Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana di Genova. 

L’esposizione, presentata per la prima volta al Festival International du Film d’Animation d’Annecy, aperta al pubblico sino al 24 settembre, propone 7 valigie che contengono alcuni personaggi e scenografie del film in cui Alain Ughetto ha rievocato la storia della sua famiglia nel contesto dei grandi movimenti migratori dei primi del ‘900. La speranza di una vita migliore, infatti, spinse il nonno Luigi Ughetto e sua moglie Cesira a varcare le Alpi e a trasferirsi con tutta la famiglia in Francia. 

«Nella mia famiglia” ha detto il regista “quando eravamo seduti a tavola, mio padre raccontava sempre che in Italia, in Piemonte, c’era un paese chiamato Ughettera, dove tutti gli abitanti si chiamavano Ughetto, come noi. Quando mio padre morì, decisi di andare a controllare. Esisteva per davvero Ughettera, la terra degli Ughetto! Appena fuori Torino, una frazione di Giaveno sui mille metri ai piedi del Monviso.La mia ricerca iniziò quel giorno di nove anni fa e, con essa, nacque anche la storia di questo film».

Manodopera, presentato per la prima volta alla 75° edizione del Locarno Film Festival e scelto come film di chiusura del 40° Torino Film Festival, ha vinto numerosi premi fra cui Miglior Film di Animazione agli European Film Awards 2022 e Premio della Giuria al Festival International du Film d’Animationdi Annecy 2022

Si tratta di una coproduzione internazionale che ha coinvolto anche la torinese Graffiti Doc ed è stata sostenuta, tra gli altri, da Film Commission Torino Piemonte –

Piemonte Doc Film Fund, Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Eurimages.Le musiche originali sono del compositore, pianista, direttore d’orchestra e Premio Oscar Nicola Piovani.

Video: Mauro Repetto Pinna

Per quanto riguarda l’emigrazione, la Francia è stata tra i primi Paesi per destinazione ma anche per l’altissimo numero delle persone coinvolte. In Francia vi risiedono infatti circa 4 milioni di abitanti di origine italiana, così come sono stati circa 4 milioni gli italiani che sono emigrati dall’Unità d’Italia ad oggi.  Nel corso del primo decennio del ‘900 la Francia diventò lo sbocco principale per gli italiani, imponendosi sulla Svizzera e sulla Germania. Tra il 1873 e il 1914 emigrarono in Francia 2 milioni di italiani, ma molti di essi rimpatriarono, praticando una migrazione temporanea. Oltre a inserirsi in agricoltura e nell’industria, gli italiani si adattarono anche a svolgere i mestieri più umili, operando come ambulanti, suonatori di organetto, lustrascarpe, spazzacamini, specialmente nella città di Parigi, e molte ragazze lavoravano come modelle.

Sul periodico bimestrale dell’Istituto Euroarabo di Mazara del Vallo, nell’articolo intitolato “Douce Francema non per gli emigrati italiani”, Franco Pittau ha scritto che: 

Verso la metà del XIX secolo, il fabbisogno di manodopera supplementare indusse la Francia a incoraggiare l’arrivo della manodopera italiana. Questa presenza fu inizialmente temporanea modalità resa possibile dalla vicinanza geografica dei due Paesi, e poi diventò più stabile. La componente femminile fu presente fin dall’inizio, seppure minoritaria, e operava presso le famiglie (pulizia, cucina, stiro) e presso gli ospedali che si occupavano dei neonati. Le donne lavoravano anche come braccianti agricole e come operaie nelle industrie tessili.

Nei confronti degli italiani l’atteggiamento fu negativo fin dall’inizio. Essi, pur ritenuti indispensabili dai datori di lavoro, erano guardati con preoccupazione dai sindacati e dai lavoratori del posto, mentre a livello culturale si nutriva scarso apprezzamento se non disprezzo nei loro confronti perché, con «la loro vile devozione e nefandezza» non potevano non macchiare «il suolo rivoluzionario della Francia». 

Il loro continuo aumento non poteva non acuire un tale contesto e portarlo a espressioni di razzismo. Ne furono un esempio i vespri marsigliesi, svoltisi nel 1881, dal 17 al 20 giugno, in occasione della sfilata del corpo di spedizione francese di ritorno dalla Tunisia, posta sotto il protettorato francese, mentre anche l’Italia avrebbe ambito averla come colonia. Si scatenò una caccia agli italiani, fin dentro le loro case, e il tragico bilancio fu di 3 morti e 20 feriti. Un tale accanimento contro gli italiani fu ritenuto sacrosanto dal giornale locale Le cri du peupleche pubblicò privo di umanità ma indicativo dell’ostilità a questa comunità di emarginati:

«Vivono tra di loro – si leggeva nel servizio – non si uniscono alla popolazione, mangiano e dormono in camerate come soldati accampati in terreno nemico… Si mettono in otto, dieci, quindici in una camera. […] Non sono esigenti. Basta un pagliericcio. Al momento del raccolto si ammucchiano uno sull’ altro per riposare; e per settimane intere non si spogliano mai».

Informazioni sulla mostra “Vietato ai cani e agli italiani”

5 Agosto – 24 settembre visibile in orari museali: da martedì a venerdì ore 11 -18 e sabato e domenica ore 11 – 19

MEI – Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana – Piazza della Commenda 1, Genova

Ingresso ridotto a 5 € per chi ha acquistato i biglietti per la proiezione del film.

Gli spettatori che acquisteranno un biglietto del film avranno uno sconto sull’entrata al Museo.

Immagine di copertina: Facebook

Video: Mauro Repetto Pinna

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Info Marco Repetto

Marco Repetto classe ‘47, 75 anni portati bene ma, come diceva Govi “li porto così bene che non ne perdo neanche uno”. Inizia a scrivere di calcio dilettantesco a 18 anni sul glorioso “Lo Sprint” edito dal Centro Sportivo Italiano. Lavora per 15 anni nell’azienda A.C.C.A. grossista di carta per tipografie. Nel 1982 entra in Sagep editrice come direttore Mkt e responsabile editoria turistica per enti e aziende. Nel 1997 fonda con Rosi De Lucia M&R Comunicazione, dal 2020 anche editore di LiguriaDay. E ogni tanto torna al suo antico amore: scrivere

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