“Ero in reparto e si è avvicinata una donna, di circa trent’anni, di origine tunisina e mi ha chiesto informazioni sulle liste d’attesa per un intervento chirurgico. Dopo neanche quindici minuti, spazientita per l’attesa, la donna ha iniziato a urlarmi di tutto, si è avvicinata a me in maniera minacciosa e mi ha lanciato addosso una cartellina dopo avermi insultata”, queso un estratto del racconto al Secolo XIX della vittima dell’ultima aggressione al personale sanitario in Liguria.
Graziella Marando vanta un’esperienza di più di 25 anni nel reparto di Ginecologia e Ostetricia di Villa Scassi, a Sampierdarena, e lunedì 31 luglio ha subito l’ennesima violenza sul posto di lavoro. Ciò che preoccupa è la frequenza di situazioni del genere negli ospedali della regione, episodi che creano veri e propri choc ad un personale già sottoposto allo stress e alle responsabilità del proprio mestiere. La caporeparto ha raccontato di aver avuto paura e di essersi sentita sola dinnanzi ad un’aggressione sia verbale sia fisica, tanto da invocare l’aiuto della vigilanza privata e delle colleghe.
Una problematica sempre più diffusa
L’aggressore, però, non si è lasciato scoraggiare, continuando ad insultare e addirittura a minacciare la malcapitata prima di andarsene. Dopo essersi recata presso il pronto soccorso per denunciare questo nuovo e gravissimo episodio di aggressione al personale sanitario, la Marando avrebbe inoltre appreso dai collega la cadenza quasi giornaliera di eventi del genere nelle strutture ospedaliere liguri, un dato estremamente grave che dovrebbe far riflettere. I pazienti sono infatti sempre più arroganti e supponenti, assumendo frequentemente atteggiamenti altezzosi, violenti e irrispettosi nei confronti di che lavora instancabilmente per il bene collettivo.
Immediata invece la vicinanza della dirigenza dell’ospedale che ha telefonato la vittima per sincerarsi delle sue condizioni di salute e per raccogliere la sua testimonianza. Certo è che situazioni del genere sono inaccettabili e andrebbero punite in maniera più seria, tutelando così un settore estremamente vulnerabile e bistrattato dai “pazienti”.