Al processo per l'omicidio Abdalla gli imputati si accusano a vicenda L'ombra del racket sul caso Abdalla. I killer sarebbero andati a svagarsi dopo l'omicidio

L’ombra del racket sul caso Abdalla. I killer sarebbero andati a svagarsi dopo l’omicidio

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Nuove testimonianze dal barbiere che voleva assumere la vittima. Abdalla sarebbe stato legato prima dell’assassinio. Si indaga sul viaggio in Egitto del titolare

Arrivata l’ordinanza di custodia cautelare per Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel – detto Tito – e Abdelghani Ali – detto Bob. I due cittadini egiziani sono accusati dell’omicidio del giovane connazionale Mahmoud Abdalla.

Nel documento, il Gip traccia un profilo impietoso, che esclude la ricostruzione della difesa per cui avrebbero agito sotto minaccia, in reazione a un comportamento aggressivo della vittima o in preda al panico come sostenuto nei primi interrogatori. Descritti come persone irose, dall’indole vendicativa, inclini all’uso della violenza gratuita per risolvere le controversie personali, la situazione per gli accusati si aggrava anche per il comportamento tenuto dopo l’omicidio. Bob e Tito infatti sarebbero usciti quella notte “per motivi di svago, dimostrando un atteggiamento leggero e privo di pensieri”.

Il Gip sottolinea anche come i due abbiano collaborato “spartendosi in modo quasi scientifico i compiti” nell’omicidio e nella soppressione del cadavere.

Abdalla morto anche per mandare un messaggio ai colleghi di lavoro

La ricostruzione che emerge dalle indagini per ora vede la vittima stanco di una situazione di sfruttamento, tanto da aver già denunciato il comportamento dei datori di lavoro alla Guardia di Finanza dopo un blitz. Il tentativo di cambiare lavoro e di continuare a collaborare con le forze dell’ordine avrebbe scatenato la violenza.

I due accusati avrebbero attirato Abdalla, 19 anni, nell’appartamento di Via Vado, a Sestri Ponente, con la promessa di ottenere degli stipendi arretrati. Qui sarebbe avvenuto l’omicidio. L’esame del medico legale ha rilevato che il ragazzo sarebbe stato legato, prima di venire ucciso, e che avrebbe tentato di difendersi a morsi.

Secondo il Gip, l’omicidio potrebbe essere stato un monito per gli altri ragazzi che lavorano nelle barberie di uno degli accusati. “L’intera vicenda infatti adombra la volontà dei due di imporre sui ragazzini appena usciti di comunità e assunti nelle loro barberie, il proprio controllo così da dimostrare a tutti l’impossibilità di discostarsi dai loro voleri”, scrive il Gip. “Entrambi sono poi, soggetti callidi, dotati di una non comune capacità organizzativa poiché nel giro di qualche ora, con estrema freddezza sono riusciti a trasportare il cadavere, ripulire la scena del crimine, nascondere gli effetti personali della vittima, trovare un mezzo di trasporto e decidere come e dove disfarsi di tutto”.

Nessuno degli altri ragazzi che abitava nell’appartamento di Via Vado avrebbe notato eventuali tracce di sangue, un fatto singolare secondo il giudice. Questo fatto potrebbe essere un’ulteriore prova di comportamento criminale. I potenziali testimoni potrebbero “essere stati sottoposti a pressione”.

Nel frattempo lei è fatto avanti il potenziale datore di lavoro

A tenere l’attenzione sulla pista del racket è anche S.A., proprietario della barberia di Pegli dove Abdalla avrebbe dovuto prendere servizio. S.A. ha riferito ai carabinieri che il giorno prima dell’omicidio il ragazzo ha ricevuto diverse telefonate da Mohamed Ali detto “Aly”, proprietario del negozio dove lavorava, dall’Egitto. Aly, fratello di Bob, avrebbe chiamato più volte minacciando che avrebbe avuto problemi, se avesse continuato così, perché non si stava comportando bene sul lavoro. Anche S.A. ha ricevuto minacce da Tito e Bob la mattina del 23 luglio (qualche ora prima dell’omicidio), che lo avrebbero esortato a non assumere il ragazzo. La situazione era così tesa che Abdalla aveva rinunciato al nuovo lavoro, chiedendo a S.A. solo ospitalità per la notte, dopo aver recuperato i suoi soldi a Sestri Ponente. È Aly che lo invita a recarsi nel vecchio appartamento per chiudere gli affari in sospeso, ma purtroppo il diciannovenne da quella casa non uscirà più vivo.

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