Mentre ci apprestiamo a vivere ogni estate come “la più calda della storia”, un’ulteriore canicola ha colpito la nostra città… Una spirale soffocante, proveniente dal deserto, che tramuta l’essenziale linfa vitale in un fardello pesantissimo, che ci stordisce annebbiando la vista ed i sensi, lasciandoci in uno stato ipnotico, come rapiti da anomale dune sonore monolitiche.
Nick Olivieri, cavaliere apocalittico dello stoner, è cresciuto per volere di sua madre, nel deserto di Palm Springs, assimilandone la parte più selvaggia e tribale, dando vita successivamente, con i compagni d’avventura dei Kyuss e dei Queens of the Stone Age, al movimento musicale che influenzerà gli anni ‘90 nella scena hard; il desert rock, più comunemente conosciuto come stoner.
Approda ora a Genova, con i suoi Mondo Generator, nella bella cornice di Villa Rossi a Sestri Ponente, con una performance mozzafiato confermando che…
STONER RULES AGAIN!
Stasera suoni con i Mondo Generator che all’inizio era un tuo progetto solista ma che poi si è ampliato e dura, orami, da 25 anni. Che differenze ci sono tra l’ultima uscita ‘Shooter’s bible’ e ‘Fuck it’?
N- ‘Shooter’s bible’ era una vecchia registrazione, avevo un drum kit ed ero a casa, avevo tempo per registrare con la chitarra ed il basso e, successivamente, ho aggiunto la batteria, in pratica non c’era nessuna band ma solo io. Però su ‘Fuck it’ vi suona un’ottima band e la scrittura è più vasta e figa perchè è proprio un gruppo. ‘Bible’ è, invece, una registrazione che avevo fatto prima. Suonare in solitaria comunque per me è divertente!
‘Fuck it’ a dire il vero è stato uno sforzo comune e presenta il meglio che può dare questa band. Ci sono state diverse versioni dei MG anche perchè a volte ero in studio per gli altri album e capitavano amici che si mettevano a suonare con noi. Ma i MG negli ultimi 10 anni sono stati un vero gruppo. Ci sono differenze tra i due dischi certamente, anche se a livello di line up e songwriting il nuovo è come ‘FI’. Mi fa sempre sentire felice riascoltarlo.
“Stoner” è il progetto con il tuo amico di vecchia data Brant Bjork, c’è qualcosa che ti ha ispirato in questa nuova avventura?
N. Il lockdown ha una giocato una parte detrminante, eravamo a casa annoiati e lui mi telefonava, ci vedevamo per jammare perchè a quel tempo Brant abitava vicino casa mia. Fu molto difficile trovare una motivazione per chiamare qualcuno e dire ‘Suoniamo!’. Sono stati tempi duri per tutti così ricevere telefonate di questo tipo fu bello.
Il nostro vecchio manager ebbe un’idea di fare un piccolo live streaming e avevamo una settimana per mettere insieme le canzoni e 5 giorni per prepararci. Al quarto giorno decidemmo di registrare quello che avevamo suonato in studio con una produzione molto scarna, solida e molto veloce.
Hai recentemente terminato il “Death acoustic tour”. Preferisci suonare sui grossi palchi o in una situazione più intima, da club?
N. Beh, mi piacciono entrambe le situazioni. Suonare in un club a livello di acustica è meglio, ma penso che i MG possano esibirsi sia sui piccoli palchi che sui grossi, negli ‘house parties’, siamo comunque a nostro agio in tutte queste situazioni. E’ quello che abbiamo sempre fatto, possiamo suonare nei garages e nei grossi festivals, l’importante è essere flessibili. Ci hanno messo anche assieme a grandi bands , è stato divertente!
Recentemente, hai inciso un brano con la band genovese dei “Temple of Deimos”, com’é nata questa collaborazione? Ti è piaciuta questa esperienza?
N. Sì molto! Conosco Fabio da 8 anni circa, abbiamo suonato insieme in vari concerti acustici, siamo amici. Abbiamo composto un pezzo, e ci ho messo la voce, è molto cool, mi piace la canzone. Sul prossimo album ci sarà la mia versione della canzone. Forse un giorno i Temple pubblicheranno un capolavoro di album e magari faremo un disco completo insieme! Non si sa mai. Stasera suoneremo il pezzo qui in Villa Rossi. Fabio è un bravo ragazzo ed è pure un maestro del kung-fu! Suona la chitarra in modo stupefacente.
Hai suonato con i più grandi; da Dave Grohl a Josh Homme, passando per Lemmy.
Che ricordi hai del compianto leader dei Motörhead?
N. Sì certo, era uno dei miei eroi, una bravissima persona con me, ero un suo grande fan. Gli piaceva la mia musica, era forte! Ho partecipato a diversi shows con loro, anche la sua crew era in gamba, i cuochi, i tecnici, avevano tutti un legame speciale con i Motorhead. I loro fans li seguivano ovunque, e lui era gentilissimo, offriva la birra, li passava a salutare, li portava nel backstage.
I Motorhead erano uno stile di vita!
Io stesso ho passato quello che passò Lemmy, avevamo i nostri demoni, lo stile di vita rock’n’roll, shows, suonare e suonare. Lui è salito sul palco fino all’ultimo, una settimana prima della morte, fino alla fine!
Vi siete esibiti con il nome ”Kyuss live!”, poco dopo, però, avete dovuto abbandonare il progetto. Qual è stato il motivo?
N. Beh, Kyuss può essere usato solo dai proprietari che sono Josh e Scott. John Garcia ha perso la proprietà del nome. Josh ci ha denunciati per averlo usato, è un peccato perchè i fans vorreberro sentire i pezzi dei Kyuss e lui, al momento, non sta facendo nulla al riguardo per cui avrebbe potuto lasciarci la libertà di portare in giro quelle canzoni al pubblico.
Attualmente incidi per l’etichetta italiana Heavy Psych Sound. Che progetti hai prossimamente? C’è già un nuovo lavoro pronto?
N. Prima di tutto loro stanno lavorando per noi, abbiamo un nuovo album in uscita verso ottobre/novembre, ci sono dei bei pezzi, ho cercato di dare il meglio nei testi, pensando molto. Volevamo dare un seguito a ‘Fuck it’ che fosse potente, duro. Questo stupido lockdown mi motivò a scrivere anche se ero confuso, ci sono canzoni sull’essere frustrati, un pezzo su un amico che si è ucciso, roba così! Sono contento di essere tornato alla realtà anche se tante cose sono successe durante quel periodo. Quindi, come liriche, il disco è molto intenso e avevamo tante canzoni da scegliere. Molto probabilmente, potrebbe uscire anche un altro album dopo questo, a breve termine.
… E noi attendiamo con trepidazione i nuovi lavori, mentre ci godiamo ancora quelli vecchi!
[Un ringraziamento particolare a Francesco “Frank” Franchini per il grande lavoro di traduzione]
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