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Trullo

Il Trullo: storia e identità di una borgata romana

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Lungo la sponda destra del Tevere, nella zona sud-ovest della capitale, alle spalle del quartiere EUR, si trovano i resti di un grande sepolcro romano del I secolo, alto 5 metri, la cui forma ricorda quella di un trullo pugliese. E’ molto probabile che questo mausoleo diede quindi il nome al toponimo “Trullo”, che si riscontra già nel X secolo d.C. e che oggi risulta essere una viva borgata della capitale. Non siamo certo al centro di Roma, ma male le si addice quell’etichetta di “periferia” che spesso si ritrova addosso: siamo tra Portuense e Magliana, nell’area intorno al Monte Cucco.

Trullo
La borgata del Trullo nella mappa di Roma- Immagine da Wikipedia

La borgata nacque durante il periodo fascista e fu opera di due famosi architetti, Roberto Nicolini e Giuseppe Nicolosi.

Era il 1936 e nel nuovo quartiere cominciarono ad essere ospitati gli sfollati dai grandi sventramenti del centro storico.

Successivamente, la guerra bloccò i lavori e quando questi furono ripresi, al termine del conflitto, vennero inglobati nuovi vasti terreni edificabili. Infatti, fin dal 1942, venne portata avanti l’idea della costruzione del quartiere fieristico per l’Esposizione Universale di Roma (E.U.R.) e la nascente borgata del Trullo, che continuò ad espandersi lì accanto, finì per accogliere centinaia di operai e manovali e le loro famiglie.

Percorrendo a piedi la borgata anche l’occhio meno attento può notare come questa sia un esempio dell’evoluzione antropologica dell’ “abitare” nel corso dei decenni: le costruzioni della fine degli anni ’30 sono lotti con aree comuni, spazi verdi, che favorivano la socialità; in quelle successive, edificate negli anni ’60, sotto al Monte Cucco, tutto questo sparisce, sulle facciate spuntano i balconi perché lo spazio vissuto diventa privato. Oppure, ci si imbatte in lotti con ballatoi, tipici del  nord Italia.

Trullo - Lotti del 1939
Trullo – Lotti del 1939 con aree comuni
Trullo - Edifici dei primi anni '60
Trullo – Edifici dei primi anni ’60

Certo è che oggi il Trullo si è fatto conoscere, anche oltre i confini della capitale, per la sua forte anima artistica, per quel connubio tra poesia e pittura che in poco più di dieci anni gli ha dato un’identità tutta particolare. Parliamo dei Poeti e dei Pittori Romantici del Trullo. I primi sono sette ragazzi del quartiere, uniti dalla passione per la poesia che, dal 2010, cominciano a scrivere versi sui muri. Sono: Er Bestia, Er Quercia, Er Pinto, ‘A Gatta Morta, Marta der terzo lotto, Er Farco e Inumi Laconico, ironici sognatori metropolitani. Amano definirsi: metroromantici, figli di un romanticismo urbano, senza fronzoli né metriche.

Pochi anni dopo, nel 2013, comincia la rivoluzione del colore. Mario D’Amico, nato e vissuto al Trullo, insieme a un gruppo di coetanei inizia a dipingere in forma anonima i muri dei palazzi, le panchine, le scale. Nel 2015 arriva al Trullo il Festival della Poesia di Strada e per l’occasione la borgata si anima di artisti.

Solo dipinge il famosissimo murales “Nina”, come pure l’enorme “Omaggio a Laura” sulla piazza principale, con la poesia dei Poeti del Trullo.

Nina - Solo, 2015
Nina – Solo, 2015
Omaggio a Laura - Solo, 2015
Omaggio a Laura – Solo, 2015

Gomez rappresenta Mario D’amico, il capostipite dei pittori anonimi, insieme alla poesia “Il viandante”. Anche l’area del mercato viene affrescata, come pure la famosa scuola Collodi, l’area intorno alla chiesa di San Raffaele, le facciate lungo via di Monte Cucco. Jerico, Mister Klevra, GRNDR, Mister Caos, Piger, sono solo alcuni degli altri nomi di artisti che hanno lasciato la loro firma praticamente in ogni angolo della borgata rendendola una meta obbligata per gli amanti della street art.

Mario D'Amico - Gomez
Mario D’amico – Gomez
Pittori Anonimi del Trullo a lavoro
Pittori Anonimi del Trullo a lavoro

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Visita la pagina Facebook dei Poeti Anonimi del Trullo

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Info Laura Carletti

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Negli anni ho mentito diverse volte agli amici dicendo di avere la febbre, a maggio o a luglio, per non uscire di casa e poter vedere in tv il Giro d’Italia e il Tour de France. Oppure li ho costretti a innumerevoli trasferte, stile “organizzazione Filini”, nelle località di partenza o arrivo di tappa. Sono laureata in Scienze della Comunicazione e, mentre studiavo, pioniera del web, mi divertivo a scrivere sul mio blog FreeSport. Sono diventata pubblicista e ho collaborato con un giornale locale. Poi, strada facendo, mi sono un po’ confusa con altre idee tentatrici, tipo quella di dedicarmi all’e-Learning. Così, oggi lavoro perlopiù nell’ambito della formazione. Oltre al ciclismo, e allo sport in generale, mi piace l’arte, la storia medievale, le camminate nella natura e ho una certa passione per i Balcani. Sono nata e vivo a Roma, ma progetto spesso di trasferirmi nelle Marche, la mia terra d’origine.

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