Lungo la sponda destra del Tevere, nella zona sud-ovest della capitale, alle spalle del quartiere EUR, si trovano i resti di un grande sepolcro romano del I secolo, alto 5 metri, la cui forma ricorda quella di un trullo pugliese. E’ molto probabile che questo mausoleo diede quindi il nome al toponimo “Trullo”, che si riscontra già nel X secolo d.C. e che oggi risulta essere una viva borgata della capitale. Non siamo certo al centro di Roma, ma male le si addice quell’etichetta di “periferia” che spesso si ritrova addosso: siamo tra Portuense e Magliana, nell’area intorno al Monte Cucco.
La borgata nacque durante il periodo fascista e fu opera di due famosi architetti, Roberto Nicolini e Giuseppe Nicolosi.
Era il 1936 e nel nuovo quartiere cominciarono ad essere ospitati gli sfollati dai grandi sventramenti del centro storico.
Successivamente, la guerra bloccò i lavori e quando questi furono ripresi, al termine del conflitto, vennero inglobati nuovi vasti terreni edificabili. Infatti, fin dal 1942, venne portata avanti l’idea della costruzione del quartiere fieristico per l’Esposizione Universale di Roma (E.U.R.) e la nascente borgata del Trullo, che continuò ad espandersi lì accanto, finì per accogliere centinaia di operai e manovali e le loro famiglie.
Percorrendo a piedi la borgata anche l’occhio meno attento può notare come questa sia un esempio dell’evoluzione antropologica dell’ “abitare” nel corso dei decenni: le costruzioni della fine degli anni ’30 sono lotti con aree comuni, spazi verdi, che favorivano la socialità; in quelle successive, edificate negli anni ’60, sotto al Monte Cucco, tutto questo sparisce, sulle facciate spuntano i balconi perché lo spazio vissuto diventa privato. Oppure, ci si imbatte in lotti con ballatoi, tipici del nord Italia.
Certo è che oggi il Trullo si è fatto conoscere, anche oltre i confini della capitale, per la sua forte anima artistica, per quel connubio tra poesia e pittura che in poco più di dieci anni gli ha dato un’identità tutta particolare. Parliamo dei Poeti e dei Pittori Romantici del Trullo. I primi sono sette ragazzi del quartiere, uniti dalla passione per la poesia che, dal 2010, cominciano a scrivere versi sui muri. Sono: Er Bestia, Er Quercia, Er Pinto, ‘A Gatta Morta, Marta der terzo lotto, Er Farco e Inumi Laconico, ironici sognatori metropolitani. Amano definirsi: metroromantici, figli di un romanticismo urbano, senza fronzoli né metriche.
Pochi anni dopo, nel 2013, comincia la rivoluzione del colore. Mario D’Amico, nato e vissuto al Trullo, insieme a un gruppo di coetanei inizia a dipingere in forma anonima i muri dei palazzi, le panchine, le scale. Nel 2015 arriva al Trullo il Festival della Poesia di Strada e per l’occasione la borgata si anima di artisti.
Solo dipinge il famosissimo murales “Nina”, come pure l’enorme “Omaggio a Laura” sulla piazza principale, con la poesia dei Poeti del Trullo.
Gomez rappresenta Mario D’amico, il capostipite dei pittori anonimi, insieme alla poesia “Il viandante”. Anche l’area del mercato viene affrescata, come pure la famosa scuola Collodi, l’area intorno alla chiesa di San Raffaele, le facciate lungo via di Monte Cucco. Jerico, Mister Klevra, GRNDR, Mister Caos, Piger, sono solo alcuni degli altri nomi di artisti che hanno lasciato la loro firma praticamente in ogni angolo della borgata rendendola una meta obbligata per gli amanti della street art.
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