Il degrado generale della città di Ostia aveva visto il culmine nel 1975 a seguito dell’efferato omicidio di Pier Paolo Pasolini.
E per meglio rendersi conto della condizione economica e sociale del litorale e di Roma in quegli anni è sufficiente accennare a una breve filmografia densa di immagini perentorie e significative, citando ad esempio alcuni film ambientati in parte o interamente a Ostia tra cui: “Amore tossico” di Claudio Caligari, girato in loco nel 1983; “Brutti sporchi e cattivi” di Ettore Scola, nel 1976, dove restano nella memoria le immagini del tragico pranzo patito da Nino Manfredi nella celebre scena del ristorante sulla spiaggia di Fiumicino; oltre a “Accattone” di Pier Paolo Pasolini del 1961, in cui è descritta con passione e sofferenza una periferia romana simile a quella medesima atmosfera che si è vissuta a Ostia fino alla seconda metà degli anni Ottanta, e infine “Casotto” girato nel 1977 dal regista Sergio Citti, che a Ostia risiedeva e ivi morì nel 2004.
A partire dal 1980 vennero istituite dal comune di Roma le prime forme di autonomia locale chiamate “circoscrizioni” e negli intenti dei promotori furono progressivamente rese operative e funzionali per decentrare poteri, competenze e uffici pubblici che precedentemente facevano capo al Campidoglio al fine di modernizzare la capitale d’Italia.
E Roma fu suddivisa in venti circoscrizioni, compresa Fiumicino che soltanto nel 1994 divenne a sua volta comune autonomo a seguito di un referendum voluto dai residenti.
Per altri dieci, quindici anni, a Ostia e nei quartieri dell’entroterra ricompresi nel nuovo ente locale non accadde più nulla di buono, fuorché il dilagare della corruzione politica, cementificazioni, depredazione dell’ambiente e della natura, oltre all’occupazione di spazi pubblici e residenze private sia appena edificate che in via di costruzione. E poche opere di urbanizzazione, insieme all’abusivismo edilizio costituirono quello che oggigiorno chiamiamo dissesto idrogeologico.
L’agglomerato urbano, sociale e civile che si era ormai sviluppato ed era consolidato manifestava una grave, drammatica carenza di opportunità di studio, lavoro e tempo libero.
Ostia, dove risiedeva la centralità politica e amministrativa, era priva di posti di lavoro che non fossero per pendolari, ma anche di scuole, spazi di aggregazione e culturali, oltre che di uffici pubblici, piazze abbellite e giardini curati, priva come si era allora di un vero spirito di comunità e identità che da soli avrebbero potuto scalfire il disinteresse, il degrado e tutto il resto che negli anni ha portato la situazione generale al limite dell’indecenza.
Bibliografia
– Franco Ferrarotti, Roma da capitale a periferia, Laterza, 1979;
– Franco Ferrarotti, Roma Caput Mundi: dalla metropoli alla baraccopoli l’anima perduta delle città, Cangemi, 2014;
– Franco Martinelli, Roma nuova: borgate spontanee e insediamenti pubblici;
– – Stefano Lesti, Ostium e Portus dalle origini antiche all’età moderna, I.M.FO. Editore (2019).