Dopo poco meno di cinque lunghi anni di contenzioso e circa un anno di processo per il crollo del Ponte Morandi, ASPI ha ricevuto un risarcimento di 29 milioni di euro da un insieme di assicurazioni facenti riferimento alla Swiss Re. Il pagamento del colosso svizzero, ancora ben lontano dai 300 milioni previsti dalla polizza assicurativa del 2016 firmata da Autostrade per l’Italia, è stato confermato da Umberto Vallarino, direttore finanziario ASPI, nella giornata di mercoledì 05 luglio 2023 nell’aula di Genova. Una cifra “irrisoria” che non coprirà nemmeno l’intero costo di demolizione dello stesso Ponte Morandi (circa 30 milioni complessivi).
Stando a ciò che il teste avrebbe detto qualche giorno fa, pur essendo il viadotto Polcevera inserito tra le opere con il risarcimento più alto in caso di catastrofi naturali o attentati terroristici, la polizza assicurativa non avrebbe però previsto un risarcimento per un crollo dovuto a scarsa manutenzione o a materiali di costruzione difettosi. Una bella beffa insomma che evidenzia ancora una volta le gravi negligenze che hanno portato alla tragedia e, soprattutto, la sua evitabilità.
All’indomani del 14 agosto 2018, il consorzio di assicurazioni aveva infatti richiesto formalmente l’annullamento della polizza “all risk”, dichiarando più volte di non aver ricevuto alcun aggiornamento sullo stato fatiscente della struttura. Nonostante la conferma dei periti nell’incidente probatorio circa l’insufficiente manutenzione e i difetti strutturali del Ponte Morandi, il gruppo Autostrade per l’Italia ha comunque citato in giudizio le diverse compagnie, chiedendo e ottenendo infine l’anticipo di 29 milioni sul totale previsto dalla polizza.
Il mistero delle presunte ispezioni
Al centro del dibattito anche le presunte ispezioni tecniche della Swiss Re tra maggio e luglio 2016 che Umberto Vallarino avrebbe attestato in alcuni documenti relativi al rinnovo della polizza assicurativa. Ciò che ha però sollevato i primi dubbi è stata la dichiarazione di alcuni rappresentati del colosso svizzero, tra cui quella del legale Marie Lusardi. La professionista avrebbe infatti testimoniato l’assenza di ispezioni specifiche e di opere di manutenzione straordinaria sul Ponte Morandi. In risposta, il teste avrebbe nuovamente confermato gli incontri, anche se non hanno riguardato il viadotto.
Nonostante i dubbi, finisce quindi “a tarallucci e vino” un contenzioso che, dopo i primi cinque anni, avrebbe rischiato di protrarsi ancora a lungo. Ad ogni modo, questi soldi si aggiungono ai 37 milioni di euro ricevuti da Autostrade per l’Italia (su un massimale di 50 milioni) da un’altra polizza per danni a terze persone e utilizzati per “risarcire” i familiari delle vittime. Un quantitativo di denaro che non riporta di certo indietro le 43 vittime innocenti della terribile tragedia, limitandosi ad una fredda quantificazione monetaria al ribasso del valore delle loro vite.
Nel frattempo, il processo procede a ritmi serrati nell’attesa dei prossimi teste da ascoltare in aula tra i 58 imputati, Autostrade per l’Italia, Spea, società di ingegneria incaricata dei controlli, nonché alcuni elementi del Ministero delle Infrastrutture.