Humana Vintage approda a Genova, aprendo un negozio in centro città. Scopriamo dove e tutti i dettagli da sapere su questa novità nel segno della moda second hand.
Sempre più spesso sentiamo dire di non buttare i nostri vestiti. D’altronde il loro impatto sull’ambiente è davvero significativo: molte volte non siamo davvero consapevoli di quanto capi che magari abbiamo comprato a un prezzo stracciato incidano sul Pianeta, inquinandolo, e sui lavoratori, costretti a lavorare a condizioni inique nelle fabbriche dell’abbigliamento delocalizzate.
Per invertire la rotta e rendere il settore tessile più rispettoso del Pianeta, negli ultimi anni si è affermata la moda sostenibile, di cui fanno parte anche il vintage, che comprende prodotti di grande pregio risalenti almeno a vent’anni prima, e il second hand. Questi filoni del fashion sono sempre più diffusi: si basano sul concetto di economia circolare, evitando di buttare i vestiti, dandogli una nuova chance.
In quest’ottica arriva una novità a Genova. Nel cuore della Superba sta per aprire i battenti un negozio dall’animo eco, il cui pilastro è la moda di seconda mano. Si tratta di Humana Vintage: scopriamo dove si troverà e altre informazioni utili.
Humana Vintage porta a Genova la moda circolare: i dettagli sull’apertura
“Migliaia di capi vintage per contribuire insieme a un futuro migliore per il pianeta e le persone”, è la frase che domina le vetrine del negozio in apertura: la sua collocazione è a metà di via San Vincenzo, nei locali un tempo occupati da Carpisa.
La catena vintage, attiva dal 1998, arriva a Genova portando una vasta offerta di capi di seconda mano e di epoche passate, potendo così scovare pezzi unici a prezzi super convenienti, il tutto facendo del bene al Pianeta.
Ma quando inaugurerà il nuovo negozio dal cuore sostenibile? Non è ancora certa la data: da alcune voci sembra che le porte dell’Humana Vintage genovese apriranno quest’estate. E in vista dei look della bella stagione da creare, i cittadini non possono che esserne felici, potendo contare su una proposta non omologata a differenza di quella che si trova nei tanti negozi del fast fashion, sparsi un po’ ovunque per la città.