1999: il mondo si apprestava al cambio di millennio tra speranze di rito e la paura tecnologica del “Millennium Bug”, non sapendo che un pericolo peggiore, incombeva sul pianeta!
Non pago del terrore che lo aveva caratterizzato, questo decise di tenere in serbo per la fine l’incubo peggiore; raggruppò quindi tutte le proprie esperienze negative, per partorire ciò che sarebbe stato l’epilogo finale…
UFOMAMMUT: SPACE DOOM
La prima volta che mi sono imbattuto nel vostro nome, ho subito pensato all’episodio n. 38 di Jeeg robot d’acciaio, quando la regina Himika, resciuscito’ un ragazzo preistorico con il suo mammut per sconfiggere Jeeg.
Mi piacerebbe pensare che anche voi siate stati influenzati da quell’episodio per la scelta del nome… E’ cosi?
P. Ufomammut è un nome che girava anche prima che si formasse il gruppo, era una cosa che avevo scritto a Urlo in una lettera, perché allora non c’erano le e-mails.
Pensai che potesse essere un buon nome per una band, ma rimase un po’ lì… Poi, dopo varie vicissitudini, lo abbiamo utilizzato per il nostro primo progetto grafico però non suonava benissimo, quindi, quando con la band precedente cambiammo batterista, decidemmo di usarlo per il nuovo gruppo, era il 1999 e nascono così gli Ufomammut.
Purtroppo non c’entra con Jeeg, però andrò a rivedermi l’episodio!
Venite da Tortona, un centro molto piccolo dove solitamente la tradizione ha il sopravvento sullo spirito innovativo delle persone. Qualè stato l’input che vi ha dato la forza di spingervi su questi livelli musicali?
P. È la classica provincia malata, dove non c’è nulla da fare, ma in realtà è l’amore per la musica, abbiamo cercato di suonare anche se non eravamo assolutamente in grado, quindi abbiamo iniziato così.
Non c’è un rifiuto della provincia, neanche un moto di ribellione, semplicemente ci piaceva suonare, ci piaceva un certo tipo di musica, cercando così di creare qualcosa di nuovo, indipendentemente dal luogo. A Tortona c’era un negozio di dischi chiamato “il magico Glenn” in onore del bassista dei Deep Purple Gleen Hughes, il proprietario ci faceva arrivare le novità che ci piacevano, poi naturalmente le riviste di settore come Rockerilla, Rumore etc.
In un’intervista avete dichiarato che i titoli delle canzoni, sono tutte di una solo parola al fine di focalizzarne l’intento. Non vi sembra però che questo sia in contrasto con la vostra musica che è un fluttuare continuo di suoni e anche immagini, e non una cosa unica e statica?
U. Avolte i titolisono composti anche da più parole come “Metamorphenix”,però, in generale, ci piace che sia di una sola perché dà maggiormente l’idea di cosa andrai a sentire, soprattutto vogliamo che l’ascoltatore abbia la possibilità di crearsi una sua visione, noi gli diamo l’input iniziale, sarà poi lui a svilupparlo.
Sì, come nell’album “Eve”, dove non ci sono titoli ma solamente numeri, quindi, porte aperte che l’ascoltatore deciderà di varcare o meno.
P. Esatto, anche se non è detto che in futuro, potremmo usare titoli roboanti e lunghissimi, alla Lina Wertmüller, con brani molto corti… (risate generali!)
Mi piace spesso citare Luigi Russolo il futurista inventore dell’ “Intonarumori”, ovvero, una macchina che produceva rumori.
Pensi che anche per voi possa esserci uninvisibile filo conduttore con quei movimenti quali DADA, Fluxus o il futurismo?
P. Personalmente non lo vedo, però se tu cogli qualche assonanza…ben venga.
Sempre in un’intervista, vi chiesero cosa ci fosse dietro il titolo dell’album “8”. Candidamente la risposta fu che si trattava semplicemente dell’ottavo lavoro. Poi, approfondendo il discorso, venne fuori che poteva essere il simbolo dell’infinito rovesciato e altro. Pensi che la domanda fu fatta perché ci si aspetta sempre un significato dietro ogni lavoro, essendo voi estremamente puntigliosi?
P. In effetti era il modo per dimostrare come da una piccola idea banale come questa, puoi trovare altri significati. Come dicevi tu precedentemente, a proposito di Fluxus, possono esserci elementi che a noi sono sconosciuti, e sono stati inseriti involontariamente.
Ad esempio, quando abbiamo scoperto i Neurosis, anni fa, molti ci dicevano chea vevamo preso parecchio da loro. In realtà, noi non li avevamo mai ascoltati, poi successivamente ci siamo resi conto che partivano da basi comuni, nonostante loro vengano dal nord degli USA e noi da Tortona.
A proposito dei Neurosis, adesso incidete per la loro label, la Neurot…cosa pensate di quanto è successo a Scott Kelly, alla storia di abusi sui suoi familiari che è emersa? Lo avete conosciuto?
P. Sì, devo dire che tra tutti era quello più ombroso, quando parlavamo con gli altri, lui restava sempre in disparte, era molto molto difficile avere un rapporto con lui che non andasse oltre il saluto. La band al momento è come congelata… Sono rimasti spiazzati dalla cosa, purtroppo non sono voci che girano, ma è stato lui stesso ad ammetterlo.
Davvero un brutto periodo.
MALLEUS è il vostro progetto grafico che ritengo davvero eccellente. I posters che fate, sono celebrativi di un gruppo, oppure vi sono stati commissionati?
P. Questo fa parte dell’etica dell’artista che fa posters, non esistono i Bootleg, non esiste l’idea di fare un poster celebrativo di un determinato gruppo. Questi sono posters che fanno parte di una tradizione, soprattutto degli anni ’60/’70 soprattutto negli USA. C’erano artisti quali Rick Griffin, Victor Moscoso, che disegnavano le grafiche dei concerti, erano celebrativi di una data specifica, non erano pensati per essere affissi.
Il concetto era che tu andavi ad un concerto e potevi prendere la maglietta, il disco oppure il poster, in ricordo di quell’evento e di quella specifica data, non vi è l’immagine della band o dell’artista, ma un disegno a loro ispirato.
Andando sul sito, troviamo lavori bellissimi, in particolare quelli per Monster Magnet e Flaming Lips. Come li avete conosciuti?
P. I Monster Magnet li abbiamo contattati e abbiamo fatto un paio di lavori all’inizio della nostra carriera di poster artists. Collaboriamo spesso insieme, quando hanno bisogno di qualche poster per delle date, ci contattano. Oltre a loro abbiamo anche collaborato con Cure, Fu Manchu, Iggy Pop, Foo Fighters, e molti altri…una bella soddisfazione, anche se adesso per noi è una cosa normale, nonostante capiamo che non lo sia.
Nei primi anni del 2000, avete anche collaborato con MTV per delle cartoline, di cosa si trattava?
U. Era il 2003 ed erano delle cartoline che andavano a formare un collage. Avevano contattato diversi artisti tra cui noi, per questo progetto. Poi ce n’erano altre, una era su Iggy e gli Stooges, fatta da noi.
P. Erano anni che in Italia c’erano più possibilità, la concorrenza era quasi inesistente, si trattava di un tipo di arte poco sviluppata, in pochi si ponevano così nei confronti della musica.
Avete fatto qualche scuola di grafica o eravate autodidatti?
P. Assolutamente autodidatta! Infatti, ogni tanto, mi viene il magone pensando a cosa sarebbe potuto essere se avessi studiato. Avrei avuto meno probleminelle dimensioni ed in altre cose tecniche, però si fa quelche si può.
Se può consolarvi, anche Henri Rousseau, un pittore francese autodidatta, in vita era sbeffeggiato dai critici perché non rispettava le proporzioni, anni dopo la sua morte è stato rivalutato tantissimo, voi siete già apprezzati adesso…
P. Figurati quando saremo morti! (risate generali) faremo come Picasso, anche se lui era già ricco quando era in vita.
Durante la pandemia, ci sono state alcune novità importanti che secondo me hanno giovato alla band; c’è stato il cambio dietro i tamburi con l’ingresso di Levre, ma soprattutto è emersa maggiormente la parte “space” del progetto rispetto a quella “doom”.
“Fenice”, il nuovo lavoro, presenta brani come “Duat” dove trovo similitudini con “Killing technology” dei Voivod e “Kheperer”, che mi ricorda tantissimo “2001 Odissea nello spazio”.Quanto il cinema ha influito sulla vostra musica?
P. Assolutamente, siamo tre grandi cinefili! Ah ah ah ah… Stiamo parlando di un assoluto maestro del cinema, il capolavoro di Kubrick è stato da sempre il mio film preferito.
Ho notato che i vostri lavori hanno una cadenza praticamente biennale.
Credi che in futuro i tempi potranno accorciarsi? Pandemie e cambi di line up permettendo!
P. Mah… i tempi più o meno sono quelli!Comporre i brani, fare il disco, il tour…
L. Digerire il tutto!
P. Non siamo prolifici come i King Gizzard &The Lizard Wizard, una band australiana che in dieci anni ha fatto una trentina di dischi.
Se sei i Beatles ok … altrimenti fanne meno, falli meglio!
P. Poia, guitar / U. Urlo, bass / L. Levre, drum
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